Archivo mensual: agosto 2020

Colombia: gruppi armati compiono 7 massacri in 2 settimane. La preoccupazione dell’Onu dopo un documento promosso anche da arcidiocesi di Cali dopo l’uccisione di 5 adolescenti afro. Secondo articolo sul SIR-VATICANO

 

dignidad Llano Verde 1Colombia: gruppi armati compiono 7

massacri in 2 settimane. La preoccupazione dell’Onu dopo un documento promosso anche da arcidiocesi di Cali dopo l’uccisione di 5 adolescenti afro

27 agosto 2020

Luis Pedernera, presidente del Comitato della Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia, da Ginevra esprime la “sua profonda preoccupazione per la situazione in Colombia”. Una dichiarazione effettuata dopo aver ricevuto un documento firmato dall’Osservatorio delle realtà sociali dell’arcidiocesi di Cali, dall’associazione Scuola viaggiante di Bogotá e dall’Osservatorio Selvas di Milano, insieme ad altre organizzazioni sociali. Il documento, inviato dopo l’uccisione di 5 adolescenti afro avvenuta a Cali, nel quartiere periferico di Aguablanca lo scorso 11 agosto. Le associazioni denunciano “pratiche di segregazione, di razzismo, di esclusione dalle periferie, che coinvolge la responsabilità del presidente Iván Duque, che ha rifiutato il viaggio di 6 relatori speciali del Sistema delle Nazioni Unite, come documentato nel libro “L’apprendimento dello stregone. Bilancio del primo anno del governo del presidente Duque” (2019), preparato da una piattaforma di 500 organizzazioni sociali e ong della Colombia.
Prosegue il documento: “Riteniamo urgente l’intervento del Sistema delle Nazioni Unite contro questa cultura di morte della barbarie, promossa da una disuguaglianza strutturale che esclude milioni di ragazzi, ragazze e adolescenti e giovani dalle classi popolari, migranti, contadine, afro e indigene”.
Commenta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il massacro ha avuto come obiettivo 5 adolescenti di 14 e 16 anni, afrodiscendenti, di famiglie povere che già erano fuggite dalla guerra. Questi ragazzi andavano a giocare con degli aquiloni, dopo aver giocato a pallone. Quanto accaduto è il simbolo della cultura di morte, nel totale abbandono e omissione delle autorità di Governo e nell’assenza di politiche sociali di inclusione nelle periferie. Qui le mafie locali controllano il territorio con reclutamento forzato e narcotraffico. Pare, come ha scritto il quotidiano ‘El Tiempo’, che i 5 adolescenti si fossero rifiutati di diventare bambini soldato delle mafie e siano stati assassinati con una feroce esecuzione”.

vida negra importa
Aggiunge Rubén Darío Gómez, dell’Osservatorio dell’arcidiocesi di Cali: “Morte, ma anche povertà, fame, disoccupazione, tra gli altri problemi, si annidano in ogni angolo del quartiere e le Istituzioni conoscono molto bene tutti quei dolori che attraversano le strade di Llano Verde, quell’urbanizzazione di 4.319 case costruite in un angolo della ‘Comuna 15’ di Cali per sistemare le vittime del conflitto e gli sfollati. Dopo quanto accaduto l’11 agosto l’Osservatorio delle realtà sociali ha ricevuto vari messaggi di angustia e timore provenienti dagli abitanti, preoccupati per uno dei fatti più violenti, dolorosi e atroci mai accaduti nel quartiere”. L’Osservatorio ritiene che non si tratti di un fatto isolato e segnala l’aumento negli ultimi mesi del narcotraffico, oltre alla particolare efferatezza degli omicidi (alcune vittime sono state decapitate).

Colombia: gruppi armati compiono 7 massacri in 2 settimane. La preoccupazione dell’Onu dopo un documento promosso anche da arcidiocesi di Cali dopo l’uccisione di 5 adolescenti afro

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gruppi armati compiono 7 massacri in 2 settimane. Mons. Monsalve (vescovo Cali), “genocidio generazionale, non possiamo tacere”, report per ONU. Prima nota sul Sir-Vaticano

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gruppi armati compiono 7 massacri in 2 settimane. Mons. Monsalve (vescovo Cali), “genocidio generazionale, non possiamo tacere”

27 agosto 2020

Sette massacri in due settimane. Sono quelli avvenuti in Colombia, dalle regioni sud-occidentali (nei dipartimenti di Valle del Cauca,Cauca, Nariño), settentrionali (Antioquia) e orientali (Arauca e provincia del Catatumbo). In tutto 45 le persone morte in attentati commessi da vari gruppi armati, dalla dissidenza Farc a bande criminali e del narcotraffico. Ha suscitato scalpore, in particolare, l’uccisione di 5 adolescenti afro assassinati l’11 agosto mentre lanciavano aquiloni a Cali. Altri otto giovani sono stati massacrati nel municipio di Samaniego (Nariño) il 18 di agosto. Domenica scorsa il presidente della Repubblica Iván Duque ha incontrato a Cali i familiari delle vittime. Numerose le reazioni da parte di rappresentanti ecclesiali e della società civile di fronte a tale ondata di violenza.
L’arcivescovo di Cali, Darío de Jesús Monsalve, ha denunciato il “genocidio generazionale di adolescenti e giovani”, soprattutto poveri, “condannati allo sterminio al posto di avere opportunità per le loro vite”. L’arcivescovo non ha mancato di segnalare le gravi responsabilità delle istituzioni e di criticare la scelta del Governo di combattere il narcotraffico con le fumigazioni di glifosato. “Un ritorno al passato”, secondo mons. Monsalve.
Nei giorni scorsi ha preso posizione anche il primate della Colombia, il nuovo arcivescovo di Bogotá, mons. Luis José Rueda Aparicio: “L’orrore della guerra in diverse regioni continua a calpestare la vita umana”.
Nel messaggio, l’arcivescovo di Bogotá ha insistito: “Non possiamo tacere davanti a gruppi che torturano contadini, indigeni, afro-colombiani, uomini e donne. Non possiamo tacere di fronte alle minacce e agli omicidi di chi è inserito nel processo di pace, non possiamo tacere quando forze macabre cercano di distruggere la speranza dei colombiani con il sangue e il fuoco. In mezzo alla pandemia chiediamo un cessate il fuoco, chiediamo una lotta unitaria contro il traffico di droga, chiediamo riconciliazione sociale, politica, economica ed ecologica”.

Colombia: gruppi armati compiono 7 massacri in 2 settimane. Mons. Monsalve (vescovo Cali), “genocidio generazionale, non possiamo tacere”

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Libera, appoggio alla Commissione della Verità e a padre De Roux, mentre il leader delle Farc dialoga con l’ex capo dei paramiltari Salvatore Mancuso (IN ARRIVO IN ITALIA). Commento di Morsolin su SIR-VATICANO

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Libera, appoggio alla Commissione della Verità e a padre De Roux, mentre il leader delle Farc dialoga con l’ex capo dei paramiltari Mancuso Salvatore

L’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, e la rete internazionale Alas – América Latina alternativa social hanno inviato in questi giorni una lettera di solidarietà al presidente della Commissione della Verità (Comisión de la Verdad) della Colombia, il gesuita padre Francisco De Roux.
L’organismo, previsto dagli accordi di pace e incaricato di fare luce su oltre mezzo secolo di conflitto, con particolare attenzione alle vittime e alle loro testimonianze, è in queste settimane sotto attacco in Colombia a causa di strumentalizzazioni politiche portate avanti dalle forze politiche, attualmente al potere, contrarie all’accordo di pace. “Noi, familiari italiani delle vittime innocenti delle mafie – si legge nella lettera -, vogliamo esprimere il nostro sostegno a tutte le vittime del conflitto armato in Colombia e ai loro familiari”. La costruzione di una pace stabile e duratura “non può prescindere dal riconoscimento di quanto è stato vissuto dalle vittime, dalla garanzia di non ripetizione e dal rispetto dei diritti umani”.
Libera mette in evidenza che “anche noi in Italia lottiamo insieme per ottenere giustizia e verità sugli omicidi dei nostri cari, per questo vogliamo sostenere anche lo sforzo fatto quotidianamente dalla ‘Comisión de la Verdad’. Siamo coscienti del pericolo generato nello screditare chi lavora per portare alla luce la verità, lo abbiamo vissuto quando hanno ucciso i nostri cari e hanno provato ad occultarla. Pertanto, vogliamo esprimere pubblicamente tutta la nostra solidarietà anche a tutti i rappresentanti sociali che stanno subendo minacce per il loro impegno”.

Commenta da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Questo appello è molto importante, mentre continuano gli attacchi contro padre De Roux, che in un’intervista al quotidiano ‘El Tiempo’ di domenica scorsa ha dovuto spiegare perché ha cancellato un seminario che prevedeva l’intervento di un generale dell’Esercito, a giudizio per tre esecuzioni extragiudiziali, a carico di coloro che qui vengono definiti ‘falsos positivos’, civili eliminati e poi fatti apparire con uniformi di guerriglieri”.
Questo ponte tra le vittime italiane antimafia e le vittime colombiane è particolarmente attuale dopo che il leader delle Farc, Rodrigo Londoño Echeverri, conosciuto come Timocenko, oggi senatore, ha dialogato con Salvatore Mancuso, potentissimo comandante dei paramilitari che, dopo un decennio di condanna negli Usa per narcotraffico, sta ritornando in Colombia. Nel 2008 il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri aveva chiesto l’estradizione in Italia di Mancuso, per i suoi stretti legami criminali con la ‘ndrangheta calabrese. Il procuratore Gratteri anche nel maggio scorso ha sequestrato un ingente quantitativo di droga nel porto di Gioia Tauro proveniente dalla Colombia.

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Un mese dopo la morte del cooperante Mario Paciolla. Speciale di Morsolin su VITA

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Il caso del volontario Onu Mario Paciolla svela il regime repressivo di Duque

29 luglio 2020

Mario Paciolla, volontario ONU ucciso il 15 luglio scorso in Colombia, coordinava l’ufficio nazionale delle Brigate Internazionali di Pace PBI a Bogotá tra 2016 e 2018. Accompagnava Soraya e gli avvocati del Collettivo Restrepo CAJAR, come scorta di interposizione non violenta per proteggere leader sociali minacciati.

Camminava per il quartiere popolare La Perseverancia, davanti alla sede di PBI, tra quelle stradine che assomigliavano ai Quartieri Spagnoli della sua bella Napoli, cittá d’origine. Passava per la Piazza con la statua di Eleicer Gaitan, il candidato presidenziale socialista assassinato nell’aprile 1948, che fece esplodere il “bogotazo”, l’inizio di 50 anni di conflitto armato interno.

Accompagnava l’avvocata Soraya in quella collina fino alla sede dell’Istituto di Educazione Popolare CINEP, per incontrare p. Javier Giraldo, il gesuita che ha denunciato crimini di stato e come l’avvocata Soraya, é divenuto obiettivo della persecuzione delle mafie.

Ma Soraya ha famiglia ed é molto preoccupata per le minacce di morte, i servizi segreti durante la Presidenza di Alvaro Uribe (2002-2010) le spediscono bambole macchiate di sangue, fatte a pezzi, per intimorire il suo impegno per la difesa dei diritti umani in un paese con 9 milioni di vittime della guerra civile.

Soraya sembra una donna imponente, tutta d’un pezzo, ma si commuove ricordando Mario Paciolla. Spiega a Vita.it: “mi ricordo bene di Mario, ha accompagnato noi avvocati del Colettivo CAJAR per proteggere il nostro lavoro in difesa dei diritti umani. Era un giovane uomo solidario e sensibile. Chiediamo giustizia e una indagine giudiziaria rapida sulla sua tragica morte, senza impunitá”

IL PONTE CON L’ITALIA

Soraya e altri suoi colleghi come Alirio Uribe, gia vicepresidente della federazione mondiale diritti umani FIDH, (con sede a Parigi) sono spesso stati invitati in Italia, grazie a progetti promossi dalla rete nazionale antimafia LIBERA di don Ciotti. Nel 2006 don Tonio dell’Olio, di Libera International mi chiamó a coordinare il Progetto dell’Osservatorio LIBERANDE, su incarico dell’Assessore alla pace della Provincia di Milano, Irma Dioli con il movimento di vittime MOVICE tra 2007 e 2009.

Erano tempi bui, i servizi segreti colombiani spiavano, perseguitavano anche ONG italiane come la Fondazione Lelio Basso, Osservatorio Indipendente sulla Regione Andina SELVAS, gli enti locali e municipi solidali con la comunitá di pace di S. Jose de Apartado, e anche parlamentari coraggiosi come Tana de Zulueta (come documentato da VITA – Colombia: «La Ue esiga il rispetto dei diritti umani»). Era l’Operazione Europa; German Villalba, addetto dell’Ambasciata colombiana a Roma, venne condannato a 6 anni di carcere per quello spionaggio di alto livello del DAS, l’intelligence colombiana, come documentato nel libro di Julián Martínez. Chuza Das, 8 anos de espionaje y barbarie, Edizioni B. 2016.

Ora la morte di Paciolla riporta al centro del dibattito la lotta alle mafie, il narcotraffico tra Colombia e Italia.

CONTINUA A LEGGERE:

http://www.vita.it/it/article/2020/07/29/il-caso-del-volontario-onu-mario-paciolla-svela-il-regime-repressivo-d/156353/

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Avvenire, Vatican newspaper interviews Morsolin about Mario Paciolla

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Italian cooperant dead, 4 policemen investigated. All the mysteries to be cleared up

© Provided by Avvenire

After 2 weeks something starts moving in the case of Mario Paciolla. Some Colombian police officers ended up under investigation by the local prosecutor because they would have hampered the investigation into the UN volunteer found dead on July 15 in his apartment. A first sign, waiting for the autopsy results to arrive, perhaps in the coming days, to clarify the contours of his death. While the Italian government insists on pressing with Bogota to get “truth and justice”, with a phone call between Foreign Minister Luigi Di Maio and his counterpart.

The funeral of Paciolla, 33 years old, took place on Sunday, eight days after the body of the young man embarked on the return journey to Italy. A long journey, like the one he made the first time, in March 2016, to reach Bogota and join the International peace brigades. But that – he said in introducing himself to the group – “while waiting between flights, can become an opportunity to guess the fate of the people sitting next to it”. He was a poet Mario: friends say he had a collection of verses ready to be published once he returned to the Peninsula.

He already had the ticket in his pocket on 20 July. Instead of returning – to Rome, not to “his” Naples, in whose waters he had told his mother that he wanted to get wet – was his body, received on Friday 24 July by his parents, destroyed by pain, and by the Farnesina. Fate went far beyond even the poetic imagination of 33-year-old who, after two years in the International Peace Brigades, had chosen to join the UN mission charged with verifying the implementation of the peace agreement between the government and Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (FARC) after more than half a century of war.

And he left for the south, in the very difficult region of Caquetá, as stressed by human rights expert Cristiano Morsolin, collaborator of Bishop Joaquín Pinzón and author of the book “Cambio civilizatorio”, with the preface by Cardinal Peter Turkson. The area is one of the strongholds of the guerrillas who refused the treaty and took up arms again. There, at the end of last August, the authorities ordered the bombing of the rebels, also killing some minors. The operation – costing the post to the then Minister of Defense, Guillermo Botero, forced to resign – had greatly affected Mario Paciolla, according to what he knew who knew him.

Like the journalist Claudia Julieta Duque who, in an article in the main Colombian newspaper El Espectador, strongly denied the volunteer’s suicide thesis, circulated immediately after the body was found, hanged.

The reporter recalled some unclear episodes in the past few weeks. At the end of June, during a meeting at the UN Regional Office in Florencia, Paciolla reported, ironically, that he had been accused by a colleague of being a spy. On July 10, the volunteer would have a strong discussion with his bosses, as his mother, Anna Motta said, to whom he would have told it in a Skype interview. He would always tell her that he got into a mess. “

Doubts have also been expressed by another former member of the Peace Brigades, the German journalist Stephan Kroener, also on El Espectador. Mario Paciolla’s death is shrouded in mystery. His WhatsApp was active until 22.45 on July 14th. That night, a neighbor said he heard him shouting on the phone in Italian. Her body was discovered by a colleague the next morning. The colonel Óscar Lamprea, commander of the Caquetá police, initially spoke of lacerations on the corpse with a white weapon. Contacted by “AvvenireHowever, he did not want to confirm by stressing that the autopsy will give all the information. The results are expected in about ten days. The prosecutor, who conducts the investigation, does not issue statements.

Sources close to her, however, continue to reiterate the thesis of suicide. The UN, for its part, as stated by the secretary general’s spokesman, Stéphane Dujarric, has launched an internal investigation and is closely following the investigation by the Colombian authorities. The Farnesina also pays the utmost attention to the story that caused a strong impact in Italy. As demonstrated by the online petition to ask for truth and justice, organized by friends, which has reached over 50 thousand signatures.

But now it has come to light that the first investigations conducted in the apartment may have been conducted inappropriately. The Colombian Public Prosecutor’s Office, in fact, investigated the criminal police officers (Sijin). The offense hypothesis is“obstruction of justice” because the police, in the aftermath of the body’s discovery, allowed a UN unit to collect all personal belongings and alter the central place of the investigation to trace the causes of the death. In this way, reports the journalist Claudia Julieta Duque, friend of Paciolla, the Italian cooperant’s apartment has not been protected. From the house, moreover, it appears that over eight million pesos (1,820 euros), credit cards, passports, a camera, computer equipment, various diaries, receipts and numerous photographs were taken. The journalist then reports that the head of the local UN medical mission also participated in the autopsy of Paciolla’s body, despite not being an anatomopathologist. All mysteries that need to be clarified.

TRANSLATION AND THANKS TO:

https://www.web24.news/u/2020/08/italian-cooperant-dead-4-policemen-investigated-all-the-mysteries-to-be-cleared-up.html

Luis Pedernera, Presidente Comité Derechos del Niño de Naciones Unidas, comenta denuncia del Observatorio SELVAS (Milán) sobre masacre de 5 adolescentes afro en Cali.

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Luis Pedernera, Presidente Comité Derechos del Niño de Naciones Unidas, comenta denuncia del Observatorio SELVAS (Milán) sobre masacre de 5 adolescentes afro en Cali.

 

Estimado Cristiano Morsolin,

Acuso recibo de la nota del Observatorio Selvas y del Observatorio de la Arquidiócesis de Cali, voy a enviarla a la secretaría para que comparta con el Bureau.

Saludos

Luis Pedernera

Comité Derechos del Niño- Naciones Unidas de Geneva

https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/CRC/Pages/CRCIndex.aspx

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COMENTARIOS:

Arzobispo de Cali Mons. Monsalve Darío, denuncia «violencia de eliminar el contrario», después 8 jóvenes asesinados en Nariño y 5 adolescentes en CALI:

“La actual ola de violencia reproduce la frialdad irracional  de quien va, con la letalidad de la fuerza de las armas, a “eliminar al contrario”. El control drástico de armas estatales  y privadas, y un gobierno que impulse la construcción territorial de paz, abriría horizontes.”

Senador Alexander López Maya (sindicalista de Cali y ex Presidente de la Comisión Derechos Humanos del Senado de Colombia) comenta:

“Hay una correlación entre el abandono estatal y la segregación del Pacífico y la crudeza con la que la absurda delincuencia asesina a nuestros niños y adolescentes.”

 Senador Iván Cepeda (aliado del proyecto nacional antimafia Libera de Italia) declara:

“Van 14 jóvenes asesinados en dos masacres en los últimos días. Vuelven las masacres, esta vez contra adolescentes. La juventud colombiana es la población más violentada y ultrajada. El discurso oficial de protección de derechos de niñas, niños y adolescentes es pura hipocresía”.

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Observatorio SELVAS (Milán) felicita a Luis Pedernera Reyna, nuevo titular de los 10 comités convencionales en la ONU

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Observatorio SELVAS (Milán) felicita a Luis Pedernera Reyna, nuevo titular de los 10 comités convencionales en la ONU

El Observatorio sobre las Américas SELVAS (Milán, Italia) celebró el nombramiento del uruguayo Luis Ernesto Pedernera Reyna –actual presidente del Comité de los Derechos de los Niños– como titular del grupo de los 10 comités convencionales de las Naciones Unidas para el periodo 2020-2021.

Dicho nombramiento se hizo durante la reunión del 27 al 30 de julio de 2020, en donde los integrantes de los 10 comités convencionales discutieron estrategias en el actual contexto de emergencia sanitaria causado por el virus SARS-CoV-2, y abordaron la relevancia de las labores de vigilancia y seguimiento con una perspectiva de derechos humanos.

Así, Pedernera Reyna coordinará a partir de ahora los comités de la ONU contra la Tortura; de Derechos Económicos, Sociales y Culturales; para la Eliminación de la Discriminación contra la Mujer; para la Eliminación de la Discriminación Racial; contra las Desapariciones Forzadas; de Derechos Humanos; de los Derechos del Niño; de Derechos de las Personas con Discapacidad; de Trabajadores Migrantes; y el Subcomité para la Prevención de la Tortura.

En un comunicado, SELVAS indicó que la supervisión de la instrumentación de los tratados internacionales de derechos humanos es una tarea fundamental para favorecer y motivar los procesos consultivos, interpretativos que aclaren y faciliten el cumplimiento de obligaciones convencionales. Y en el contexto de crisis mundial, contribuye a prevenir y evitar retrocesos de lo ya logrado. Y se sumó al llamado de los comités de la ONU para que los Estados fortalezcan y aporten recursos al trabajo de defensa y promoción de los derechos humanos.

Asimismo, manifestó su convicción de que Pedernera Reyna asumirá la coordinación del grupo de Comités “con el rigor técnico y sensibilidad que lo han caracterizado en su gestión como presidente del Comité de los Derechos del Niño”.

E-BOOK “¿Gomorra del Caguán o de Nápoles? Puente entre Italia y Colombia (2004-2009)”, Editor Observatorio Selvas.

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E-BOOK “¿Gomorra del Caguán o de Nápoles? Puente entre Italia y Colombia (2004-2009)”, editor Observatorio Selvas, Milan, agosto 2020. 190 paginas.

Cuando se habla de experiencias internacionales para hacer ejercicios comparativos con relación a lo que está aconteciendo en Colombia, regularmente se buscan ejemplos de los países que han atravesado por las llamadas transiciones democráticas. Poco se ha analizado, sin embargo, otra clase de experiencias. Tal es el caso del movimiento social italiano contra el capitalismo mafioso.

El  E-BOOK “¿Gomorra del Caguán o de Nápoles? Puente entre Italia y Colombia (2004-2009)”, Editor: Observatorio Selvas, Milán, 2020 –  tiene el objetivo de realizar una reseña de las relaciones entre Italia y Colombia sobre el tema de la lucha en contra del narco-paramilitarismo global y sobre la antimafia social, en particular entre 2004 y 2009.

Después de una primera conversación de Cristiano Morsolin con Iván Cepeda Castro, portavoz del Movimiento de Victimas MOVICE (y actual Senador de la Republica del Polo Democrático), él relató la “La lucha contra el capitalismo mafioso” en El Espectador del Jueves 27 de julio de 2006.

“Desde finales de la década de 1940 comenzó en Italia el ascenso de organizaciones criminales. Paulatinamente se generalizó la infiltración de las instituciones, y la desviación de los recursos públicos. Clanes como la Cosa Nostra y la Camorra usurparon tierras con métodos violentos, como ocurrió en el caso de la masacre cometida en 1947 contra campesinos de la Ginestra.

Luego compraron propiedades con el fin de legalizar sus capitales. En el sur de Italia las reglas de la competencia del mercado quedaron sometidas a modalidades extorsivas como el “pizzo”; impuesto cobrado a los comerciantes en Sicilia. Un informe parlamentario de 2003 afirmó que el 2,5 % del PIB anual italiano provenía de fuentes relacionadas con la economía mafiosa. Las organizaciones criminales impusieron así mismo sus reglas en la política.

Según el fiscal de Palermo, Piero Grasso: “Cosa Nostra, muy a menudo, ha sido el propio Estado”. Los escándalos mafiosos comprometieron a Giulio Andreotti -siete veces primer ministro de Italia- y a miembros de la administración Berlusconi. A finales de la década de 1990, se denunció que los mafiosos conseguían votos para políticos del partido de gobierno, Forza Italia.

Para enfrentar esta situación se ha desarrollado un movimiento social contra el poder criminal. Los jueces Falcone y Borsellino, fueron asesinados en 1992 debido a que realizaron grandes procesos

judiciales contra los capos, y les confiscaron cuantiosos bienes. Además se han conformado organizaciones de la sociedad civil que pregonan los valores de legalidad democrática y solidaria. Un buen ejemplo es la asociación Libera que integra 1.200 grupos en toda Italia y que lucha, desde 1995, por la organización de las víctimas de la mafia, y por el uso social de las propiedades ilícitas incautadas. Dado que la mayor parte del patrimonio confiscado se concentra en zonas pobres del sur, los proyectos de Libera apuntan a crear puestos de trabajo en áreas de alto riesgo criminal con un fuerte grado de desocupación juvenil. Su labor ha demostrado que la riqueza arrebatada a la mafia puede servir a programas de inclusión social.

En 1996, Libera dirigió la recolección de más de un millón de firmas de apoyo a un proyecto legislativo que buscaba consagrar la función social de la tierra y los bienes detentados por la mafia. La iniciativa dio lugar a la adopción de la Ley 109/06. Por esta vía legal se han podido entregar cientos de hectáreas a las comunidades, y convertirlas en proyectos productivos agrícolas. El 26 de junio de 2006, Libera presentó ante los medios de comunicación los resultados de un programa de esta naturaleza en la región de Calabria, donde delinque la familia Mancuso de Limbadi y la temible ’Ndrangheta. Como se recordará, en 2004 la operación policial ‘Decollo’ puso al descubierto los nexos de ese clan con el paramilitar colombiano Salvatore Mancuso al incautar más de 5.000 kilos de cocaína.

En Colombia también existen expresiones de resistencia civil que trabajan para que la tierra sea un bien colectivo y no un capital de las redes mafiosas. Su experiencia es afín con la de los campesinos del sur de Italia, pues a pesar de las diferencias geográficas y culturales tienen poderosos enemigos comunes”, concluyó Iván Cepeda.

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Detenzione domiciliare per l’ex presidente Uribe con l’accusa di aver manipolato testimoni. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano

papa e morsolin ott 2017

Detenzione domiciliare per l’ex presidente Uribe con l’accusa di aver manipolato testimoni di fronte alle accuse al fratello di paramilitarismo

5 agosto 2020

La Corte suprema di giustizia della Colombia ha ordinato ieri la detenzione domiciliare per ex presidente della repubblica Álvaro Uribe Vélez (2002-2010), nell’ambito di un processo legato al paramilitarismo, nel quale il fratello dell’ex presidente, Santiago, è accusato di far parte del potente gruppo denominato 12 Apostoli. All’ex presidente Uribe viene contestato di aver manipolato testimoni, in occasione di un dibattito parlamentare del 2014, in cui il senatore di sinistra Iván Cepeda accusò Santiago Uribe di far parte di gruppi paramilitari illegali.
L’interessato ha reagito via Twitter affermando che la decisione gli provoca “profonda tristezza per mia moglie e per i colombiani che ancora credono che io abbia fatto qualcosa di buono per la patria”.

“Per la Colombia si tratta di una prima volta – afferma da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina -. È una notizia che rompe il muro dell’impunità che ancora protegge molti potenti e padroni della guerra, in questo Paese insanguinato da oltre 50 anni di conflitto armato. Va sottolineato il coraggio di Iván Cepeda, figlio del parlamentare Manuel ucciso nel 1994, rappresentante delle vittime dell’associazione Movice, legata alla rete di Libera, in un ideale ponte con le vittime di mafia”.
Lo stesso Cepeda, ora afferma che “non esistono persone al di sopra della legge, per quanto potenti e influenti siano”. Angela Robledo, oggi parlamentare, vice candidata alla presidenza con Colombia Humana nel 2018 e precedentemente decana di Psicologia alla Pontificia Università Javeriana, afferma che Uribe “gode di tutte le garanzie per potersi difendere. Riconosciamo il dolore del Centro democratico. Va rispettato l’equilibrio tra poteri. L’ex presidente Uribe deve prendere la decisione di dire tutta la verità”.
Uribe viene difeso dall’attuale presidente Iván Duque (sempre del Centro democratico) che si dice convinto dell’innocenza dell’ex presidente e del fatto che egli si “sia guadagnato un posto nella storia della Colombia”.