Archivo mensual: enero 2017

Prof. Alfonso Torres comenta el libro «El Caracol Sentipensante», de Morsolin, Ibon Oviedo, Nancy Pulido

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Apertura a manera de prologo del libro: El Caracol Sentipensante, Una Escuela Viajera que construye educación popular para la paz desde las periferias, Ediciones Antropos, 2016 – realizada por el profesor de la Universidad Pedagógica Nacional Alfonso Torres. Diciembre 2016.

VIDEO ENTREVISTA AL PROF. ALFONSO TORRES:

La politica della nonviolenza di Papa Francesco e la pace in Colombia, speciale di Morsolin

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Edificare la pace esige anche che si eliminino le cause che fomentano guerre. La prima causa sono le ingiustizie. Le disuguaglianze che provocano discordie. Inevitabilmente perciò la pace passa attraverso lo sviluppo e nel creare condizioni per una più equa distribuzione delle risorse e opportunità di lavoro.

«Nemica della pace – afferma Papa Francesco agli ambasciatori dei Paesi accreditati in Vaticano – è una “visione ridotta” dell’uomo, che presta il fianco al diffondersi dell’iniquità, delle disuguaglianze sociali, della corruzione». Altra nemica della pace «è l’ideologia che fa leva sui disagi sociali per fomentare il disprezzo e l’odio e che vede l’altro come un nemico da annientare». Purtroppo – dice il Papa – sempre nuove forme ideologiche si affacciano mascherandosi come portatrici di bene per il popolo e lasciano invece dietro di sé povertà, divisioni, tensioni sociali e norte”.

Il messaggio di Papa Francesco ha forti ripercussioni in un paese come Colombia: dopo 52 anni raggiunge gli accordi di pace con la guerriglia marxista delle FARC ( percorso documentato da VITA http://www.vita.it/it/article/2016/12/12/nonostante-il-nobel-a-santos-il-processo-di-pace-e-ancora-in-salita/141898/  ) ma il 2017 sara´ lo scenario di guerra su due fronti: l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), di cui ha fatto parte anche Camilo Torres – il cura guerrillero – che con 2.500 guerriglieri continua a sequestrare e reclutare forzatamente baby soldato e le BACRIM- bande emergenti, un esercito di 3.000 ex paramilitari e mafiosi che impongono il terrore attraverso il potere del narcotraffico.

La nonviolenza come stile di una politica di pace

«La nonviolenza come stile di una politica di pace» è la proposta di Papa Francesco per un 2017 di pace. «La violenza – si domanda il Papa – permette di raggiungere obiettivi di valore duraturo? Tutto quello che ottiene non è forse di scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi signori della guerra?».»Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali», invoca Francesco nel Messaggio per la Giornata della Pace che e’ stata celebrata lo scorso primo gennaio.

Mario Giro, Vice Ministro degli Esteri con delega alla cooperazione internazionale, commenta che «nel 50° Messaggio per la Giornata mondiale della pace Papa Francesco ci indica il cammino della «politica della nonviolenza». In questo senso, sono solidale con Arcivescovo Dario Monsalve di Cali e apprezzo il suo importante impegno ecclesiale per la pace in Colombia

 (https://diversidadenmovimiento.wordpress.com/2016/12/21/gravi-minacce-allarcivescovo-di-cali-mons-dario-de-jesus-monsalve-artigiano-di-pace-a-rischio-per-seguire-le-orme-di-papa-francisco-inchiesta-completa-di-morsolin/  ).

Il Deputato Davide Mattiello (PD), membro della Commissione Antimafia della Camera, gia’ dirigente nazionale di LIBERA e gia’ presidente di ACMOS e Fondazione “Benvenuti in Italia”, sottolinea come la pace sia un cammino, strada facendo, non un punto di arrivo: “la firma dell’accordo è un punto di ri-partenza, non è un punto di arrivo: è la tappa di un cammino doloroso. Non si può far rinascere un Paese da “separati in casa”: prima o poi la violenza filtrerebbe nelle crepe di una società non ricomposta e frantumerebbe il legame della convivenza. Ma per diventare una comunità pacificata ci vogliono grande lealtà e rispetto per le vittime. La lealtà che serve a curare la diffidenza seminata in tanti anni di tormenti e che dipenderà soprattutto dalla condotta dei responsabili politici di entrambe le parti. Il rispetto per le vittime che devono sentirsi riconosciute e risarcite, a cominciare dai bambini-soldato. Sarà ancora lungo il cammino del vostro popolo e difficile, anche perché non mancherà chi per proprio misero tornaconto elettorale, soffierà sul fuoco”.

Incontro Santos-Mattarella

Va ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto il 16 dicembre 2016 al Quirinale, in visita ufficiale, il Presidente della Repubblica di Colombia, Juan Manuel Santos Calderόn, neo premio nobel della Pace. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Conferenza internazionale sulle sfide della legalita’ e sicurezza in America Latina, ha analizzato che “Oggi si misurano anche con i rischi posti dal terrorismo di matrice islamista e dal traffico di esseri umani, che impongono di rivedere paradigmi consolidati ed elaborare nuovi approcci.

Per vincere le sfide vecchie e nuove alla sicurezza, alla integrità delle nostre comunità, si deve essere pronti a elaborare strumenti legislativi e modalità operative innovative che contemperino le esigenze di lotta aperta e di repressione, con un’attenta disamina delle cause profonde di tali fenomeni, per contribuire a prevenirli, aggredendo con determinazione disagio sociale, arretratezza culturale, emarginazione, spesso alla loro origine.

Con diversi dei vostri Paesi abbiamo già conosciuto un percorso comune, nato, in particolare, nel contesto del sostegno italiano alla strategia di sicurezza del Sistema di Integrazione Centroamericana.

Ci siamo concentrati su temi di assoluta attualità quali il contrasto al riciclaggio dei beni e proventi del crimine – ove la criminalità finanziaria gioca un ruolo determinante – e quelli della confisca, del sequestro e riutilizzo dei patrimoni di origine mafiosa o criminale.

Colgo, inoltre, l’occasione per esprimere la mia grande soddisfazione per la firma di tre importanti Accordi di cooperazione giudiziaria con la Colombia, che si aggiungono alla vasta rete di analoghi strumenti in vigore con molti dei Paesi qui rappresentati, rete che ci auguriamo potrà essere ulteriormente ampliata per affrontare le numerose e impegnative sfide alla legalità che presentano caratteri transnazionali”, ha concluso il Presidente Mattarella (http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=513 ).

 Le parole del Presidente Mattarella trovano attuazione anche in varie operazioni antidroga come  per esempio’Due Mari’. Nel giugno 2016 e’ stato smantellato un cartello Italia-Usa-Colombia, una maxi operazione anti droga che ha portato a 144 arresti, sequestrate 11 tnl cocaina che se immesse sul mercato, avrebbero fruttato 3 miliardi di euro.

Solo in Colombia ci sono stati 22 provvedimenti di custodia e l’identificazione dei membri chiave dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), un’organizzazione terroristica guerrigliera responsabile di estorsioni, sequestri di persona e omicidi. Un cartello potentissimo che esportava droga. L’Eln garantiva la sicurezza del trasporto dai laboratori ai punti deposito stranieri. Lì la droga passava sotto il controllo dei Los Urabenos – Bandas Criminales (Bacrim) che la facevano uscire dalla Colombia. La cocaina veniva imbarcata su navi mercantili e imbarcazioni da pesca (barche go-fast), poi passava per Costa Rica, Panama, Repubblica Dominicana e infine, smistata, arrivava in Europa e negli Stati Uniti, come ha denunciato il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti.

«Giusto e doveroso – ha notato il deputato Pd Davide Mattiello  – rispondere con laglobalizzazione dei sistemi repressivi e di prevenzione. Quando lo fa, lo Stato vince, perché è più forte”.

Concludendo, un comunicato diffuso dal Deputato Davide Mattiello (PD) insieme a Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, esprime l’importanza “dei nuovi accordi di cooperazione giudiziaria firmati dal Ministro Orlando e la Ministra degli Esteri Colombiana Maria Angela Holguin, ma l’Italia dovrebbe finanziare e  promuovere anche progetti di cooperazione internazionale con la societa’ civile globale, impegnata nella costruzione della pace e della giustizia sociale nella lotta contro le mafie e il narcotraffico, ispirandosi a quella “política della non-violenza” di Papa Francesco”.

Continua a leggere:

http://www.vita.it/it/article/2017/01/12/la-politica-della-nonviolenza-di-francesco-e-la-ricerca-di-pace-in-col/142098/

http://benvenutiinitalia.it/la-colombia-e-la-nonviolenza/

Pope Francis: to the members of the Anti-mafia Investigation Department (DIA), corruption, extortions, drug and arms dealings, human trade are “social plagues”

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VATICAN CITY, VATICAN – MARCH 27: Pope Francis waves to the crowd as he drives around St Peter’s Square ahead of his first weekly general audience as pope on March 27, 2013 in Vatican City, Vatican. Pope Francis held his weekly general audience in St Peter’s Square today (Photo by Christopher Furlong/Getty Images)

“Mafia, camorra and ‘ndrangheta, by exploiting economic, social and political deficiencies, find fertile ground to achieve their deplorable plans”. This was reported by the Pope, who gave audience to the members of the italian Anti-mafia Investigation and Anti-Terrorism Department (DIA) in the Consistory Hall earlier today 23 january 2017. “One of your responsibilities is fighting terrorism, which is becoming more and more cosmopolitan and devastating”, Francis went on as he expressed his “appreciation of and encouragement for your work that is difficult, risky but more essential than ever to redeem and free people from the power of the criminal organisations, which commit blood-stained abuse and crimes”. “Society needs to be freed from corruption, extortions, drug and arm dealings, human trade, with so many enslaved children”, the Pope warned: “They are veritable social plagues as well as global challenges that the international community is called to firmly deal with”. Hence the importance of engaging in “such fight, in cooperation with their international counterparts”, as DIA does: “Such work, if carried out in synergism and with concrete means, is an effective dam and a safety measure for the community”, Francis honoured them.

“I beg the fair and merciful God to touch the hearts of the men and women of the different mafias, that they may stop, end hurting people, convert themselves, and change their lives”. This is the appeal that closed the Pope’s speech to the members of the Anti-mafia Investigation and Anti-Terrorism Department (DIA). “Money from dirty dealings and mafia crimes is bloody money and produces unfair power”, Francis warned: “And everybody knows that the devil gets in through the pockets; it is there that the first corruption happens”, he added, off the cuff. To the people there, the Pope asked to “go on, not lose heart, but keep fighting corruption, abuse, mafia and terrorism”. “I am aware of the fact that your job involves risking your lives or other dangers, for you and for your families”, Francis admitted: “I know this – he added, off the cuff –, and I know there are other risks and dangers too, for you and for your families. The mafia’s behaviour does this. “That’s why your job needs extra passion, sense of duty and mental strength”, the Pope went on: “And so do we, all of us residents who benefit from your work”, he also added, still off the cuff. “Rest assured that I am really very close to you, in your work, and I pray for you”, Francis said twice, also off the cuff, ensuring the magistrates of his “support, prayers and sympathy” according SIR agency (http://agensir.it/quotidiano/2017/1/23/papa-francesco-a-membri-dia-fenomeno-mafioso-e-da-osteggiare-e-da-combattere/ ).

La profezia di pace del Cardinale Paulo Arns. Speciale di Cristiano Morsolin

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In un messaggio in occasione dei 50 anni di ordinamento episcopale di don Paulo Arns, Cardinale emerito della metropoli di Sao Paulo, papa Francesco ha sintetizzato: “Chi, di fatto, non ha conosciuto la tua grande dedizione nel promuovere i diritti dei poveri, nella difesa della vita degna per tutti, nell’aiuto alle famiglie e agli oppressi! Quindi non riteniamo necessario ricordare ciascuno dei tuoi incarichi e dei tuoi meriti, che sono moltissimi, e che, certamente, solo Dio conosce”.

La traiettoria di don Paulo Evaristo Arns è segnata dalla sua fedeltà alla democrazia e al popolo.

Il 14 settembre 2011 il francescano dom Paulo Evaristo Arns (“dom” in Brasile equivale al titolo di monsignore riservato ai vescovi italiani) ha compiuto 90 anni. Dal 15 aprile 1988 è arcivescovo emerito della diocesi di São Paulo, che ha servito dapprima come vescovo ausiliare dal 1966, poi come arcivescovo dal 1970. Il 5 marzo 1973 fu nominato cardinale.

I primi due decenni del suo episcopato sono coincisi con i tempi di fuoco della dittatura militare, iniziata nel 1964 con il colpo di stato contro il presidente João Goulart. Dom Paulo divenne subito il simbolo della difesa dei diritti umani, non solo nella diocesi di São Paulo ma in tutto il Brasile.

Una delle sue prime decisioni fu quella di vendere il palazzo vescovile e destinare il ricavato alla costruzione di case popolari nella periferia della metropoli, in continua crescita per l’arrivo di milioni di immigrati.

Instancabile nel denunciare gli arresti arbitrari e gli abusi della giunta militare, visitava le comunità povere della periferia per incoraggiare i lavoratori a organizzarsi per essere in grado di giocare un ruolo da protagonisti nella storia del paese.

Nel 1972 creò la Commissione “Giustizia e pace” diocesana, che iniziò le sue riunioni nella sua stessa casa, con la partecipazione di importanti giuristi, militanti, lavoratori e intellettuali impegnati a cercare e trovare modi per denunciare arresti illegali e prigioni segrete. Il risultato dell’intenso lavoro di queste persone riunite e animate da dom Paulo sono le 3.000 pagine di documenti conservate presso il Consiglio mondiale delle chiese a Ginevra.

Nel 1974, fu imprigionato Waldemar Rossi, operaio metallurgico, sindacalista e membro del coordinamento della Pastoral Operária dell’arcidiocesi di São Paulo, che aveva contribuito a fondare proprio in quei giorni. Per 12 giorni fu tenuto in una cella di isolamento, poi per altri 13 senza la possibilità di comunicare con altre persone. Dom Paulo perse la pazienza, si recò alla stazione di polizia e chiese con forza di poter vedere l’amico. Al termine dell’incontro, rivolgendosi ai poliziotti, li apostrofò: «Voi avete torturato quest’uomo. Non riesce più a stare in piedi». Subito dopo, fece una denuncia pubblica.

Nell’ottobre 1975, il giornalista Vladimir Herzog fu trovato morto nella sua cella. La polizia parlò di suicidio. Ma dom Paulo smascherò quel goffo tentativo di nascondere la verità: «L’avete ucciso», disse. Poi organizzò nella cattedrale un culto ecumenico (Herzog era un ebreo), alla presenza di migliaia di persone. Sono in molti oggi in Brasile a sottolineare l’importanza simbolica di quell’evento, al punto da considerarlo l’inizio della fine della dittatura.

Nel 1979, durante uno sciopero, la polizia militare uccise Santo Dias da Silva, operaio, anch’egli tra i fondatori della Pastoral Operária e amico personale del vescovo. Prima che la polizia facesse sparire il corpo, dom Paulo, vestito da cardinale, corse all’Istituto medico legale e chiese di poter vedere l’amico ucciso. Davanti all’esitazione dei poliziotti, intimò: «Aprite la porta. Sono l’arcivescovo di São Paulo». Entrò nella stanza, si avvicinò al cadavere, pose la sua mano sulla ferita provocata dalla pallottola e disse: «Voglio vedere chi oserà negare la paternità di questo crimine». Il giorno dopo, celebrò una messa in suffragio dell’amico, seguita da una lunga processione con migliaia di persone.

Com’era visto dom Paulo dentro la chiesa?

Riporto le parole di José de Souza Martins, professore emerito dell’Università São Paulo, studioso della storia della chiesa in Brasile: «Nell’ambito della chiesa, dom Paulo non godeva di forti appoggi, come sarebbe stato necessario. A Roma si formulavano riserve sulla teologia della liberazione, indebitamente interpretata come lettura marxista del Vangelo. Dom Paulo sapeva che alto sarebbe stato il prezzo che avrebbe dovuto pagare per la sua opzione preferenziale per i poveri, per la sua lotta per la giustizia e la verità, per la sua denuncia delle violenze commesse dal regime dittatoriale. E lui, serenamente, l’ha pagato», riporta Nigrizia.

CONTINUA A LEGGERE:

http://www.farodiroma.it/2016/12/16/comera-visto-dom-paulo-dentro-la-chiesa-di-cristiano-morsolin/

Infanzia e adolescenza lavoratrice: Il protagonismo político dei movimenti sociali NATs negli interventi di Alejandro Cussianovich e Manfred Liebel, a cura di Morsolin

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La “II Bienal Iberoamericana de Infancias y Juventudes”, promossa da CINDE, Universita’ di Manizales (Colombia) e CLACSO ha riunito (8-11-novembre 2016) anche esperti come Alejandro Cussianovich (Perú) e Manfred Liebel (Germania) che collaborano con NATs Per da un ventennio, punti di riferimento mondiale sul tema del protagonismo político dei movimenti sociali NATs dell’infanzia e adolescenza lavoratrice.

Per approfondire: Incidenza política in Europa e Movimenti NATs – Autore: Cristiano Morsolin (2016) e CIPSI.  Prefazione di Alejandro Cussianovich

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http://www.natsper.org/upload/DEF_Incidenza-politica-in-Europa_Febbraio-2016.compressed.pdf

Incompatibilidad entre educación y trabajo refleja mirada etnocéntrica y monocultural

Leggere materiale completo curato da Cristiano Morsolin:

http://www.natsper.org/2016/12/20/Infanzia-e-adolescenza-lavoratrice/