Archivo mensual: May 2021

Perù e Colombia: una continua e inesausta ricerca di verità e giustizia. Speciale di Morsolin su VITA.

FOTO: Nadia de Munari

14 maggio 2021

Le storie della missionaria Nadia De Munari e della líder femminista Susana Muhamad ci interrogano sull’ondata di violenza che sta scuotendo le Americhe. Muhamad lancia un appello «Chiediamo all’Italia che, insieme all’Europa, esiga al Presidente Duque di fermare le violenze»

«Proprio poche settimane fa Nadia de Munari – ha spiegato il vescovo di Huari (Perú) Mons. Giorgio Barbetta, amico della missionaria uccisa in Perú –, preoccupata per i bambini dei sei asili che seguiva, aveva riunito le professoresse per riprendere le attività dopo la quarantena. Correva verso il bene, ma è stata fermata dalla violenza!»

«Quanto è accaduto – continua mons. Barbetta – è più grande anche di ciò che Nadia poteva immaginare, il suo sangue, la sua vita, sono diventati seme. E ha messo radici. A Chimbote nessuno potrà più dimenticarla, ma non solo: questo seme metterà radici ancora nel cuore di tanti ragazzi e chi riceverà questo seme sentirà dolore e amore, indissolubilmente uniti. Ma dal dolore, dal non senso, dal freddo scoprirà l’amore. Arriverà a regalare la vita, al desiderio di Dio…perché come ripeteva spesso Nadia “non tenere la vita per te, regalala”».

Sono 1.500 i giovani aderenti all’Operazione Mato Grosso OMG, provenienti da tutt’Italia, hanno partecipato al funerale di Nadia de Munari, realizzato al palazzetto dello Sport di Schio, sede del colosso tessile Lanerossi (come documentato da Vita), lo scorso 3 maggio.

Mons. Barbetta ha riassunto la vita di Nadia in cinque frasi. “Non tenere la vita per te, regalala”. “Arriva in fretta al dunque”. “Insieme da solo non vai da nessuna parte”. “Obbedisco”. “Preghiamo con la candela accesa”. Sono le cinque frasi con cui la missionaria insegnava ai suoi bambini di varie religioni a dialogare con Gesù.

Ricordo i campi di lavoro dell’Operazione Mato Grosso in Umbria, in Val Formazza, dove conobbi Giorgio Barbetta, originario della Valtellina ma seminarista ad Assisi, tra 1992-1994.

Ricordo le celebrazioni della settimana santa a Cittá di Castello dove realizzavamo piece di teatro per mettere in scena il Vangelo della Pasqua e come centurione trascinavo un Gesú, strattonato e umiliato, nei panni di Giorgio, allora seminarista garbato, nominato poi da Papa Francesco, Vescovo ausiliare delle ande peruviane nel dicembre 2019.

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ricorda la missionaria Nadia De Munari

L’ Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ha inviato una nota sottolineando che “esprimiamo profondo cordoglio per la brutale uccisione di Nadia De Munari, da 26 anni missionaria laica in Perù dove gestiva una casa famiglia e 6 asili nido per 500 bambini.

Lo spirito missionario ci porta ad incontrare l’altro nella sua diversità e bellezza in ogni angolo del mondo sino a donare la vita, come ha fatto Nadia, con infinito amore e dedizione in particolare ai piccoli, tanto amati da Dio.

La Comunità Papa Giovanni XXIII si stringe attorno alla famiglia, agli amici dell’Operazione Mato Grosso, alla Diocesi di Vicenza, alla Comunità di Schio, ai suoi piccoli in Perù. Uniti nella preghiera per Nadia De Munari”, conclude la nota del Direttore APG23, Giovanni Ramonda.

Questo messaggio viene consegnato a Katia de Munari, cugina di Nadia, assessore all’istruzione di Schio, da parte di Silvia de Munari, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII da otto anni in Colombia.

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http://www.vita.it/it/article/2021/05/14/colombia-e-peru-una-continua-e-inesausta-ricerca-di-verita-e-giustizia/159354/

Missionaria laica uccisa in Perù: oggi il funerale. Mirtha Vásquez (presidente Parlamento), “costernata e indignata, pretendiamo seria indagine”. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

FOTO: NEL CENTRO DELLA FOTO LA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO, Dr. Vasque Mirtha

Missionaria laica uccisa in Perù: oggi il funerale. Mirtha Vásquez (presidente Congresso), “costernata e indignata, pretendiamo seria indagine”

28 aprile 2021

Si terrà oggi a Chimbote, in Perù, la messa esequiale per Nadia De Munari, la missionaria laica dell’Operazione Mato Grosso morta sabato scorso, qualche giorno dopo essere stata brutalmente aggredita nel sonno. Successivamente, la salma sarà rimpatriata in Italia. Proseguono, nel frattempo, le indagini degli inquirenti. A Chimbote è arrivato un nucleo specializzato della Direzione nazionale di investigazione criminale della Polizia nazionale. Si parte da un’evidenza: l’aggressione, per le sue modalità e la sua brutalità, è stata intenzionale e non legata a un tentativo di furto. L’unica cosa che l’aggressore ha portato sono due cellulari, tra cui quello della vittima. La Polizia ha informato che sta approfondendo la posizione di quindici persone, tra cui sei minori.


A livello politico, si registra l’importante presa di posizione della presidente del Congresso peruviano, Mirtha Vásquez, che in risposta a un tweet dell’esperto di diritti umani, vicentino d’origine, Cristiano Morsolin, così si esprime: “Sono costernata, la mia condanna e indignazione per questo attacco brutale. Nadia, come molti altri volontari stranieri, viene per vocazione ad aiutare in modo solidale il nostro Paese. Pretendiamo dal Ministero dell’Interno una seria indagine”.

“Ho incontrato personalmente Mirtha Vásquez, coraggiosa avvocata, attivista ambientale e difensore dei diritti umani, oggi a soli 34 anni presidente del Congresso della Repubblica del Perù, a Cajamarca, nel 2004 – aggiunge Morsolin -. Esprimo gratitudine per la sua presa di posizione, che è in sintonia con la richiesta di giustizia arrivata da varie componenti della società civile italiana, come Aspem, Mlal, Terra Nuova, Associazione Papa Giovanni XXIII. Quanto accaduto in Perù e in Sud Sudan in questi giorni deve far riflettere anche sull’urgenza di dare una risposta positiva alla richiesta di Comunità Papa Giovanni XXIII, Focsiv e Cipsi di creare il Ministero della Pace anche per gestire situazioni di crisi e insicurezza”.

Altra giornata di morte e repressione indiscriminata a Cali. 4 deceduti, Duque annuncia l’invio di 7mila soldati. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

29 maggio 2021

Altra serata di violenza a Cali e in altre città della Colombia. Il capoluogo della Valle del Cauca si conferma l’epicentro della protesta e della repressione. Al termine di una giornata tesissima, con la morte di quattro persone, il presidente Iván Duque è arrivato in città annunciando, ancora una volta, l’inasprimento della protesta militare, mentre un nuovo appello sale dall’arcidiocesi. Il presidente ha annunciato il dispiegamento di 7mila uomini per togliere i blocchi. Ma in tutto il Paese ieri, a un mese esatto dall’inizio dello sciopero, ci sono state manifestazioni. E vale la pena di ricordare che tutto ciò avviene mentre ogni giorno circa 500 persone muoiono per il Covid-19 e le terapie intensive sono sature a oltre il 90%.


FOTO: Papa Francisco recibe Morsolin en audiencia del día 20 de octubre de 2017

Le notizie, ancora frammentarie, che giungono da Cali parlano della morte di quattro persone, e di repressione indiscriminata contro i blocchi dei manifestanti. Riferisce da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “La stessa magistratura ha ammesso che un agente fuori servizio ha usato, in abiti civili la l’arma da fuoco in sua dotazione, uccidendo due persone. Ci sarebbe stato da parte della folla inferocita un tentativo di linciaggio verso questa persona, e un altro agente è stato ucciso nella città di Pereira. Come accade da settimane, dopo giornate pacifiche la violenza si accende verso sera. Altre segnalazioni riguardano la città di Bucaramanga, dove un mezzo blindato ha colpito una missione medica Addirittura, giunge voce che a Cali ci siano paramilitari che sparano sulla folla”. Prosegue Morsolin: “Io stesso ho partecipato alla marcia come osservatore, qui a Bogotá. Ho visto io stesso molti giovani manifestanti redarguire un incappucciato, che aveva dato un calcio a un cassonetto. In mattinata ho accompagnato un gruppo di indigeni del Cauca, che marciavano in modo pacifico e con bambini, ma all’altezza del Museo dell’Oro abbiamo dovuto fermarci senza giungere nella centrale plaza de Bolivar, per la presenza di agenti dell’Esmad. Ma quella precedente era stata una giornata di feroce repressione nella zona periferica Usme, con 140 feriti, di cui 6 gravissimi. Uno di questi ha ricevuto uno sparo alla testa. In varie interviste televisive, la presidente della Cidh, la cilena Antonia Urrejola, chiede l’ingresso immediato in Colombia della Commissione, che invece è stata autorizzata dal Governo solo a partire dal prossimo 29 giugno che invece l’ha autorizzata dal 29 giugno prossimo, mentre il Dipartimento di Stato Usa sta esercitando pressione sul Governo colombiano”.

Cali, l’arcidiocesi invita al rispetto della vita e chiede ai manifestanti “di non cadere in provocazioni” senza farsi giustizia da soli. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

29 maggio 2021

L’arcidiocesi di Cali, tramite l’ufficio comunicazioni, ha diffuso un comunicato in cui respinge ogni omicidio e lancia un nuovo appello “al rispetto e alla protezione della vita di ogni persona”. Solo nella giornata di ieri le proteste e le repressioni hanno provocato 4 morti, mentre il presidente Iván Duque ha annunciato l’invio di 7.000 soldati in città. Allo stesso tempo, chiede di affidare le indagini su qualsiasi atto violento “alla giustizia e ai difensori dei diritti umani”. “La giustizia con le proprie mani è una trappola nella difesa della vita e dei diritti. Non cadiamo in nessuna provocazione”.
Nel comunicato si esprime cordoglio ai parenti del defunto e chiedono di pregare per i feriti lasciati oggi da queste manifestazioni.
Cristiano Morsolin commenta al SIR: «Sempre dall’arcidiocesi di Cali, l’Osservatorio delle realtà sociali ha denunciato nel corso della giornata vari e episodi di violenza e repressione anche contro difensori di diritti umani, tra cui l’attivista Natali González». E in un tweet fa il tragico bilancio di questo mese, solo a Cali: 46 omicidi, 93 persone scomparse, 240 detenzioni per motivi politici.

“Deportación de Juan Grabois (miembro del Dicasterio para el Servicio del Desarrollo Humano Integral de la Santa Sede), es el cobro del régimen de Duque a la homilía del Papa Francisco en la que pide no agredir en nuestro país la protesta social“: Representante a la Cámara, MARÍA JOSÉ PIZARRO RODRÍGUEZ, en entrevista a Morsolin.

FOTO: Papa Francisco recibe Morsolin en audiencia del dia 20 de octubre de 2017.

27 mayo 2021

MARÍA JOSÉ PIZARRO RODRÍGUEZ, Representante a la Cámara, (Colombia Humana, Pacto Histórico), comenta en exclusiva a Morsolin, experto de derechos humanos en Latinoamérica:

Buen Día Cristiano Morsolin, 

Recibido, gracias por la invitación para discutir la carta abierta enviada a CIDH sobre la decisión de Holanda de suspender las adopciones de niños de Colombia como forma de presión política frente a la violación sistemática de los derechos humanos , pero debido a diferentes situaciones no me fue posible ver tu mensaje. Cristiano para una próxima oportunidad, por favor comunícate con Leidy Diaz, con ella puedes agendar entrevistas o eventos. 

Juan Grabois (miembro del Dicasterio para el Servicio del Desarrollo Humano Integral de la Santa Sede), la voz y oídos más cercanos al Papa Francisco, en América Latina, acaba de ser deportado de Colombia. Es el cobro del régimen  de  Duque a la homilía del  Pontífice   en la que pide no agredir en nuestro país la protesta social. A la par impide el ingreso de la  CIDH al país. El gobierno Duque está en pecado mortal.

Cordialmente, 

MARÍA JOSÉ PIZARRO RODRÍGUEZ – Representante a la Cámara

Al respeto, la filósofa argentina, Luciana Cadahia, profesora de la Universidad del Cauca y de la Universidad Catolica de Chile, ha declarado:

“De manera arbitraria y contrario a cualquier Estado de derecho migración Colombia impide el ingreso a abogado Grabois, miembro de una delegación de observación que viene desde la Argentina.

Acá  Juan Grabois relata lo sucedido en el Aereopuerto de Bogotá. 1) salta una alarma internacional (quién creó la alarma); 2) lo conducen a un cuarto y le pegan dos veces en el rostros (¿esto es la soberanía en Colombia?); 3) lo tienen custodiado en una sala de embarque como si fuera un criminal.

El estado colombiano acaba de decirle a un consultor del Pontificio Consejo Justicia y Paz del Vaticano Juan Grabois  que es un «riesgo para la Seguridad de Estado».

Vamos otra vez ¿un consultor en temas de paz y justicia del Vaticano es una amenaza para la seguridad de Colombia?

Al impedir el ingreso a  Juan Grabois  el Estado colombiano está enviando un mensaje muy negativo al vaticano y al  Papa Francisco. ¿Me pregunto si ahora, además del pueblo y la comunidad internacional, el uribismo declara enemigo a la religión cristiana?”, concluye Cadahia.

Nobel de Paz, Adolfo Pérez Esquivel, ha denunciado:

“Repudiamos la decisión política antidemocrática de  Ivan Duque de impedir el ingreso de Juan Grabois  a Colombia en el marco de una delegación de solidaridad internacional con el pueblo hermano colombiano. Basta de violencia!”

El canciller de Argentina, Felipe Solá lamentó que autoridades migratorias de Colombia hayan impedido el ingreso del dirigente social Juan Grabois que integraba una delegación de observadores de derechos humanos. «Lamento que autoridades migratorias de Colombia hayan impedido el ingreso del ciudadano argentino y miembro del Dicasterio para el Servicio del Desarrollo Humano Integral de la Santa Sede, Juan Grabois, que integraba la delegación de observadores de derechos humanos», afirmó Solá.

PARA PROFUNDIZAR:

Colombia: espulso dal Paese l’attivista argentino Juan Grabois. Agenzia SIR-VATICANO

Colombia: il Governo impedisce l’ingresso nel Paese della Commissione interamericana per i diritti umani. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano

FOTO: COMISIONADA CIDH, DRA. TROITIÑO y Cristiano Morsolin

25 maggio 2021

Notizie di diverso segno continuano ad accavallarsi in Colombia, mentre si è giunti ormai a quattro settimane di sciopero nazionale, coincidenti tra l’altro con il picco della terza ondata della pandemia. Ieri, presso la sede della Conferenza episcopale della Colombia, si è tenuto un incontro dei membri della cosiddetta “Coalizione della speranza”, formata da diversi attori politici e istituzionali, con i facilitatori della Chiesa cattolica e delle Nazioni Unite nei dialoghi tra il Governo e il Comitato nazionale dello sciopero, per proporre possibili soluzioni alla crisi sociale che il Paese sta attraversando da diverse settimane. Tra gli altri, erano presenti Humberto De la Calle, Sergio Fajardo, Juan Manuel Galán, Jorge Enrique Robledo e Juan Fernando Cristo. Mons. Héctor Henao, delegato della Chiesa colombiana nelle trattative, ha evidenziato la presenza dei membri della Coalizione della Speranza e ha riferito che sia lui che Ruiz Massieu, nella loro qualità di facilitatori dei dialoghi, si sono incontrati con diversi settori della società per rafforzare il senso di unità attorno allo scopo urgente di superare l’attuale situazione che affligge il Paese.

Dall’altra parte, è giunta una notizia preoccupante: la ministra degli Esteri e vicepresidente Marta Lucía Ramírez ha annunciato che la Colombia impedirà l’ingresso nel Paese della delegazione della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), incaricata di indagare sulle repressioni delle forze speciali e dell’Esercito in queste settimane. “Una scelta sfacciata di fronte alla comunità internazionale – commenta da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani -, che preoccupa le Ong e gli organismi che operano in difesa dei diritti umani e dimostra tra l’altro l’urgenza di istituire una commissione parlamentare di inchiesta sull’omicidio del cooperante Onu, Mario Paciolla, chiesto da molte voci della società civile italiana, come Comunità Giovanni XXIII, Osservatorio Selvas, Cipsi e Focsiv. Emerge, in questo frangente, una sorta di ‘iper-presidenzialismo’ che ‘addomestica’ gli organismi di controllo che pure esistono”.

In ogni caso, “l’appello di Pentecoste di Papa Francesco ha avuto un eco mondiale sui principali mass-media internazionali. Dopo che sabato scorso è continuata la violenta repressione dei corpi di Sicurezza Esmad che solo nel sud di Bogotá, al Portal Americas, hanno provocato 40 feriti e tre giovani hanno perduto un occhio, come documentato dalla Commissione inter-ecclesiale Giustizia e pace, sono continuate centinaia di assemblee di giovani. Significativo che alcuni incontri siano stati ospitati a Bosa, nella periferia della capitale, nella sede dei missionari clarettiani, proprio dove qualche giorno fa era atterrato un elicottero dell’Esercito, con una modalità che contrasta le norme del diritto internazionale”, conclude Morsolin in esclusiva al Sir.

Espulso l’attivista argentino Juan Grabois, consulente del Dicastero di Sviluppo Integrale del Vaticano. Mons. Monsalve (Cali), appello al dialogo e al rispetto delle manifestazioni pacifiche. Commendo di Morsolin su SIR-Vaticano

26 maggio 2021

Dopo aver impedito l’ingresso nel Paese degli osservatori della Commissione interamericana per i diritti umani, ieri il Governo colombiano ha espulso dal Paese un gruppo di osservatori argentini guidati da Juan Grabois, membro del Dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale, tra gli organizzatori di alcuni degli incontri tra il Papa e i movimenti popolari. «Anche questo gruppo aveva l’intenzione di accertare violazioni ai diritti umani nell’ambito delle repressioni di queste settimane di protesta e sciopero», commenta Morsolin Cristiano, esperto di diritti umani in America Latina.
A questo proposito, il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel accusa il Governo del presidente Duque di portare avanti una “politica antidemocratica”, a causa di questa scelta che viola il Protocollo di Istanbul.
Nel frattempo l’arcidiocesi di Cali, guidata dall’arcivescovo Darío de Jesús Monsalve, in prima linea in queste settimane nell’impegno per il dialogo e la pace in quello che inizialmente è stato l’epicentro della protesta, fa il punto della situazione. Nel suo messaggio, mons. Monsalve avverte che “questa giurisdizione ecclesiastica non ha indetto manifestazioni o cortei, ma rispetta chi le organizza”. L’invito è che le manifestazioni si svolgano in modo pacifico, senza l’uso di armi e dando priorità sempre alla protezione della vita. “Esortiamo – si legge nel testo – coloro che partecipano a farlo concentrandosi sulla protezione della vita come diritto di tutti i colombiani, uomini e donne”. Questo è anche “un dovere dello Stato colombiano”, chiamato a usare le armi solamente in modo “dissuasivo e proporzionale, specialmente in contesti urbani e protesta sociale, senza l’uso di armi letali”. La nota ripudia, infine, “ogni provocazione alla violenza da entrambe le parti”.

Colombia: ancora feriti e repressioni, anche la Caritas segnala casi di intervento sproporzionato delle forze dell’ordine. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano

20 maggio 2021

Un dialogo che procede con una certa lentezza, nonostante gli sforzi di mediazione di Onu e Conferenza episcopale (il delegato dei vescovi, mons. Héctor Fabio Henao, riscontra comunque volontà di andare avanti e segnali positivi”). Una mobilitazione che prosegue da tre settimane; ieri una nuova giornata di sciopero nazionale, con manifestazioni in decine di città. La violenza non cessa, sia da parte di bande violente sia da parte della Polizia speciale. Continua a essere questa la situazione in Colombia. Ieri i disordini maggiori si sono verificati a Buenaventura, il maggior porto del Pacifico, dove un gruppo di vandali ha dato l’assalto al porto e dove si registra una vittima. Negli ultimi due giorni, a Bogotá, ci sono stati circa 70 feriti ogni 24 ore. Il Cinep, centro di ricerca legato ai gesuiti, denuncia l’irruzione della polizia con gas lacrimogeni nei condomini della metropoli; 25 feriti anche a Bucaramanga.


“Decine di migliaia di manifestanti dello sciopero nazionale hanno appena fatto cadere la riforma della sanità – racconta da Bogotá al Sir Cristiano Morsolin esperto di diritti umani -. Il presidente Duque continua a non partecipare direttamente al dialogo e si aggrava la militarizzazione dopo 22 giorni di sciopero, secondo l’ong Temblores si è giunti a 2.300 casi di casi di repressione ingiustificata da parte delle forze dell’ordine e dell’Esercito. L’altra notte, alle 2 del mattino, i consiglieri comunali Susana Muhamad e Diego Cancino hanno documentato alla periferia sud di Bogotá, nella zona del portal Américas, una notte di violenze, con 68 giovani feriti, di cui 5 gravemente agli occhi. La repressione continua anche in altre città, come Cali, Popayán, Yumbo, Pereira, Buenaventura, dove vandali hanno incendiato il porto ma gli studenti hanno frenato i saccheggi. A Washington, il presidente della Commissione dei diritti umani del Senato americano, McGovern, ha incontrato il senatore Alexander Maya, minacciato di morte a Cali, e davanti alla foto di mons. Oscar Romero ha dichiarato al network Caracol che gli Usa taglieranno i finanziamenti a Polizia ed Esercito colombiano”.h


Eccessi nella repressione vengono ufficialmente denunciati anche dalla Caritas colombiana in un articolato report, nel quale si documenta l’azione di mediazione della Chiesa, sia a livello nazionale sia nelle singole diocesi e particolarmente a Cali. Secondo il report, “almeno 50 persone sono state assassinate, si registrano 21 vittime di violenza di genere, 35 vittime di aggressioni agli occhi, 524 persone ferite per azioni sproporzionate della Polizia nazionale e presumibilmente 39 dei casi di omicidi sono stati dovuti alle azioni della Polizia e della sua Squadra mobile antisommossa (Esmad)”. Ancora, “362 persone sono rimaste ferite e 74 difensori dei diritti umani sono stati attaccati nel quadro delle mobilitazioni”, mentre si segnala “la detenzione arbitraria di 1.055 manifestanti”.

Colombia: parlamentari e osservatori internazionali a Cali, ma la Polizia speciale riprende a sparare. A Bogotá prosegue il dialogo tra le parti. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

12 maggio 2021

Le visite, in questi ultimi due giorni, di autorità, deputati, organizzazioni internazionali, hanno interrotto, ma solo per alcune ore, le violenze e gli spari a Cali, la terza città della Colombia e la maggiore del Sud Ovest, da due settimane ormai epicentro delle proteste della popolazione, inizialmente nate contro la riforma tributaria (poi ritirata), e successivamente estese a vari settori della società, in particolare giovani e indigeni. Già dopo un’ora dalla partenza del gruppo di parlamentari della Commissione per la pace e di osservatori internazionali, giunti anche da diversi Paesi europei, accompagnati da rappresentanti della diocesi di Cali, si è tornati a sparare e la Polizia ha disperso un cordone umanitario che si era creato nel quartiere di Siloe. La delegazione ha raccolto, tra l’altro, la denuncia che solo a Cali ci sarebbero state, in queste due settimane, 27 vittime e 127 persone scomparse, anche se secondo le ong Indepaz e Temblores i morti in città sarebbero addirittura 35, commenta al Sir, Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani.
Anche il presidente Duque ha fatto una visita lampo in città, per confermare la linea dura e l’invio di altri agenti e di 3mila soldati. Dall’Osservatorio della realtà sociale dell’arcidiocesi di Cali viene fatto notare: “Ogni giorno cerchiamo di fare passi di distensione per trovare vie d’uscita alla crisi, ma i proiettili e l’uso eccessivo della forza radicalizzano le posizioni, a partire dagli interrogativi sulla morte dei giovani. Perché si oppongono al dialogo e alla concertazione?”.
Lo stesso arcivescovo di Cali, mons. Darío Monsalve, ha nuovamente fatto appello, attraverso Twitter, a rinunciare, a tutti i livelli, all’uso delle armi. E ha chiesto “proteste senz’armi e concertazione con garanzia”, con il coinvolgimento di tutta la società civile.


Il senatore Iván Cepeda, vicino a Libera di don Ciotti, ha dichiarato dopo aver ascoltato le testimonianze di giovani e indigeni: “Dopo aver ascoltato decine di giovani dei quartieri popolari di Cali, la loro angoscia e esigenze, chiedo al presidente Duque se vuole iniziare a trovare soluzione allo sciopero nazionale e ordinare la creazione del reddito di base universale, come proposto da Papa Francesco”.


Nel frattempo nella capitale Bogotá, è stato avviato il dialogo tra il Governo e i leader dello sciopero nazionale. La Chiesa colombiana è presente come garante. La Conferenza episcopale della Colombia ha raccomandato che sia il governo sia il Comitato nazionale di sciopero portino avanti la trattativa con tenacia. Mons. Héctor Fabio Henao, direttore della Segreteria nazionale di Pastorale sociale-Caritas, ha chiesto di “avere la capacità di mantenere sempre la via del dialogo come valida via d’uscita da questa situazione difficile che sta vivendo il Paese ”, con un’attenzione privilegiata per persone più bisognose, per quelle che più richiedono la presenza dello Stato e delle varie organizzazioni.

Altra notte di violenza. Quasi 50 i morti da inizio sciopero generale. L’indignazione dei Gesuiti del Cinep e del Nobel Pérez Esquivel. Critiche all’ONU mettono in pericolo anche osservatorio europei. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

10 maggio 2021

Lo sciopero generale in Colombia ha superato i dieci giorni, con un tragico bilancio, secondo le ong Indepaz e Temblores, di 48 morti (a cui si aggiunge un’altra giovane vittima a Cali, nella notte). 39, secondo le due organizzazioni, le vittime causate dalla repressione delle forze speciali.

Anche nel fine settimana non sono mancati episodi di violenza e repressione, soprattutto nella maggiore città del sudovest, dove alla protesta della popolazione afro delle periferie si è aggiunta quella degli indigeni dei dipartimenti vicini. In tutto il dipartimento di Valle del Cauca, oltre che nel capoluogo Cali, è stato decretato lo stato d’emergenza.

Le forze speciali sono intervenute, secondo varie segnalazioni, sparando sui manifestanti indigeni (in qualche caso assieme a forze paramilitari, secondo la denuncia di Indepaz) che hanno occupato l’Università del Valle e messo in atto diversi blocchi stradali. Oltre a una vittima, si registra il grave ferimento di una leader indigena del Cric (il Consiglio indigeno del Cauca), Daniela Soto.

“Di giorno milioni di colombiani si manifestano pacificamente mentre la notte entra in azione la polizia e Esmad e spara sui civili – denuncia da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani e collaboratore dell’Osservatorio della realtà sociale della stessa arcidiocesi di Cali –. Sono stati denunciati 108 scomparsi, 250 feriti, 1.200 azioni in violazione dei diritti umani per bloccare la protesta sociale. La cancelleria del presidente Duque attacca la missione Onu in Colombia, fatto senza precedenti, e mette in pericolo anche tutti gli osservatori europei che stanno documentando le sistematiche violazioni diritti umani nel Paese forse più diseguale del mondo.

Su questo, c’è stata una lettera di protesta del Parlamento tedesco”. Il riferimento è alla viceministra degli Esteri, Adriana Mejía, che ha inviato una lettera all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, per mettere in dubbio i comunicati stampa e i video pubblicati dall’Onu. Nella comunicazione, la viceministra scrive che “lo Stato colombiano osserva con grande preoccupazione le affermazioni fatte dall’Ufficio dell’Alto commissario, in relazione a presunte morti e minacce avvenute a Cali, e si rammarica profondamente che l’ufficio abbia deciso di emettere questa dichiarazione senza verificare, né con fonti ufficiali, né con proprie osservazioni, le gravi accuse che essa contiene”.

 In questa situazione, continua Morsolin, “è importante la crescita della pressione internazionale. Oggi saranno a Cali gli ambasciatori dell’Unione europea, per i prossimi giorni è attesa una delegazione di organizzazioni sociali argentine, dopo che ha fatto sentire la sua voce anche il premio Nobel per la pace, Adolfo Pérez Esquivel”, secondo il quale “la violenza in Colombia è un pericolo per la democrazia del continente”.

“Garanzie per la vita e diritto alla protesta” vengono chiesti anche dal Cinep. Il Centro di ricerca sulla pace dei gesuiti colombiani. In una nota l’organizzazione esprime la propria “indignazione di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani che si stanno commettendo contro la popolazione in vari punti del Paese”.

https://www.agensir.it/quotidiano/2021/5/10/colombia-altra-notte-di-violenza-quasi-50-i-morti-da-inizio-sciopero-generale-lindignazione-dei-gesuiti-del-cinep-e-del-nobel-perez-esquivel/