Archivo mensual: May 2022

De Roux su attacchi a Commissione Verità e gesuiti, “sappiamo di essere segno di contraddizione, continueremo a lavorare per la pace”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

10 Maggio 2022 @ 9:35

(Foto: Commissione della Verità)

“Padre Javier Giraldo e io non siamo marxisti, siamo persone dedite a lavorare per la pace e la riconciliazione. Sappiamo che siamo segni di contraddizione perché dove ci sono state tante ingiustizie e più di 10 milioni di vittime, c’è molta paura della verità. Ma continueremo a lavorare fino alla fine”. Il gesuita Francisco De Roux, presidente della Commissione della Verità in Colombia, affida al Sir questa risposta, di fronte agli attacchi che sta subendo in questi giorni di grande tensione, nell’imminenza del primo turno delle presidenziali (29 maggio) e della presentazione, entro giugno, del rapporto sulle vittime che la Commissione è chiamata a stilare. Attacchi che coinvolgono un altro gesuita molto conosciuto nel Paese, padre Javier Giraldo.
“Invece che affrontare il tema della totale assenza dello Stato negli 11 dipartimenti dove i paramilitari del Clan del Golfo hanno proclamato lo ‘sciopero armato’ – afferma da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani -, il presidente Duque e l’establishment preferiscono accanirsi sul presidente della Commissione della Verità, poiché l’unico membro che rappresentava i militari all’intero dell’organismo, il maggiore Carlos Guillermo Ospina, si è ritirato denunciando l’orientamento a sinistra della Commissione. Addirittura, nel quotidiano El Tiempo di domenica scorsa, la nota giornalista Maria Isabel Rueda definisce il gesuita De Roux ‘un santo delle sinistre, che possiede un carattere non belligerante, ma comunque ideologizzato’, mentre la senatrice Fernanda Cabal, vicina all’ex presidente Uribe, ha accusato il gesuita di marxismo”.
Di fronte alle accuse e alle dimissioni di Ospina, padre De Roux aggiunge: “La maggior parte delle persone morte in guerra erano persone povere. Contadini, indigeni, afro, donne del Paese. Simbolicamente, comunicativamente, pedagogicamente, politicamente, questa società è ancora in guerra. Quell’effetto simbolico si trasferisce negli omicidi ai territori. La Colombia deve uscire da lì e, in caso contrario, difficilmente potremmo parlare di cosa costruiremo insieme, nella differenza. È brutale che ci uccidiamo perché continuiamo a pensare in modo diverso”.
Tutto ciò accade, prosegue Morsolin mentre il Clan del Golfo, in alleanza di narcobusiness con ‘ndrangheta calabrese e cartelli messicani, sta impedendo la libera circolazione delle persone per il potere delle mafie globali, arrabbiate per l’estradizione negli States del boss Otoniel, capo dell’organizzazione paramilitare, arrestato lo scorso anno. Il avrebbe boss cominciato a svelare segreti inquietanti sui legami del narcotraffico con politici, imprenditori, esponenti dell’esercito”. Anche il quotidiano El Espectador, in un editoriale di ieri sullo “sciopero armato” afferma che esso è “la prova materiale dell’assenza dello Stato”.

Entrevista exclusiva de Religión Digital de Morsolin con el presidente de la Comisión de Esclarecimiento de la Verdad, P. Francisco de Roux

foto: P. ROUX TESTIMONIAL DEL LIBRO DE MORSOLIN

8 mayo 2022

¿Por cuales razones un jesuita con tanto coraje como De Roux decide de desafiar un gobierno autoritario?

Un duro llamado del jesuita Francisco de Roux, fue dirigido directamente en contra del presidente de la Republica Iván Duque en noviembre de 2021

Este pronunciamiento es parte de la geopolítica de Papa Francisco que ha difundido la entrevista de Religión Digital al padre Francisco de Roux, ‘A cinco años de la firma, la PAZ GRANDE no llega’ en italiano con la Agencia SIR del Vaticano y en inglés

Ahora Religión Digital ofrece esta nueva entrevista exclusiva del presidente de la Comisión del Esclarecimiento de la Verdad, padre Francisco de Roux, realizada durante algunos encuentros en la Iglesia La Soledad de Bogotá

08.05.2022 | Cristiano Morsolin*

¿Por cuales razones un jesuita con tanto coraje como De Roux, actual Presidente de la Comisión del Esclarecimiento de la Verdad (nominado por el ex Presidente Juan Manuel Santos en 2017), ex provincial de la Compañía de Jesús de Colombia, anteriormente director del Instituto de Educación Popular CINEP, decide de desafiar un gobierno autoritario?

“Colombia necesitaba la convocatoria hacia esa paz grande por encima de todos los intereses políticos de partidos. No tuvimos el liderazgo nacional, no solo de presidencia, sino de toda la sociedad para construir la paz. Y así se fue bajando el discurso de la paz, se le fue poniendo adjetivos para controlarla, se la sacó del estado de opinión y hoy en la campaña política es políticamente incorrecto hablar de paz. Los candidatos no lo mencionan porque la paz no da votos. Con la ausencia de esa paz grande no se dio la transformación del sistema de seguridad hacia las comunidades, ni la llegada del Estado con la Reforma Rural Integral. El resultado ha sido más de mil líderes asesinados desde que se firmó la paz”el duro llamado del jesuita Francisco de Roux, fue dirigido directamente en contra del presidente de la Republica Iván Duque en noviembre de 2021.

Este pronunciamiento es parte de la geopolítica de Papa Francisco que ha difundido la entrevista de Religión Digital al padre Francisco de Roux, A cinco años de la firma, la PAZ GRANDE no llega (1) en italiano con la Agencia SIR del Vaticano (2) y en inglés (3).

Ahora Religión Digital ofrece esta nueva entrevista exclusiva del presidente de la Comisión del Esclarecimiento de la Verdad, padre Francisco de Roux, realizada durante algunos encuentros en la Iglesia La Soledad de Bogotá.

-El mayor (r)Carlos Guillermo Ospina, comisionado de la Verdad, presentó su carta de renuncia el pasado 2 de mayo, denunciando que “cuando la responsabilidad de un conflicto armado es netamente del Estado y de sus Fuerzas Militares, pero se deja aparte los otros actores, se le está dando razón política a un sector”. ¿Usted que piensa al respeto?

-La mayoría de las personas que murieron en la guerra fueron personas pobres. Campesinos, indígenas, afros, mujeres del pueblo. Esta sociedad, simbólicamente, comunicativamente, pedagógicamente, políticamente, sigue en guerra. Ese efecto simbólico se traslada en asesinatos a los territorios. Colombia tiene que salir de ahí y si no, difícilmente podríamos hablar de que vamos a construir juntos, en la diferencia. Es una brutalidad que nos matemos por pensar distinto.

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https://www.religiondigital.org/opinion/Morsolin-Colombia-guerrilla-Roux-jesuita-Iglesia_0_2448655114.html

Freddato sulla spiaggia super pm antidroga paraguaiano. Commento di Morsolin su ANSA.

11 maggio 2022

>>>ANSA/ Freddato sulla spiaggia super pm antidroga paraguaiano

Era in luna di miele su un’isola in Colombia, è caccia all’uomo

    (di Maurizio Salvi)

   (ANSA) – BUENOS AIRES, 11 MAGGIO 2022 – Freddato da due sicari,

sbarcati con una moto d’acqua, su una spiaggia colombiana mentre

era in luna di miele con la moglie sposata 10 giorni fa. Marcelo

Pecci Albertini, il super procuratore antidroga del Paraguay è

stato ucciso così, tra i lettini e gli ombrelloni dell’Hotel

Decameron dell’Isola di Barù al largo di Cartagena de Indias, in

Colombia. E subito si è scatenata una vera e propria caccia

all’uomo da parte delle autorità di Bogotà e del Paraguay, con

l’offerta di una super taglia da 460 mila euro per chiunque

aiuti a trovare i killer che hanno compiuto l’agguato.

   Pecci, aveva 45 anni ed era di origini italiane. Si era

sposato ad Asunciòn il 30 aprile con la giornalista Claudia

Aguilera, rimasta illesa nel fulmineo attacco armato in cui è

stato ferito anche un agente della sicurezza dell’albergo che ha

cercato di opporsi all’aggressione.

   La coppia era in un viaggio di nozze dal profilo basso, al

punto che il magistrato aveva scelto di non segnalare la sua

presenza alle autorità di polizia colombiane, che sono state

colte di sorpresa dall’accaduto.

   Dopo la sparatoria Pecci è stato subito soccorso, ma le

lesioni riportate erano così gravi che non c’è stato altro da

fare che costatarne la morte. I media hanno diffuso immagini

della moglie che, in lacrime, copriva il cadavere del marito con

un lenzuolo. Giorni fa la donna aveva rivelato attraverso le

reti sociali di essere incinta.

   Il governo del presidente paraguaiano Mario Abdo ha

condannato vivamente l’omicidio, trattandosi del primo

magistrato paraguaiano ucciso all’estero. Anche la Conferenza

episcopale del Paraguay ha stigmatizzato il mortale attacco a

Pecci, che era un fervente cattolico.

   Il direttore della polizia nazionale, generale Jorge Luis

Vargas, ha sottolineato  da parte sua che le indagini per

risalire agli autori dell’attacco sono cominciate da subito,

grazie all’identikit di uno dei presunti sicari e all’annuncio

di una taglia di due miliardi di pesos (oltre 462.000 euro) che

saranno versati a chi fornirà informazioni atte a catturare i

killer.

   L’alto ufficiale ha chiesto pazienza, indicando che per ora

si sa che uno dei killer era alto 1,74 metri, portava occhiali

scuri e un cappello tipo Panama, ed aveva un accento caraibico

non colombiano. Una parte importante dell’indagine per

individuare una solida pista che porti agli autori del crimine

sarà sviluppata in un lavoro congiunto che prenderà il via nelle

prossime ore fra magistrati e agenti paraguaiani e colombiani.

   Ciò che è certo è che Pecci era un uomo di punta dell’Unità

antidroga e antiriciclaggio della Procura del Paraguay, e che

nel febbraio scorso aveva partecipato ad una maxi operazione

denominata ‘A Ultranza Py’, riguardante le infiltrazioni di

organizzazioni mafiose in Paraguay dal Brasile e dall’Europa,

che aveva portato alle dimissioni di due ministri.

   Prima che si conoscesse quella operazione, Pecci aveva

rivelato in dicembre via Twitter di essersi incontrato a Buenos

Aires anche con esperti della polizia italiana per «esaminare la

eventuale presenza in Paraguay della mafia italiana in generale

e della ‘ndrangheta in particolare». Sulla vicenda l’analista

Cristiano Morsolin ha dichiarato all’ANSA da Bogotà che essa

dimostra che «le indagini di Pecci, che hanno colpito le potenti

mafie della Triple Frontera, fra cui il Comando Vermelho

brasiliano alleato con la ‘Ndrangheta calabrese, hanno dato

fastidio alla narcopolitica latinoamericana». (ANSA).

Maurizio Salvi

ANSA

Maure 2126 – 17B

Buenos Aires – ARGENTINA

Nadia De Munari: Nuevo Chimbote in Perù e Schio in Italia si uniscono nel ricordo a un anno dall’uccisione. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

26 aprile 2022

La comunità d’origine di Schio e quella di Nuevo Chimbote, in Perù, dove è stata uccisa, hanno ricordato a un anno dalla morte, avvenuta il 24 aprile 2021, la missionaria laica Nadia De Munari, cui già la Chiesa italiana aveva reso omaggio lo scorso 24 marzo, giornata dei missionari martiri. A Nuevo Chimbote la pittura murale eseguita in ricordo di Nadia, che lì prestava servizio nell’ambito della missione dell’Operazione Mato Grosso, è meta incessante di chi porta un fiore e di chi dice una preghiera. Nell’ultima settimana, l’Operazione Mato Grosso ha promosso dei momenti di preghiera con i bambini e le famiglie con i quali Nadia De Munari operava. E domenica è stata celebrata una messa di suffragio. A Schio si è tenuta la preghiera itinerante “In cammino con Nadia”, partita dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, nella frazione di Giovenale.
Cristiano Morsolin, vicentino ed esperto di diritti umani in America Latina, commenta al Sir: “Ho conosciuto personalmente la missionaria Nadia de Munari, durante vari campi di lavoro nel vicentino durante gli anni ’90 con l’Operazione Mato Grosso. La sorella Vania e la cugina Katia, già assessore all’Educazione del comune di Schio, continuano nella richiesta di verità e giustizia”. Anche se le autorità peruviane ritengono di aver risolto il caso, collegandolo a un gesto legato alla criminalità comune, “la società civile italiana che lavora da decenni in America Latina si unisce a questa richiesta per Nadia. A mio avviso ci sono alcuni parallelismi anche con la morte di Mario Paciolla, cooperante delle Nazioni Unite nell’Amazzonia colombiana, ucciso nel luglio 2020, assassinato per aver raccolto le testimonianze delle mamme di 6 adolescenti uccisi durante un bombardamento dell’esercito governativo nell’agosto 2019. Non a caso, le famiglie delle vittime hanno entrambe scelto la consulenza legale dell’avvocata Alessandra Ballarini (che segue anche il caso di Giulio Regeni, ucciso in Egitto). È significativo, in ogni caso, che nella giornata dei martiri del 24 marzo tutta la Chiesa italiana abbia ricordato l’impegno missionario di Nadia de Munari”.