Archivo mensual: enero 2023

Perù: condanna all’ergastolo per assassino della missionaria Nadia De Munari. La sorella al Sir, “c’era bisogno forte di verità, non abbiamo sentimenti di vendetta o di odio”. Esclusiva di Morsolin su Sir-Vaticano.

2 gennaio 2023

“Mettiamo finalmente la parola fine a questo giudizio che ci si aspettava, ma che fino alla sentenza non si sapeva come poteva andare a finire. In questo ci sentiamo fortunati rispetto a tante altre famiglie che invece chiedono ancora giustizia. Di sicuro l’autore si merita una condanna severa che riconosca la gravità dell’atto che ha compiuto, ma noi non abbiamo mai avuto desiderio di vendetta o odio nei suoi confronti”. È quanto dichiara al Sir Vania de Munari, sorella della missionaria Nadia de Munari, uccisa nel 2021 a Nuevo Chimbote, in Perù, dopo la notizia della condanna all’ergastolo del ventiquattrenne Moisés López Olórtegui, il reo confesso. In realtà, la lettura della sentenza avverrà l’11 gennaio, ma i giudici hanno già reso note le linee guida rispetto all’esito del processo. Probabilmente, come è stato fatto sapere ai familiari della missionaria, l’avvocato del condannato ricorrerà in appello.
Vania De Munari motiva la mancanza di desiderio di vendetta, “nonostante l’assassino visiti i nostri sogni in forma di incubo e nonostante tutto il dolore che ha causato”, grazie “alla fede incrollabile dei miei genitori, per noi sorelle un grande esempio e un forte supporto per affrontare il lutto”. La sorella ringrazia anche gli altri parenti, gli amici, l’Operazione Mato Grosso, per la vicinanza e l’accompagnamento. “Questo è quello che in questo Natale, accendendo una candela al centro del tavolo, abbiamo sentito, cioè che Nadia è sempre con noi!”
Rispetto alla sentenza, De Munari aggiunge: “Ci sentiamo fortunati rispetto a tante altre famiglie che, invece, chiedono ancora giustizia. L’avvocata Alessandra Ballerini ci ha sempre sostenuti e la ringrazio. C’era comunque un bisogno forte di verità, soprattutto per me. Verità su come si erano svolti i fatti e su chi potesse essere l’omicida. Siamo stati fortunati, perché la squadra degli investigatori e il tribunale peruviano hanno operato bene. Ci aspettavamo tempi più lunghi”.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, che ha conosciuto personalmente Nadia de Munari, commenta al Sir: “La sentenza è anche il risultato dell’attenzione mediatica e della mobilitazione internazionale cui ha contribuito anche il Sir. Era logico aspettarsi tempi più lunghi, vista la situazione di fragilità delle Istituzioni peruviane. In ogni caso, la lettura della sentenza avverrà solo l’11 gennaio e la richiesta di giustizia e verità continua. Se si considerano altre situazioni che rimangono senza risposta, resta urgente la richiesta al Governo di istituire un Ministero per la Pace, come chiesto da Comunità Papa Giovanni 23, Operazione Colomba, Focsiv, Cipsi, Pax Chirsti, Comunità Sant’Egidio”.

Márquez (leader dissidenza Farc) condannato a 25 anni per l’uccisione dell’arcivescovo Cancino. Inampues (Ipazde), “sentenza non pregiudica il cammino della pace totale”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

5 dicembre 2022

Un punto fermo vent’anni dopo. Il leader della dissidenza Farc, e uno dei capi storici della guerriglia colombiana, Luciano Marín Arango, alias Iván Márquez, è stato condannato a 25 anni di carcere per l’uccisione, avvenuta nel marzo del 2002, di mons. Isaías Duarte Cancino, arcivescovo di Cali. La Corte Suprema colombiana ha confermato la condanna a 25 anni emessa in primo grado nel dicembre 2011 contro Márquez e altri membri della dirigenza Farc, poi assolti nel 2013 dalla Corte Superiore di Cali. Il leader della guerriglia aveva, poi guidato la delegazione delle Farc nei negoziati con il Governo di Bogotá all’Avana e firmato gli accordi di pace. Poi, il voltafaccia e il ritorno in clandestinità. Attualmente si troverebbe in Venezuela.


“L’assassinio di mons. Cancino è avvenuto un mese dopo la fine degli accordi di pace a Caguán nel febbraio 2002. E si è scatenata una guerra dei paramilitari e dello Stato contro le Farc. Forse le Farc hanno cominciato a dichiarare guerra a chiunque mettesse apertamente in discussione le loro politiche”, spiega al Sir Andrés Inampues, direttore dell’Istituto per la pace e lo sviluppo Ipazde dell’Università Santo Tomas di Bogotá, oltre che docente di Teologia alla Javeriana. La notizia della condanna di Marquez sta facendo discutere in Colombia, “ma non credo che essa rappresenti in problema per la politica della ‘pace totale’ del presidente Petro, visto che per più di 20 anni è stato affermato che i guerriglieri erano davvero responsabili di questo omicidio. E penso che i guerriglieri stessi lo abbiano riconosciuto”.


Nel frattempo, il Governo sta scegliendo alcune delle figure chiave per portare avanti il processo di pace: il nuovo Commissario per la pace sarà Danilo Rueda, stretto collaboratore del gesuita padre Javier Giraldo, mentre a dirigere l’Unità d’implementazione dell’Accordo di pace sarà Gloria Cuartas, già sindaca di Apartadó.


Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “La notizia riguardante il vile assassinio di mons. Cancino, che venne ordinato per spegnere una voce critica contro le violenze della guerriglia marxista coincide con il sesto anniversario degli accordi di pace. Nella prospettiva della ‘pace totale’ è importante la scelta, per un ruolo chiave nell’implementazione dell’accordo, di figure come Gloria Cuartas, persona capace anche di posizione coraggiose, come quando ha criticato la Missione Onu per non essere davvero arrivata nei territori periferici e non aver appoggiato gli organismi sociali che operano ogni giorno per la giustizia e la pace”. Una critica condivisa dal prof. Inampues: “È preoccupante che l’Onu non sia riuscita a essere presente e a incidere nei territori, in questi sei anni. Speriamo che ora le cose cambino”.

Colombia: appello di società civile e ong, anche italiane, al Governo per una svolta nella promozione dei diritti dell’infanzia. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

30 novembre 2022

Parallelamente al corso promosso dal Consiglio episcopale latinoamericano e al lancio nazionale in Colombia dell’iniziativa continentale “Centralità dell’infanzia”, che si è svolta nella sede della Conferenza episcopale colombiana, varie organizzazioni sociali colombiane e ong, anche italiane, hanno diffuso una lettera aperta al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del bambino di Ginevra e alla relatrice per l’infanzia della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), Esmeralda Troitiño.


“Dopo 100 giorni dell’insediamento del nuovo presidente progressista Gustavo Petro – spiega l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin -, non si può dire che si siano abbandonate le contraddizioni del precedente quadriennio rispetto alla criminalizzazione della povertà infantile e alla mancanza di incisione profonda nelle cause strutturali delle diseguaglianze e esclusioni che provocano fame, violenza, violazioni sistematiche dei diritti dei bambini e bambine, sia colombiani che migranti venezuelani. Possiamo anche ricordare i 3mila bambini morti per sete e fame nella regione arida della Guajira nel corso degli anni”. Tra i firmatari della lettera ci sono voci della società civile di Bogotá, Scuola Viaggiante, Creciendo Unidos, Istituto di pace dell’Università Santo Tomas di Bogotá (Ipazde), Osservatorio sulla realtà sociale dell’arcidiocesi di Cali, ong italiane come Osservatorio Selvas, Cipsi, Millenia.

La lettera segnala alcuni progressi rispetto alla situazione dei minori, per esempio la chiara volontà dell’esercito di non procedere a bombardamenti in accampamenti di gruppi armati nei quali siano presenti minori; ma denuncia anche le situazioni di violenza e criminalizzazione che si vivono in molte zone del Paese, rispetto alle quali è necessario un più deciso cambio di rotta.