Archivo mensual: julio 2022

domani convegno sul disarmo, alla presenza del presidente del Celam e del nuovo ministro della Difesa designato, Dr. Ivan Velásquez. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

25 luglio 2022

Dare una prospettiva alla strategia del disarmo, in America Latina, e in particolare in Colombia, è una delle intenzioni del Seminario internazionale che si terrà domani, 26 luglio presso l’Università Santo Tomás di Bogotá, su iniziativa dell’Alleanza per il disarmo, organizzazione colombiana che promuove nel Paese e in tutto il continente la non violenza e la pace.
Il Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam) parteciperà a questa iniziativa con un intervento del presidente, mons. Miguel Cabrejos, e di Miguel Cruz del Centro per i programmi e le reti di azione pastorale del Celam. A nome della Conferenza episcopale colombiana interverrà il vescovo di Soacha, mons. Juan Carlos Barreto. L’ascolto delle voci delle esperienze locali di disarmo, le espressioni di resistenza nonviolenta e la denuncia delle comunità contro tendenze come il militarismo, offrirà prospettive diverse su questo dibattito incentrato sull’accompagnamento che, a partire dalla fede, cerca di riflettere sul lavoro di organizzazioni, chiese e comunità che cercano di costruire la democrazia nonostante le minacce di attori armati. Non mancano, al tempo stesso, preoccupazioni sulle politiche pubbliche, l’uso dei bilanci e le tendenze che nel contesto regionale segnano situazioni come il militarismo, la corruzione, la violazione dei diritti umani e la fragilità dei sistemi che amministrano la giustizia e favoriscono fenomeni come la presenza di milizie mercenarie e paramilitari.
Tra gli altri partecipanti spicca il nome di Iván Velásquez Gómez, ex Commissario delle Nazioni Unite per la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala, e ora ministro della Difesa designato dal nuovo presidente Gustavo Petro. Tra le altre personalità presenti, da ricordare Jean Paul Lederach, tra i leader mondiali in tema di nonviolenza, la co-presidente di Pax Christi Marie Dennis e Ana María Bidegain, presidente di Pax Romana. Il convegno conferma il ruolo chiave del cammino di pace in Colombia per il disarmo e la lotta alla violenza e al paramilitarismo in tutto il Continente. Uno scenario che registra gli impegni del presidente eletto Gustavo Petro e la disponibilità a tornare al tavolo del dialogo da parte dell’Esercito di liberazione nazionale.

Perù: presto il processo per l’assassino di Nadia De Munari. La sorella Vania, “la giudice sta lavorando accuratamente”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

“La sera del 20 aprile 2021 alle 9 ero sdraiato nel mio letto pensando che avevo bisogno di un cellulare da molto tempo, poi mi sono ricordato che nella casa dei bambini ‘Mamma Mia’ lasciano i cellulari all’ingresso delle camerette, ecco perché ho deciso di andarci perché è vicino a casa mia”. È iniziata così la deposizione di Moisés López Olórtegui, il reo confesso che si è reso responsabile dell’omicidio di Nadia De Munari, la missionaria laica dell’Operazione Mato Grosso, originaria di Schio (Vicenza), accaduto a Nuevo Chimbote (Perù). La confessione di colui che è stato, con quasi assoluta certezza, l’unico colpevole dell’assassinio, è stata riportata dal quotidiano locale “Ancash Dia”. Nadia De Munari è stata uccisa, dunque, per essersi casualmente accorta che una persona era entrata di notte nella casa “Mamma mia”. E l’uomo che l’ha uccisa lo ha fatto dopo esserci impadronito soltanto di due cellulari. “Una persona di sesso femminile – il suo racconto – ha urlato molto forte, sono andato nel panico e sono riuscito ad afferrare il martello ea colpirla in testa un paio di volte, si è coperta per evitare i colpi appoggiandosi gli avambracci in testa, lo so perché ho sentito il manico del martello ha colpito qualcosa di duro, poi è crollata sul letto con le braccia piegate sopra la testa”.

Vania De Munari, sorella di Nadia, da Schio spiega al Sir: “Proprio nei giorni scorsi c’è stata l’udienza ‘di accusa’ a cui seguirà il processo. La nostra avvocata può fare poco dall’Italia, ma siamo fortunati che la giudice Sara Chira Tello sta lavorando accuratamente. Il reo-confesso è l’unico indiziato e rischia l’ergastolo. Prosegue la sorella della missionaria uccisa: “Ho parlato via Meet con la giudice e, allo stesso modo ho seguito l’udienza”.
Cristiano Morsolin, vicentino ed esperto di diritti umani in America Latina, commenta al Sir: “Ho conosciuto personalmente la missionaria Nadia de Munari, durante vari campi di lavoro nel vicentino durante gli anni ’90 con l’Operazione Mato Grosso. La confessione dell’autore del crimine efferato è anche il risultato della pressione della società civile italiana in America Latina che ha indirizzato la richiesta di giustizia e verità, dalla sorella Vania e dalla cugina Katia, già assessore a Schio”. Morsolin ricorda l’importante presa di posizione dell’allora presidente del Congresso peruviano, Mirtha Vásquez, quella dei vescovi Ángel Francisco Simón Piorno (all’epoca vescovo di Chimbote, e ora emerito) e dello stesso primate del Perù, mons. Carlos Castillo, arcivescovo di Lima, così come il riconoscimento locale per l’attività dell’Operazione Mato Grosso.

The deputy dem Erasmo Palazzotto : «the death of people like Mario Paciolla is the death of a piece of our country».

Paciolla’s parents file a complaint in Colombia

16/7/2022, 6:45:22 a. m.

Two years after the unclear death of Mario Paciolla, at the time a UN co-operative, the parents accuse two UN officials and four Colombian policemen of obstruction of justice (ANSA).

Two years after the unclear death in Colombia, on 15 July 2020, of Mario Paciolla, at the time a UN co-operative, his parents, Anna Maria Motta and Giuseppe Paciolla, filed a complaint yesterday in Bogotà with the Attorney General of the Nation , Francisco Barbosa Delgado, against two UN officials, Christian Thompson and Juan Vásquez, and four police officers.

The complaint, supported by the Network Association of Human Rights Defenders of Colombia, concerns the hypothesis of «alteration of the scene (of death) and obstruction of justice».

Paciolla -33, born in Naples, was an operational employee of the United Nations Verification Mission in Colombia in San Vicente del Caguán, in the department of Caquetá, when he was found dead inside his residence, in an apparent condition of suicide , never accepted by family and friends, who instead lean towards the thesis of murder.

In the complaint – writes the newspaper El Tiempo, which had access to the document – it is stated that Thompson would have entered the apartment of Paciolla on July 15, after convincing the owner to give him the keys, finding inside the body of the Italian citizen.

He would later return to Paciolla’s residence with his UN superior, Juan Vásquez, and personally manage the recovery operations of the material belonging to the victim, a task that would have been the responsibility of the four Colombian agents who showed up on the spot.

The four found evident traces of blood on a mattress and in some utensils, without however taking possession of them for the use of justice.

Instead, the document insists, this material was delivered to Thompson and Vásquez, who allegedly threw it in a public landfill.

 «Two years after his death, we do not stop asking for truth and justice about Mario Paciolla’s death. Mario’s story is that of a young man, journalist, cooperator and passionate activist, who spent his life for a better world. Italy must not stop asking, forcefully and by all means, the whole truth by exerting any kind of diplomatic pressure on the Colombian authorities and the United Nations, so that full light is shed on the attempts at misdirection and on too many obscure points of this story «.

This is the comment by the deputy dem Erasmo Palazzotto, according to whom «the death of people like him is the death of a piece of our country», declared to Cristiano Morsolin.

Source: ansa

In un articolo di “El Espectador” nuovi elementi sulla morte di Mario Paciolla. Deputato Palazzotto (Commissione Regeni), “autorità italiane facciano pressione per verità”. Speciale di Morsolin su Sir-Vaticano.

19 Luglio 2022 @ 10:14

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Colombia: in un articolo di “El Espectador” nuovi elementi sulla morte di Mario Paciolla. “Torturato prima di venire ucciso”

Nuovi elementi sulla morte del cooperante Onu Mario Paciolla in Colombia. L’articolo della giornalista Claudia Julieta Duque, uscito ieri su “El Especdador”, pone ulteriori tasselli per rafforzare il legame, fin da subito ipotizzato anche dal Sir, tra la denuncia di un bombardamento dell’esercito colombiano su un gruppo di minori mentre veniva colpito un accampamento della dissidenza Farc, rispetto alla quale Paciolla avrebbe avuto un ruolo, e le successive vicende. Claudia Duque porta elementi che fanno risalire ad ambienti della missione Onu la denuncia destinata a giungere al senatore di opposizione Roy Barreras, che la fece deflagrare fino alle dimissioni dell’allora ministro della Difesa Guillermo Botero. L’articolo di “El Espectador” giunge a ipotizzare, in tale contesto, l’esistenza di due anime all’interno della missione Onu, una più incline alla denuncia, che faceva riferimento all’allora capo missione Raúl Rosende (che avrebbe avuto un ruolo chiave nel far giungere al senatore Barreras la denuncia del bombardamento sui minori sul quale Paciolla aveva relazionato) e un’altra al dialogo con il Governo e l’Esercito colombiano, incarnata dal successore di Rosende, Carlos Ruiz Massieu.La giornalista fa notare che, dal marzo scorso, Massieu è stato nuovamente affiancato da Rosende, per scelta dell’Onu, probabilmente nell’ottica di accompagnare l’attuale transizione politica nel Paese.
Sulla vicenda di registra anche il commento, al Sir, del deputato Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione d’inchiesta sul caso Regeni: “Ho mandato un video alla famiglia di Mario Paciolla per testimoniare l’impegno istituzionale mio e di altri deputati, per ottenere verità e giustizia per la morte di Mario, a due anni dalla sua scomparsa ma anche per far conoscere la storia di centinaia di italiani, di giovani, che continuano a spendere la loro vita per un mondo migliore. È quindi interesse di questo Paese proteggerli, perché la morte di ognuno di loro è la morte di un pezzo del nostro Paese. Credo che l’Italia abbia il dovere con ogni mezzo di esercitare ogni tipo di pressione diplomatica nei confronti delle autorità colombiane, delle Nazioni Unite perché venga fatta luce su ogni punto oscuro, di questa morte e perché si assicurino alla giustizia i responsabili. Ne va della dignità del nostro Paese, è una questione che riguarda ognuno di noi per ottenere giustizia e verità per Mario”.

Genitori di Mario Paciolla denunciano due funzionari Onu e quattro agenti di polizia. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

8 Luglio 2022 @ 9:36

(Foto: Archivio)

A due anni dalla morte del cooperante italiano Mario Paciolla in Colombia, a San Vicente del Caguán, i genitori del giovane, Anna Motta e Giuseppe Paciolla, hanno intrapreso la via giudiziaria denunciando violazione di domicilio privato, furto di documenti, occultamento delle prove. Infatti, i genitori hanno presentato venerdì, a Bogotá, denuncia al Procuratore generale della Nazione, Francisco Barbosa Delgado, contro due funzionari dell’Onu, Christian Thompson e Juan Vásquez (il ruolo da chiarire del primo dei due era stato messo in evidenza dal Sir un anno fa, il 15 luglio 2021), e quattro agenti di polizia. “La denuncia – spiega dalla capitale colombiana Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in Colombia – è sostenuta dall’Associazione Rete dei difensori dei diritti umani della Colombia, la stessa che difende la Comunità di pace di San José de Apartado, e riguarda le ipotesi di ‘alterazione della scena (della morte) e ostruzione della giustizia’”.
La notizia è stata data dalla giornalista freelance Julieta Claudia Duque che conosceva bene Mario Paciolla e fin da subito ha contribuito a tenere desta l’attenzione sulla morte di Paciolla, inizialmente attribuita a suicidio. Tesi apparsa, fin da subito, fragilissima e inverosimile.
Prosegue Morsolin: “È preoccupante, però, che il muro di gomma e l’insabbiamento sul caso Paciolla condizioni anche il principale quotidiano nazionale, El Tiempo, che ha pubblicato solo on-line la clamorosa notizia, con riferimenti del testo originale della denuncia, ma non nell’edizione cartacea, di fatto compromettendo l’effetto mediatico di questa coraggiosa denuncia dei genitori di Mario. La notizia, infatti, non è stata rilanciata da altre emittenti, radio o giornali nazionali”.
Queste 15 pagine di denuncia non si limitano ai funzionari delle Nazioni Unite ma anche segnalano la complicità di 4 agenti di polizia: Carlos Alberto Cerón, Yomer José Velandia Casallas, Cristian David Giraldo López y Jesús Alberto Rada Gutiérrez.
Quando il corpo di Paciolla viene ritrovato, afferma il padre nell’articolo, nell’appartamento che “mio figlio pagava a sue spese, non era in dotazione dell’Onu”, succede che il funzionario Onu Thompson “tiene le chiavi della casa in suo possesso, mantiene il controllo dell’accesso alla casa, e lo fa fino a tre giorni dopo, nonostante gli fosse stato chiesto di lasciare il luogo”. Lì ci sono oggetti con campioni biologici che Thompson fotografa, ma che non vengono acquisiti nel modo appropriato dai quattro poliziotti sul posto. Poi, “il materasso e altri oggetti con liquido che sembrava sangue sono stati trasferiti in un veicolo ufficiale Onu fino a una discarica, dove sono stati fatti sparire di nascosto”. Oltre alle sparizioni, secondo la denuncia c’è l’opera di repulisti: Thompson avrebbe, infatti, secondo la denuncia “ripulito” la casa di Mario. Si rafforzano, dunque, gli interrogativi che devono trovare risposta.

Colombia: in un articolo di “El Espectador” nuovi elementi sulla morte di Mario Paciolla. “Torturato prima di venire ucciso”

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint19 Luglio 2022 @ 10:13

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Colombia: in un articolo di “El Espectador” nuovi elementi sulla morte di Mario Paciolla. Palazzotto (Commissione Regeni), “autorità italiane facciano pressione per verità”

“Ci auguriamo che si possa andare avanti per giungere ad una verità credibile”. È quanto afferma al Sir Anna Motta, la madre di Mario Paciolla, il cooperante italiano che lavorava per la missione Onu, morto in circostanze non ancora accertate, ma assai probabilmente ucciso il 15 luglio 2020 a San Vicente del Caguán, in Colombia. E in effetti, molte e rilevanti sono le novità emerse in questi giorni, attraverso gli articoli della giornalista freelance Claudia Julieta Duque, il più completo dei quali è uscito ieri su “El Espectador”. Si legge tra l’altro nell’articolo (i cui contenuti, in parte già erano filtrati attraverso la stampa italiana in questi giorni), a proposito della seconda autopsia, effettuata in Italia, sul corpo di Paciolla: “Sebbene le coltellate sul cadavere potessero a prima vista essere classificate come autoinflitte, uno studio più dettagliato delle lesioni ha permesso ai medici legali di determinare che mentre le ferite del polso destro presentavano ‘chiari segni di reazione vitale’, nella mano sinistra mostravano ‘caratteristiche sfumate di vitalità”, o ‘vitalità diffusa’ ,a suggerire che alcune delle ferite potessero essere inflitte ‘in limine vitae o anche post-mortem’, cioè quando Paciolla era in uno stato agonizzante o era già morto”. Diventa, perciò del tutto legittimo supporre che il cooperante sia stato non solo ucciso, ma anche torturato.
Commenta l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin: “Sta funzionando il ponte tra la società civile italiana e Bogotá, le coraggiose inchieste della giornalista Julieta Duque, la famiglia di Mario Paciolla e deputati italiani impegnati come per esempio Erasmo Palazzotto, che, con la presidenza della Commissione parlamentare di inchiesta su Giulio Regeni, ha dimostrato che la pressione diplomatica sia un cammino da percorrere per rompere il muro di gomma dell’impunità e dell’insabbiamento”.

Due anni fa la morte di Mario Paciolla. La madre Anna Motta, “chi sa parli”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

14 luglio 2022

“Chi sa parli”. È il messaggio che Anna Motta, madre di Mario Paciolla, il cooperante ucciso in Colombia, a San Vicente del Caguán, ha inviato a Mercedes Mejia Laudo, docente dell’Università dell’Amazzonia e conduttrice di un programma radiofonico, per l’emittente della stessa università, durante il quale Paciolla viene ricordato a due anni dalla morte, avvenuta il 15 luglio 2020. Nel programma l’attività di Mario e le possibili cause della sua quasi certa uccisione vengono analizzate da alcuni giornalisti italiani e da rappresentanti della Comunità di pace di Apartadó, che in un’altra zona del Paese continuano nell’impegno nonviolento per la pace, rischiando continuamente la vita. “A noi fa piacere se Mario viene ricordato nell’anniversario della sua morte. Ci aspettiamo un atto di gratitudine dal popolo colombiano per questo ragazzo, chiedendo a chi conosce la verità di parlare. Vorrei ricordarvi che si può fare in assoluto anonimato. Ringraziamo tutti coloro che si ricorderanno di Mario e si uniranno a noi nell’appello alla verità e alla giustizia”.
Afferma Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che si è occupato della morte di Paciolla in una sua recente pubblicazione in spagnolo “La bomba que hizo caer el ministro. Europa empezó el boycott en contra de las barbarie de Colombia”: “In occasione della presentazione del report della Commissione della Verità, la giornalista Claudia Julieta Duque, che conosceva direttamente Mario e con le sue inchieste ha contribuito a gettare luce sulla sua morte, ha attaccato Carlos Ruiz Massieu, capo della missione di verifica Onu in Colombia, per il muro di gomma dell’Onu e il fatto che questo crimine sia lasciato nella più ampia impunità. Ha ragione Maurizio Salvi, storico desk Ansa a Buenos Aires, quando sottolinea che bisognerebbe capire se ‘l’Italia ha già preso atto che c’è un intesa che coinvolge governo colombiano e Onu’, per l’insabbiamento del caso”.
La morte di Mario Paciolla, secondo vari elementi, si può collegare a un lungo filo di violenza e morte, dato che è di questi giorni la controversa uccisione, ancora da chiarire, di almeno una decina di persone in un bombardamento delle forze speciali dell’Esercito, sempre nei pressi di San Vicente del Caguán. Secondo le autorità si trattava di dissidenti delle Farc, secondo alcune fonti locali di campesinos e minori d’età. Un episodio simile, accaduto qualche mese prima della morte di Paciolla, che portò alla documentata morte di minori e alle dimissioni dell’allora ministro della Difesa Botero, è considerato come una delle possibili cause della morte del cooperante, che si era occupato della vicenda e aveva probabilmente relazionato su di essa. Morsolin accenna anche “alla persecuzione di vari missionari e esperti italiani come il missionario della Consolata, Giacinto Franzoi”, avvenuta in anni più lontani sempre nella stessa zona.

In tale contesto “fa pensare che la Commissione per il chiarimento della verità (Cev) non abbia inviato nessun suo rappresentante alla presentazione del proprio rapporto, che si tiene oggi alla Camera dei deputati, su iniziativa dell’on. Doriana Sarli, mentre questa settimana commissari della Cev hanno partecipato personalmente a eventi simili ad Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Francoforte, Valencia, Madrid. L’Italia sconta anche una mancanza di credibilità per vicende di commercio d’armi che sono da chiarire”.

Colombia: presentato alla Camera il rapporto della Commissione della verità. Beristain, “esperienza italiana su mafie e narcotraffico sarà molto utile”

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint15 Luglio 2022 @ 9:51

“Il sostegno internazionale è stato molto importante per noi e, in particolare, quello dell’Unione europea”. Lo ha detto, in un video, Carlos Beristain, commissario della Commissione per il chiarimento della verità (Cev) colombiana, in un video che è stato diffuso ieri, durante la presentazione del recente rapporto della Commissione, avvenuto alla Camera dei deputati, su iniziativa del “nodo italiano” di appoggio alla Cev, coordinato da Doriana Sarli.
Nel video, Beristain accenna alle minacce che hanno accompagnato il lavoro della Commissione, presieduta dal gesuita Francisco De Roux, e spiega che, soprattutto nella fase di implementazione delle conclusioni del rapporto, l’esperienza italiana sarà molto utile, “per la possibilità di mettere in comune le esperienze sulle mafie, sul narcotraffico e sull’impunità, maturate dall’Italia”. Il rapporto, infatti, ha aggiunto il commissario, mette in evidenza i cambiamenti che devono essere messi in atto in Colombia proprio su questi e altri aspetti. Un comitato, già individuato, avrà il compito, per sette anni, di seguire le raccomandazioni contenute nel rapporto e tra queste c’è anche “la proposta di una commissione speciale internazionale sul narcotraffico”.
Sarli, in una conferenza stampa, ha detto tra l’altro: “Oggi siamo qui perché il 28 giugno, a Bogotà, la Commissione colombiana per la verità ha presentato alla società civile il suo Rapporto finale e Lucía González, una delle componenti della Commissione, ha chiesto il sostegno internazionale, in particolare dell’Europa (attraverso un’intervista al Sir, ndr). Abbiamo quindi raccolto questo appello a sostenere e divulgare il rapporto finale, per far conoscere anche in Italia lo straordinario lavoro portato a termine, dopo quasi quattro anni di lavoro, dalla Commissione per la verità, incaricata di fare luce su oltre mezzo secolo di violenza, dando voce soprattutto ai milioni di vittime del conflitto. Sono stati presi in considerazione 28.543 resoconti di vittime di popolazioni indigene, afrodiscendenti, contadini, membri di gruppi armati illegali, forza pubblica, politici, uomini d’affari e altri attori della società civile che in qualche modo hanno avuto a che fare con il conflitto armato”. Sarli ha rivolto anche un appello per fare luce sulla morte del cooperante Mario Paciolla, morto due anni fa, il 15 luglio 2020, in Colombia in circostanze tutte da chiarire. “Sono vicina ai suoi genitori, Anna Motta e Giuseppe Paciolla. Persone eccezionali che ho avuto il piacere di conoscere”, ha concluso la parlamentare.

De Roux (Commissione verità) al Sir, “la causa della pace nel nostro Paese ha riunito gli ambasciatori di Usa e Russia, su invito del nunzio”. Commento di Morsolin e 3speciali su Sir-Vaticano.

7 Luglio 2022 @ 9:35

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Colombia: padre De Roux presenta oggi a vescovi rapporto Commissione a verità. “Lo consegniamo come un chicco di grano”

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Colombia: padre De Roux (Commissione verità) al Sir, “dal presidente eletto varchi importanti, lavoriamo insieme per la pace”. E risponde alle critiche di Duque

La causa della pace in Colombia ha messo insieme, in un momento di grandissima tensione internazionale come quello che stiamo vivendo, gli ambasciatori di Stati Uniti e Russia. È accaduto a Bogotá, su iniziativa del nunzio apostolico, mons. Mariano Montemayor. Lo rivela al Sir il presidente della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), il gesuita Francisco De Roux, mentre a poco più di una settimana dalla presentazione del rapporto della Commissione, fa il punto sulla sul suo impatto nel mondo sociale e politico (oggi sarà la volta della presentazione ai vescovi, riuniti in assemblea). “Non l’ho detto finora a nessun organo d’informazione. Il giorno dopo la presentazione del rapporto della Cev, il 29 giugno, il nunzio Montemayor, in qualità di Decano del corpo diplomatico di tutti gli ambasciatori in Colombia, ha convocato tutti gli ambasciatori presenti in Colombia per parlare con me e con tutti i membri incaricati del Cev. Papa Francesco, attraverso la convocazione del nunzio Montemayor, è riuscito a far incontrare in nunziatura gli ambasciatori di Usa e Russia, per impegnarsi a favore della pace in Colombia. Un messaggio di unione dei popoli a favore della pace, considerato che il nuovo presidente Petro sostiene le raccomandazioni del Cev da noi formulate e si è impegnato direttamente a favore della riconciliazione”.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che ha collaborato nella raccolta delle dichiarazioni di padre De Roux: “Questa rivelazione in esclusiva rivela la grande portata dell’incontro, facilitato da Papa Francesco, attraverso nunzio Montemayor, dello storico incontro degli ambasciatori Usa e Russia. In questo periodo di gravi contrapposizioni su scala planetaria, c’è un impegno comune di fronte alle raccomandazioni del rapporto finale della Cev, per contribuire alla costruzione della pace in Colombia”.

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FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint7 Luglio 2022 @ 9:36

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“Il presidente eletto della Colombia, Gustavo Petro, sta aprendo varchi importanti, dobbiamo lavorare insieme per il bene comune del Paese”. Lo dice al Sir il presidente della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), il gesuita Francisco De Roux, mentre a poco più di una settimana dalla presentazione del rapporto della Commissione, fa il punto sulla sul suo impatto nel mondo sociale e politico (oggi sarà la volta della presentazione ai vescovi, riuniti in assemblea). Queste le considerazioni del presidente della Cev sulle recenti elezioni presidenziali: “C’era un candidato, Rodolfo Hernández, che voleva cambiamenti contro la corruzione e l’altro candidato, Gustavo Petro, che chiedeva profondi cambiamenti, più strutturali. Usciamo dalle accuse e dall’odio e affrontiamo con entusiasmo le sfide della politica di cambiamento alle quali Dio ci chiama per far fiorire la Colombia. Il presidente eletto Petro è un essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti, ma alla consegna del rapporto della Commissione verità ha detto pubblicamente e chiaramente: ‘Sto giocando per la riconciliazione della nazione’”.
Padre De Roux racconta del suo incontro con il presidente uscente Iván Duque, assente alla cerimonia ufficiale di presentazione, cui ha consegnato personalmente il rapporto: “Ha criticato il rapporto della Cev perché abbiamo chiesto cambiamenti nel sistema giudiziario. Le vittime ci dicono che l’attuale giustizia è inutile, quando le vittime denunciano si sentono male, rimangono senza risposta con tutta questa impunità e le vittime sono anche in pericolo, perché i colpevoli sanno chi ha fatto le denunce. Duque ci ha detto che la giustizia colombiana ha una forte solidità istituzionale, ma noi della Cev chiediamo una giustizia indipendente dal Presidente della Repubblica, indipendente dai partiti o dall’esercito, una giustizia indipendente dai paramilitari e dai narcotrafficanti. La seconda critica che ci ha rivolto il presidente Duque è che non capisce perché proponiamo il ministero della Pace, se esiste già un Consiglio presidenziale per la pace. Ma noi desideriamo che accanto al ministero dell’Economia e della Difesa, ci sia un Ministero della Pace che protegge sempre le vittime e attua gli accordi di pace”.

Colombia: padre De Roux presenta oggi a vescovi rapporto Commissione a verità. “Lo consegniamo come un chicco di grano”

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint7 Luglio 2022 @ 9:34

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“Il 7 luglio tutti i vescovi della Conferenza episcopale colombiana mi hanno invitato a presentare il rapporto finale della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), ho una grande speranza”. Lo dice al Sir padre Francisco De Roux, presidente della Cev, alla vigilia dell’incontro che avrà oggi, nell’ambito dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale colombiana (Cec). Prosegue il gesuita: “Certo, avevo pensato che la Cec avrebbe consegnato un rapporto sulle responsabilità della Chiesa in questi decenni di conflitto e sperato che la Chiesa cattolica si scusasse. In effetti, c’è stato il bel gesto dell’arcivescovo Luis José Rueda, che dopo essere stato eletto presidente della Cec ha affermato in termini generali che la Chiesa cattolica chiedeva perdono per le sue responsabilità nel conflitto colombiano”.
Padre De Roux insiste sul valore del rapporto della Cev, presentato lo scorso 28 giugno: “30.000 testimonianze dirette raccolte dalla Cev ci dicono che vogliamo identificarci con tutte le vittime, con i bambini poveri del Chocó, con le donne maltrattate nel Pacifico, con le famiglie rapite… Il mio dolore si unisce a quello di tutto il Paese, a 9 milioni di vittime di conflitto armato, 700.000 morti, migliaia di sfollati che sono i crocifissi di oggi. È un male profondo, un dolore che il mondo non vuole sentire, perché dà fastidio. Dobbiamo avere il coraggio di amarci fino alla fine. Dopo 4 anni di ricerca della verità, consegniamo questo raccolto, come un chicco di grano, seppelliamo questo raccolto in profondità affinché la verità possa fiorire”.
Nella consapevolezza che ci saranno persecuzioni, attacchi, come quelli della senatrice Fernanda Cabal, vicina all’ex presidente Uribe: “Siamo agnelli in mezzo ai lupi, dobbiamo perdonarci per piangere davanti alle vittime, non odiare, confidare nell’altro. Respingiamo i messaggi pieni di attacchi e odio. Su questa strada del sospetto, saremo oggetto di persecuzione. Assumiamo con coraggio le croci ed espandiamo l’amore di Dio, che vince l’odio, l’amore per coloro che hanno donato la propria vita per la pace”.
E non mancano le minacce: “Il nostro commissario Leyner Palacios è ora in Europa – qualche anno fa una guardia della sua scorta, a Cali, è stata uccisa – ha ricevuto diverse minacce. Ma voglio anche ricordare che in due occasioni sono entrati abusivamente nella nostra sede e nell’appartamento di un commissario, per sottrarre materiale riservato alle dichiarazioni di Otoniel” (il capo del Clan del Golfo, arrestato lo scorso anno, ndr).

documentario della Commissione della Verità su Urabá, caso emblematico di sfruttamento e complicità nella raccolta delle banane. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

4 luglio 2022

Dopo la presentazione del rapporto della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), martedì scorso, in varie città della Colombia si sono svolti incontri di presentazione e approfondimento. Il documento verrà presentato anche alla Camera dei deputati italiana, il prossimo 14 luglio.
A Bogotá è stato presentato il documentario, sempre curato dalla Cev, intitolato “Despojo y memoria de la tierra. El caso de Urabá” (Spoliazione e memoria della terra. Il caso di Urabá). Un caso emblematico di sfruttamento, di complicità di gruppi paramilitari e grandi aziende multinazionali come Chiquita Brans, leader del commercio delle banane.
Dichiara Jénnifer Vargas docente e leader sociale: “Questo video documentario racconta le disuguaglianze, la sofferenza dei contadini, l’entità dell’orrore dell’accaparramento illegale di terre a Urabá, nel nord del dipartimento di Antioquia. Si rende visibile l’alleanza dell’esercito, delle cooperative, dell’intelligence statale, dei rapporti con i paramilitari”. Va notato che la multinazionale statunitense Chiquita Brands è stata condannata negli Stati Uniti per la sua alleanza criminale con i paramilitari, ma non in Colombia.
Vargas prosegue parlando della campagna di boicottaggio promossa negli Stati Uniti: “Le sanzioni economiche contro la multinazionale Chiquita Brands sono importanti, ma c’è un dovere etico morale a cui Chiquita deve rispondere davanti alla comunità internazionale. Ci sono enormi sfide per la giustizia globale. Il boicottaggio economico compiuto negli Usa è un forte strumento di pressione. Dobbiamo riflettere sul nostro ruolo di società colombiana di fronte alle responsabilità della parapolitica, alla presa del potere politico locale, all’impunità delle alleanze mafiose con i paramilitari”.

Presidente electo Petro se reunió con el ministro italiano de Trabajo Orlandi, en Roma, después de la carta de diputados, Del Rio, Majorino, Martelli.

El presidente electo, Gustavo Petro, se reunió este viernes en Roma con el ministro italiano de Trabajo, Andrea Orlando, en un encuentro en el que reafirmaron «las reivindicaciones progresistas» de ambos países durante un breve viaje a Italia del mandatario colombiano.

«Me complace reunirme hoy con el presidente electo de Colombia, Gustavo Petro, en Italia para una breve estancia. Fue una oportunidad importante para hablar de las relaciones entre nuestros países y de las reivindicaciones progresistas en Italia y Colombia», escribió Orlando en sus redes sociales.

«En el centro de nuestra conversación estuvieron, sobre todo, los temas del medio ambiente y la justa transición ecológica», añadió el ministro tras el encuentro.

La breve visita a Italia de Petro, que posee vínculos con este país por los orígenes de su esposa, según medios locales, es de carácter personal, aunque es probable que haya aprovechado para mantener algunos contactos políticos ante su investidura como presidente de Colombia el próximo 7 de agosto.

En esa línea se enmarca esta reunión con Orlando, miembro del Partido Demócrata (PD, centroizquierda) que preside el ex primer ministro Enrico Letta y que forma parte del Gobierno de unidad nacional del primer ministro, Mario Draghi, compuesto por la mayoría de las formaciones del Parlamento, a excepción de los ultras Hermanos de Italia.

Tanto Letta como Orlando felicitaron el pasado 20 de junio a Petro por su victoria en la segunda vuelta de las elecciones presidenciales en Colombia.

«Un punto de inflexión histórico para Colombia y para toda América Latina. La victoria de Gustavo Petro realmente abre el corazón a la esperanza», subrayó Letta en las redes sociales, mientras que Orlando la calificó de «gran noticia».

«Por primera vez en la Historia gana la izquierda en Colombia, Gustavo Petro es el nuevo presidente, Francia Márquez la primera vicepresidenta afrodescendiente», añadió el ministro italiano de Trabajo.

Petro, candidato de la coalición Pacto Histórico, es el primer izquierdista en ganar la Presidencia de Colombia tras obtener 11.279.917 votos (50,44 %) en la segunda vuelta electoral frente a su rival, el populista independiente Rodolfo Hernández, de la Liga de Gobernantes Anticorrupción, que sumó 10.576.617 sufragios (47,31 %), relató Radio Blu ( https://www.bluradio.com/politica/gustavo-petro-se-reunio-con-el-ministro-italiano-de-trabajo-en-roma-rg10).

Entrevista exclusiva con el expresidente de la Republica Samper

El Ex Presidente de la Republica Ernesto Samper al Papa Francisco, ex secretario UNASUR, ha entregado a Cristiano Morsolin (investigador italiano, colaborador del Instituto de Paz IPAZDE de la Universidad Santo Tomas de Bogotá) una carta personal para el Papa Francisco y ha señalado: “Para el Papa Francisco con el recuerdo de nuestro encuentro en Roma, aquí seguimos buscando la paz de las almas, y para no seguir llorando por la paz de los sepulcros”.

El Papa Francisco ha recibido la carta a través de la Agencia SIR del Vaticano.

El Expresidente Ernesto Samper ha recibido – durante un encuentro con Morsolin en Casa España – la carta de varios congresistas italianos comentando: “Agradezco personalmente el compromiso por la paz en Colombia de Papa Francisco y también de los diputados progresistas italianos”.

FOTO: Carta Personal del expresidente Samper a Papa Francisco, entregada a Morsolin.

ANSA) – ROMA, 26 MAG 2022 – Diversi parlamentari italiani ed esponenti della società civile hanno lanciato un appello per lo svolgimento di elezioni libere e pacifiche in Colombia il prossimo 29 Maggio.

All’appello hanno aderito tra gli altri Graziano Del Rio, exministro e Parlamentare PD, Stefano Fassina Parlamentare LEU, Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera, Europarlamentare Majorino, Giovanna Martelli, Parlamentare nella scorsa legislatura che ha partecipato, come osservatrice internazionale, alle elezioni del Parlamento colombiano lo scorso marzo.

«Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la

crescente violenza politica e ingerenza nelle elezioni

presidenziali del 29 maggio in Colombia. All’inizio di questo

mese il gruppo paramilitare La Cordillera ha reso pubblica

l’intenzione di assassinare il candidato Presidente e attuale

senatore Gustavo Petro e la candidata alla Vice Presidenza

Francia Márquez è oggetto di una campagna di discriminazione. Il

suo essere donna, nera e ambientalista è condizione sufficiente

per essere esposta al pubblico scherno», si legge nell’appello,

in cui si aggiunge che «la violenza non si limita alle

personalità politiche», perché «quest’anno più di 50 leader

sociali, sindacalisti, rappresentanti delle comunità indigene e

dei movimenti contadini e ambientalisti, sono stati

assassinati».

Nell’appello si sottolinea che «l’Italia non può rimanere in

silenzio. Abbiamo pagato un contributo altissimo per la Pace in

Colombia: la vita di Mario Paciolla, giovane collaboratore delle

Nazioni Unite, morto in circostanze non ancora chiarite e per il

quale stiamo aspettando verità e giustizia. Questi avvenimenti

richiedono maggiore vigilanza, controllo e trasparenza nelle

elezioni presidenziali in Colombia». (ANSA).

FUENTE:https://www.ansalatina.com/americalatina/noticia/colombia/2022/05/26/parlamentarios-italianos-piden-elecciones-libres_4022e59d-274b-4796-8665-c65e33097511.html

Colombia: presentato rapporto Commissione verità. Al Sir le voci di vittime, “momento storico, grazie al Papa per il suo appoggio”. Speciale in tre parti di Morsolin x Sir-Vaticano.

30 giugno 2022

Colombia: presentato rapporto Commissione verità. Al Sir le voci di vittime, “momento storico, grazie al Papa per il suo appoggio”

30 Giugno 2022 @ 9:27

(Foto: Comision de la Verdad)

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Molte le vittime del conflitto e gli esponenti della società civile presenti martedì 28 giugno al teatro Jorge Eliécer Gaitán, a Bogotá, in Colombia, per la presentazione del rapporto della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), scritto per fare luce su oltre mezzo secolo di conflitto in Colombia. Il Sir ne ha interpellato alcuni.
Luz Marina Bernal è la storica esponente delle madri di Soacha, che hanno lottato per il riconoscimento della verità sulla morte dei loro figli, “falsi positivi” (cioè uccisi perché falsamente considerati guerriglieri, perlopiù in modo consapevole): “Come mamme di Soacha ci sentiamo unite, in questo momento di presentazione del rapporto, con l’associazione italiana ‘Libera’. Continuiamo a chiedere giustizia per gli omicidi dei nostri figli, ma questo è un momento storico. Grazie alla Commissione della verità per averci ascoltato. E siamo sicuri che 6.402 casi siano un numero lontano dalla realtà. Crediamo fermamente che ci siano più di 15.000 casi di falsi positivi. Grazie padre Francisco De Roux per questa particolare enfasi sui nostri casi”. Ha detto infatti il presidente della Commissione: “Una storia come questa non può mai ripetersi. Mai più”.
Il commissario della Cev Saúl Franco afferma: “Attraverso il Sir, sono profondamente grato a Papa Francesco, la sua ispirazione ci ha incoraggiato a superare molte difficoltà della Commissione. Grazie Papa Francesco per aver pensato alla Colombia, per le benedizioni che ci sostengono nella lotta per la pace, la verità e la riconciliazione. Fortunatamente, abbiamo consegnato il rapporto in un momento politicamente favorevole nel Paese. Se dovessimo consegnarlo a un governo che si fa beffe della pace e la riduce a brandelli, saremmo davvero senza speranza”.
Leyner Palacios, anch’egli membro della Commissione, aggiunge: “Ci è rimasta una sfida. Non abbiamo potuto ascoltare tutti, speriamo che i movimenti e le istituzioni sociali, anche con la creazione del Ministero della Pace, continuino, perché dobbiamo continuare ad ascoltare”.
Iván Velásquez Gómez, giurista e membro del Tribunale permanente dei popoli (Tpp), che lo scorso anno ha tenuto una sessione sulla Colombia anticipando alcuni temi contenuti nel rapporto della Commissione, fa notare l’importanza dell’istituzione “di una Commissione internazionale o mista per fare luce sulle violazioni dei diritti umani e sulla corruzione in Colombia”, una proposta che è contenuta, in maniera simile, anche nel programma del nuovo Governo.

Colombia: presentato rapporto Commissione verità. Padre De Roux, “possibilità di guarire come corpo della nazione. Servono passi per la ‘pace grande’”
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30 Giugno 2022 @ 9:26(Foto: Comision de la Verdad)
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“Se facessimo un minuto di silenzio per ciascuna delle vittime del conflitto armato, il Paese dovrebbe tacere per 17 anni”. Lo ha detto padre Francisco De Roux, presidente della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), presentando martedì 28 giugno a Bogotá il rapporto dell’organismo su oltre mezzo secolo di conflitto. “Il nostro primo saluto e la nostra espressione di cuore è per voi donne, uomini, ragazze e ragazzi, persone Lgbtiq, comunità etniche, a tutte le vittime della Colombia. Siamo qui per voi”, ha esordito.
“Oggi – ha proseguito – portiamo un messaggio di verità, per fermare l’intollerabile tragedia di un conflitto armato in cui l’80% delle vittime sono civili non era combattente. Chiediamo di guarire il corpo che formiamo come nazione”. C’è la possibilità, “davanti a noi, di fare nostra, come corpo di una nazione responsabile, la ferita dei nostri 10 milioni di vittime e di trasformarci in una nazione inclusiva, giusta e riconciliata”. Ma, al tempo stesso, “c’è ancora un conflitto tra diversi attori che possono riprendere vigore in un altro periodo di scontro totale, se non si prendono seri passi verso la costruzione di una grande pace”.
Ha affermato il presidente: “Chiediamo alle nazioni amiche di aiutarci a fare della Colombia un esempio di riconciliazione, di smettere di considerarci un Paese che ha bisogno di armi per sopravvivere al conflitto. Di non darci nulla per la guerra”.
Il gesuita non ha avuto parole tenere verso la Chiesa colombiana (e del resto qualche mese fa era stato lo stesso presidente dell’episcopato, mons. Luis José Rueda, a chiedere perdono per le storiche mancanze dalla Chiesa di fronte al conflitto). “Cos’hanno fatto i vescovi, cosa ha fatto la comunità religiosa, cosa ha fatto la Chiesa cattolica di fronte ai costruttori di pace, ai leader sociali assassinati, che donavano la loro vita per l’amore di Dio?”. Padre De Roux ha continuato rivolgendosi ai leader religiosi, chiedendo loro di “riflettere sul vuoto spirituale di un popolo di tradizioni di fede, immerso in una crisi umanitaria di sfiducia e morte”.
Forti le richieste rivolte all’intera società: “Invitiamo la nazione a superare il razzismo strutturale, l’ingiusta esclusione che è stata data agli indigeni, afrocolombiani e rom che sono stati colpiti in modo sproporzionato dal conflitto. Chiediamo alla società l’impegno ad assumere un profondo cambiamento degli elementi culturali che ci hanno portato all’incapacità di conoscere l’altro come esseri umani di pari dignità”. E ha concluso: “Non possiamo rimandare, come abbiamo fatto dopo milioni di vittime, il giorno in cui ‘la pace è un dovere e un diritto obbligatorio’, come espresso nella nostra Costituzione”.

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FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint30 Giugno 2022 @ 9:25

(Foto: Comision de la Verdad)

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“Vi incoraggio a continuare a percorrere strade di riconciliazione che aiutino a rafforzare la fraternità, ad essere artigiani di pace, per generare processi di reincontro, e a lavorare insieme con audacia nella ricerca del bene di tutti. Che Gesù vi benedica e la Vergine di Chiquinquirá vi accompagni”. Gli applausi del teatro Jorge Eliécer Gaitán, lungo la carrera séptima, nel pieno centro di Bogotá, si sono unite alla commozione di molte vittime del conflitto colombiano, mentre martedì 28 giugno venivano lette queste parole di Papa Francesco, contenute nel breve videomessaggio inviato dal Santo Padre al presidente della Commissione per il chiarimento della verità (Cev), il gesuita Francisco De Roux. L’occasione era solenne e storica: la presentazione del rapporto della Commissione, scritto per fare luce su oltre mezzo secolo di conflitto e per porre le basi affinché tanta violenza non si ripeta.
Tra i presenti, molti rappresentanti delle associazioni di vittime del conflitto, rappresentanti della società civile e del mondo politico. C’era il presidente della Repubblica eletto, Gustavo Petro, ma non quello uscente, Iván Duque. Per la Chiesa colombiana, era presente mons. Héctor Fabio Henao, delegato della Conferenza episcopale della Colombia (Cec) per i rapporti Chiesa-Stato.
Racconta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani e presente all’incontro: “Ci abbiamo messo un’ora e mezza a entrare per le minuziose misure di sicurezza. Le parole del Papa sono risuonate nel più profondo silenzio, espressione del rispetto per l’autorità morale del Santo Padre. Al mio lato c’era Sandra Beltrán, il cui fratello Hernardo Beltrán Hernández fu ucciso nel massacro del Palacio de Justicia, occupato dalla guerriglia M19. Piangeva, aveva le mani giunte e diceva sottovoce, ‘grazie Papa Francesco’. Mi è venuto da gridare: ‘Viva il Papa’ e c’è stato un grande applauso”. Importante, secondo Morsolin, anche l’intervento del presidente eletto Gustavo Petro, che si è impegnato a “rendere efficaci le raccomandazioni fatte dalla Cev al Governo”. Al tempo stesso, “l’assenza di Duque conferma che ci saranno settori della politica che si opporranno a questo report”.