Berta Cáceres è stata uccisa proprio un anno fa, nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016 nella sua casa de La Esperanza, in Honduras, coordinava l’organizzazione indigena COPINH. E’ stata assassinata per le sue battaglie al fianco della comunità nativa di Rio Blanco contro la costruzione dell’impianto idroelettrico Agua Zarca, sul fiume sacro Gualcarque.
Finora, sono otto le persone arrestate per l’omicidio. Fra questi, stando alle rivelazioni pubblicate dal quotidiano britannico The Guardian lo scorso 28 febbraio, il maggiore Mariano Díaz Chávez, veterano decorato nelle forze speciali e l’ex tenenete Douglas Giovanny Bustillo, addestrati nel 1997 nella Scuola delle Americhe che, per decenni, formò le forze militari latinoamericane nella zona del Canale di Panama (dal 1984 con sede presso Fort Benning, Georgia, sotto il nome di Istituto dell’emisfero occidentale per la cooperazione e la sicurezza).
Nel silenzio dei politici italiani, dal Parlamento Europeo Lola Sanchez (Podemos, Spagna) sottolinea che “Bertha Caceres ha lottato per l’ecologismo, il femminismo e i diritti umani. Condividiamo la sua lotta globale”.
Secondo la “Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani”, siglata il 9 dicembre 1998, i difensori vengono definiti come “chiunque lavori, a livello individuale o insieme ad altri, per promuovere e proteggere i diritti umani in modo non violento”.
Si tratta di una definizione molto ampia, che può includere avvocati, giornalisti, scrittori, artisti, studenti, insegnanti, membri di ong, o leader indigeni. È un difensore chi si oppone a dittature e regimi oppressivi, chi si batte per la libertà di espressione, chi lotta contro le discriminazioni e le ingiustizie, chi documenta abusi dei diritti umani e chi difende l’ambiente.
Di questi temi si è parlato nell’incontro che ho avuto a Padova con il professor Antonio Papisca, Direttore della Cattedra Unesco in diritti umani, democrazia e pace presso l’Università di Padova in occasione della presentazione del libro “Antimafia andina. Il contributo dell’antimafia sociale della nonviolenza alla pace in Colombia, di Cristiano Morsolin, Edizioni Antropos 2017, con prefazione dell’ On. Davide Mattiello, membro della commissione parlamentare antimafia, già presidente di Acmos, Libera e Benvenuti in Italia, e postfazione di Pino Arlacchi, già vice segretario generale delle Nazioni Unite.
Un punto di partenza è stato l’appello recentemente lanciato dal Segretario generale delle Nazioni Unite.
“Il disprezzo per i diritti umani è una malattia si sta diffondendo” nel mondo, ha ammonito il 27 febbraio 2017 a Ginevra il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in apertura della 34* sessione del Consiglio Onu per i diritti umani, che deve essere parte della “cura”. Il mondo sta diventando sempre “più pericoloso e meno prevedibile”, ha affermato Guterres parlando di terrorismo, estremismo, discriminazione nei confronti delle minoranze. “Populismo ed estremismo si alimentano a vicenda sempre di più”, mentre crescono “razzismo, xenofobia, antisemitismo, odio anti-musulmano e altre forme di intolleranza”, ha aggiunto. “Dobbiamo difendere i diritti umani” ed in particolare i diritti dei rifugiati, delle donne, dei bambini e dei giornalisti o i diritti economici, sociali e culturali”
Segretario generale Guterres lancia un forte appello per la protezione dei difensori dei diritti umani:
I diritti umani, economici, sociali, culturali sono la nostra fonte di ispirazione e per cambiare il corso della storia, sono interdipendenti per costruire dignità, pace, giustizia e uguaglianza. In questo quadro di promozione di tutti i diritti di uomini e donne di bambini e bambine, voglio testimoniare la mia riconoscenza e la mia ammirazione a coloro che sono in prima linea. Ringrazio tutti i difensori dei diritti umani, grazie per il vostro coraggio. L’ONU e’ con voi e io sono con voi. Ricordo agli stati membri che devono proteggere i difensori dei diritti umani che spesso soffrono intimidazioni. Inoltre i difensori dei diritti umani devono poter partecipare liberamente ai lavori del Consiglio di Sicurezza e più in generale di collaborare con l’ONU senza rappresaglie. E’ in gioco la qualità del nostro lavoro e la credibilità degli stati membri”.
Il professor Papisca interpreta le parole di Guterres sottolineando che “dobbiamo capire la portata del discorso di Guterres che lega la pace con lo sviluppo, l’interdipendenza dei popoli e la difesa dei diritti economici, sociali, culturali DESC”.
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Colombia. Come Bertha Caceres, a rischio i difensori dei diritti umani (di C. Morsolin)