Archivo mensual: enero 2018

Sinodo panamazzonico: mons. Kräutler (Repam Brasile), “il Papa si aspetta proposte coraggiose”. Commento di Morsolin su SIR-VATICANO

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29 gennaio 2018 @ 10:47

Continua a far parlare lo storico incontro di Papa Francesco con i popoli indigeni nel Coliseum di Puerto Maldonado, in Perú, preceduto e seguito da giornate che attraverso la rete Repam hanno visto riunirsi religiosi, vescovi e delegati dei popoli amerindi di vari Paesi dell’Amazzonia. Tra questi anche mons. Erwin Kräutler, vescovo emerito di Xingu, presidente della Repam-Brasile, figura ecclesiale di primo piano nella difesa dei popoli amazzonici del Brasile.

Il vescovo Kräutler ha trascorso decenni a combattere per i diritti dei popoli indigeni della regione del fiume Xingu, nell’Amazzonia brasiliana, oggi minacciata dalla gigantesca diga di Belo Monte. Per questo suo impegno è stato più volte minacciato di morte, ha subito un attentato che è costato la vita di un suo collaboratore, padre Salvatore Deiana di Ardauli (Sardegna), e da oltre 9 anni deve ricorrere ad una scorta per la propria sicurezza. Mons. Kräutler non nasconde al Sir il suo entusiasmo per l’incontro di Puerto Maldonado: “Il Papa ha veramente parlato di ciò che viene dal nostro cuore. I popoli indigeni hanno un messaggio da dare al mondo intero: la capacità degli esseri umani di vivere in armonia con Dio, con gli altri, ma anche con l’ambiente.

Il Papa ha citato il passo della Genesi in cui Dio chiede a Caino: ‘Dov’è tuo fratello?’. E lui risponde: ‘Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?’. Io aggiungo il passo successivo in cui Dio dice: ‘Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!’. E questo è esattamente quello che è successo, nel corso dei secoli, alle popolazioni indigene. Il sangue dei popoli indigeni grida a Dio, ma Dio dà la risposta attraverso Papa Francesco. Una risposta di amore, di tenerezza, con un nuovo sostegno a favore della sopravvivenza, non solo culturale, ma fisica, di queste persone”. In riferimento al Sinodo panamazzonico del 2019, il vescovo prosegue: “Il Papa mi ha detto che aspetta dai vescovi delle risposte coraggiose. E penso che il Sinodo per l’Amazzonia sarà un momento opportuno per presentare queste proposte coraggiose”.

Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, commenta a questo proposito al Sir: “Proprio mons. Krautler, mons. Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho (Brasile) e presidente del Consiglio indigenista missionario (Cimi), e il card. Claudio Hummes, presidente della rete ecclesiale Repam e arcivescovo emerito di São Paulo, rappresentano tre voci particolarmente autorevoli dell’episcopato brasiliano e latinoamericano, destinate ad assumere un ruolo importante nella preparazione del Sinodo panamazzonico”.

https://agensir.it/quotidiano/2018/1/29/sinodo-panamazzonico-mons-krautler-repam-brasile-il-papa-si-aspetta-proposte-coraggiose/

Mons. Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho e Presidente CIMI, chiede “che questa Chiesa abbia un volto amazzonico, abbia un volto indigeno, come dice Papa Francesco»; nota di Morsolin.

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Mons. Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho, capitale dello stato amazzonico di Rondonia, e Presidente del Consiglio Indigenista Missionario (CIMI) ha partecipato all’incontro di Papa Francesco con 4.000 rappresentanti dei popoli indigeni e amazzonici in Puerto Maldonado e commenta:

“L’incontro del Santo Padre con i popoli indigeni è stato emozionante perché è avvenuto in modo umile, solo per sentire e vedere i sogni, le speranze e anche il grido di dolore e la sofferenza di fronte alle umiliazioni e alla rapina di un territorio. Il Papa – prosegue il presule – ha sottolineato che questo dialogo tra la Chiesa e le popolazioni indigene è decisivo; i nativi devono essere i protagonisti della loro storia. Il Papa, nel convocare il Sinodo, giustamente chiede che questa Chiesa abbia un volto amazzonico, abbia un volto indigeno.

Il Sinodo amazzonico sarà un momento molto speciale, come ha detto il Papa, per trovare nuove vie per l’evangelizzazione in questa regione, per avere una presenza qualificata tra i popoli amazzonici, affinché la Chiesa sia sempre più una Chiesa in uscita, una Chiesa samaritana, una Chiesa accogliente e a servizio, una Chiesa capace di rispettare i semi del Verbo presenti nelle culture di questa regione», conclude Mons. Paloschi (foto).

Komentarze po wizycie Papieża: Amazonia przykładem dla współczesnego świata, RADIO VATICANA PL

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Słowa Papieża skierowane do ludności tubylczej odbiły się szerokim echem na całym świecie – stwierdził obrońca praw człowieka w Ameryce Łacińskiej, Cristiano Morsolin, odnosząc się do przemówienia w Puerto Maldonado. Były to, jego zdaniem, słowa niezwykle symboliczne, które podkreślają rolę tubylców jako budowniczych dziedzictwa kulturowego i duchowego w obronie całej ludzkości w czasach, w których najważniejsze stały się interesy ekonomiczne.

W podobny sposób słowa Franciszka komentuje ojciec Gaetano Mazzoleni, antropolog i misjonarz, włoski znawca kolumbijskiej i peruwiańskiej Amazonii. Ludy tubylcze uczą świat i Kościół umiejętności rozróżnienia tego, co konieczne od tego, co zbędne. Uczą cieszyć się z życia, również w chwilach niedostatku. Misjonarz podkreśla, że jest to pewnego rodzaju wyzwanie skierowane wobec postawy konsumpcyjnej, która charakteryzuje nasze życie i stanowi zagrożenie również dla Kościoła.

mn/rv, sir

http://pl.radiovaticana.va/news/2018/01/22/komentarze_po_wizycie_papie%C5%BCa_amazonia_przyk%C5%82adem_dla_wsp%C3%B3%C5%82/1360022

El fundador de la teología de la liberación, padre Gustavo Gutiérrez encuentra el Papa Francisco en la Nunciatura Apostólica de Lima. Nota de Cristiano Morsolin

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El domingo 21 de enero de 2018, último día de su visita al Perú, el papa Francisco tuvo un encuentro con el P. Gutiérrez quien fue invitado junto a otras personalidades y miembros de movimientos apostólicos a la Nunciatura Apostólica a primera horas de la mañana. En este breve encuentro el Papa le recordó al  P. Gutiérrez la última vez que estuvieron juntos en Santa Marta en Roma.

El P. Gustavo Gutiérrez, sacerdote, teólogo y miembro de la Orden Dominica tiene una larga e importante trayectoria tanto por su aporte a la reflexión teológica como por su quehacer pastoral. Su permanente y persistente recuerdo que la opción preferencial por los pobres está en el corazón del mensaje evangélico y del seguimiento de Jesús ha marcado centralmente la reflexión teológica contemporánea en el ámbito mundial.

Este breve encuentro entre el Papa Francisco y el P. Gutiérrez expresan el caminar eclesial que desde el Concilio Vaticano II y la Conferencia Episcopal de Medellín busca regresar a lo más genuino del mensaje evangélico: encontrar el rostro de Cristo en la práctica amorosa hacia los más insignificantes.

Papa e Amazzonia: padre Mazzoleni (missionario), “si riaccende percorso di valorizzazione della teologia india”. Seconda parte pubblicata dall’agenzia SIR-Vaticano

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22 gennaio 2018 @ 11:05

“Il dialogo e il riconoscimento dei popoli amerindi da parte di Papa Francesco lanciano un nuovo paradigma di rottura con il colonialismo dell’Amazzonia, riaccendendo l’attenzione sul percorso della teologia india, iniziato nel primo incontro latinoamericano di pastorale con i popoli indigeni e afrodiscendenti a cui ho partecipato a Melgar (Colombia) proprio 50 anni fa, nell’ aprile 1968”.

Così padre Gaetano Mazzoleni, antropologo e missionario della Consolata, tra i massimi esperti italiani di Amazzonia colombo-peruviana, commenta per il Sir lo storico incontro di venerdì scorso a Puerto Maldonado tra il Papa e i popoli amazzonici. Prosegue il missionario: “In questo supposto periodo di crisi ambientale, crisi economica ecc. gli amerindi andini e amazzonici, come gli afro discendenti, sono un modello sperimentato di capacità di sopravvivere con lo stretto necessario e di convivenza con la natura, questo soprattutto nell’Amazzonia.

Ciò rappresenta una sfida alla mentalità di accumulazione e consumista, in cui oggigiorno si vive e che rischia di pervadere anche la Chiesa. Queste persone insegnano al mondo e alla Chiesa la capacità di discernere tra ciò che è necessario e ciò che è superfluo. Insegnano gioia per il dono della vita anche in situazioni di ristrettezze economiche; rispetto, convivenza e cura della natura e dell’ambiente. Insegnano come usufruire e non capitalizzare, usare e non impadronirsi”.
Padre Gaetano Mazzoleni, missionario della Consolata, ha vissuto nell’Amazzonia colombiana a Puerto Leguizamo (dipartimento del Putumayo). È antropologo e docente universitario con esperienze anche in Perù (Puno) e nell’Ecuador (Riobamba). È diventato famoso perché tra il 1971 e il 1983 è stato il direttore del Centro indigenista del Caquetá, coordinando 24 scuole indigene nei territori dei popoli coreguaje, wuitoto e ingano.
Per molti anni è stato direttore nazionale della sezione delle etnie indigene e dei gruppi afrocolombiani della Conferenza episcopale della Colombia.
“Verso il secondo semestre del 1971 – ricorda padre Mazzoleni -, mons. Angelo Cuniberti, vicario apostolico di Florencia, mi incaricò di avviare il Centro indigenista del Caquetá con l’obiettivo di offrire un’attenzione alle necessità di salute, istruzione, difesa e promozione dei gruppi etnici del vicariato”.

In altre parole fare sì che “l’indigeno fosse l’artefice del proprio futuro. Non fu facile da parte della maggioranza della società del Caquetá, del Putumayo e della stessa Chiesa istituzione realizzare un cambiamento di mentalità e considerare gli indios ‘altri’ e ‘uguali’ al tempo stesso”.

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/1/22/papa-e-amazzonia-padre-mazzoleni-missionario-si-riaccende-percorso-di-valorizzazione-della-teologia-india/

Papa e Amazzonia: Morsolin (esperto diritti umani), “discorso storico e particolarmente simbolico”. Prima parte pubblicata da agenzia SIR-Vaticano

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22 gennaio 2018 @ 11:03

“Il discorso di Papa Francesco ai popoli indigeni ha avuto una forte risonanza mondiale”, per la sua difesa dell’Amazzonia come riserva culturale e di vita che deve essere preservata di fronte ai nuovi colonialismi”, come ha sottolineato il Santo Padre. Questo il giudizio di Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, residente a Bogotá (Colombia) di fronte alle parole pronunciate dal Papa venerdì scorso a Puerto Maldonado.

“Si tratta – prosegue Morsolin – di un discorso particolarmente simbolico, che riconosce il protagonismo dei popoli indigeni come costruttori del buen vivir, patrimonio culturale e spirituale per la difesa di tutta l’umanità, di fronte al saccheggio e alla distruzione di multinazionali, del neo-estrattivismo e la forte pressione da parte di grandi interessi economici che dirigono la loro avidità sul petrolio, il gas, l’oro, le monocolture agro-industriali”, come dice Francesco.

Molti movimenti sociali ed ecclesiali, come la Rete Repam e numerosi vescovi “interpretano le parole di Papa Francesco come un discorso storico che sfida la Chiesa ad assumere una realtà con il volto amazzonico e indigeno”.

Papa Francesco, conclude Morsolin, “riattualizza l’opzione preferenziale per i poveri, storicamente esclusi come i popoli indigeni, proprio 50 anni dopo il primo incontro latinoamericano del Celam a Melgar (Colombia) svoltosi nell’aprile 1968, che fu l’inizio di un approfondimento teologico e antropologico dell’impegno pastorale con i popoli indigeni e afro-discendenti di tutto il continente”.

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/1/22/papa-e-amazzonia-morsolin-esperto-diritti-umani-discorso-storico-e-particolarmente-simbolico/

Morsolin entrevista Marco Arana, Presidente de la Comisión de Pueblos, Ambiente y Ecología del Congreso de la República y teólogo de la liberación, sobre visita de Papa Francisco a Perú

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El sacerdote Marco Arana (1962) inició su participación en la resistencia pacífica contra la mega minería depredadora en el año 1993 en los Andes del Norte del Perú, en Cajamarca donde ha apoyado procesos como las consultas populares en Tambogrande, Ayabaca y Huancabamba en Piura o Del Valle del Tambo en Arequipa, en el sur del Perú.

Cuando he encontrado por primera vez al padre Arana en Cajamarca en octubre de 2004 durante una misión de observación sobre el conflicto del agua del Quilish, el sacerdote, graduado en teología en la Universidad Gregoriana de Roma, me había comentado que se considera partidario de la teología de la liberación.

«En la iglesia católica hay una línea profética comprometida con los sectores que sufren, pero también hay corrientes conservadores que defienden el statu quo», precisó al referirse al Opus Dei «que tiene una ideología autoritaria e intolerante».

“En mi opción espiritual llegué a estas luchas desde la teología de la liberación que en mi trayectoria pastoral desembocó en la ecoteología liberadora.

“La afirmación conservadora o racional científica de una perspectiva ecológica no bastan, para ser transformadoras necesitan afirmar su dimensión eco-política liberadora. Se necesita no sólo liberar al ser humano de las cadenas de la opresión social, sino a la madre tierra entera de la opresión y la injusticia ecológica que la depreda y amenaza con la destrucción de nuestra propia especie”, explicó Arana, que fue expulsado de la Iglesia Católica por el Cardinal Cipriani en 2010.

El año pasado nos encontramos en un seminario internacional organizado por la Universidad Nacional de Colombia y Clacso.

Hoy Arana es fundador del Movimiento Tierra y Libertad,  portavoz del Frente Amplio, alianza de izquierda que intentó sin éxito llevar adelante una moción parlamentaria para destituir al presidente Pedro Pablo Kuczynski, y Presidente de la Comisión de Pueblos, Ambiente y Ecología del Congreso de la República.

Hoy el Papa Francisco cuestionó el extractivismo, sea por la exploración petrolera o la minería ilegal, que amenaza no solo los bosques de la Amazonía, sino la propia cultura de los pueblos indígenas, de quienes alabó su sabiduría milenaria.

El Congresista Marco Arana comenta: “Comparto el potente llamado de atención del Papa Francisco sobre la urgencia de proteger y preservar el medioambiente y los derechos de quienes habitan en él.

Al flagelo de la minería ilegal se suman los graves daños ambientales de las corporaciones petroleras, de la agroindustria, el narcotráfico y la deforestación ilegal. Y falta mayor conciencia ambiental en las autoridades y políticos que no respetan el derecho de consulta previa como ocurrió con IIRSA sur que depredan gravemente”.

Francisco ha subrayado «La corrupción le hace mal a nuestros pueblos latinoamericanos y a la democracia. Es un virus social que lo infecta todo».

Al respecto Marco Arana  responde: “Lo dijo delante de políticos fujimoristas que justifican la corrupción, otros que se hallan felices con el estado lobista y otros que en regiones seguramente escucharán que en la lucha contra la corrupción debe ser caiga quien caiga”.

El Papa ha calificado a nuestro sacrosanto modelo como un «modelo de desarrollo caduco que genera degradación humana».

El congresista Marco Arana comenta: “Mañana la DBA dirá que el Papa es “ecoterrorista”, “enemigo de las inversiones”, “antisistema”, “ideologizado”, que debía respaldar el pacto infame mal llamado ‘reconciliación’?. Quienes depredan la Amazonia son: petroleras (están pasando piola: Pluspetrol, Petroperú, Repsol y otras); agroindustria del grupo Romero y Melka; narcotraficantes; deforestadores y mineros ilegales. Sobre los primeros la gran prensa se calla…”

Francisco recuerda: “Enamórense de esta tierra Madre de Dios, comprométanse y cuídenla. No la usen como un simple objeto de descarte, sino como un verdadero tesoro.”

Marco Arana concluye afirmando que “Si en el Ministerio de Ambiente han entendido: qué harán para frenar la destrucción de las cabeceras de cuencas, la deforestación y la contaminación y la criminalización de los defensores ambientales, por un respeto irrestricto del derecho de consulta y no meros formalismos?”.

AUTOR: Cristiano Morsolin, experto de derechos humanos en Latinoamérica donde vive desde 2001.

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FOTO: Congresista Marco AranaPresidente de la Comisión de Pueblos, Ambiente y Ecología del Congreso de la República de Perú

Papa Francesco ricorda la Chiesa schierata contro il dittatore Pinochet. Speciale di Cristiano Morsolin per Vita

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Gerardo Poblete Fernandez, era un sacerdote salesiano, professore di filosofia nel collegio Don Bosco di Iquique. Il 21 ottobre del 1973 fu arrestato sul posto di lavoro e accusato di “spionaggio”. Morì per le torture a cui fu sottoposto nella Prefectura de Carabineros di Iquique.

Omar Ventuirelli Lionelli, era un sacerdote cileno, figlio di italiani. Arrestato desaparecido dal 4 ottobre 1973. Professore all’Università Cattolica di Temuco, partecipava al Movimiento Cristianos por el Socialismo. Fu arrestato nel carcere di Temuco.

Andre Jarlan Pourcel, era un sacerdote francese. Fu assessore della Juventud Obrera Catolica. In Cile visse 18 mesi lavorando nella comuna La Victoria. Il 4 settembre del 1984, giornata di protesta nazionale, salì nella sua camera a pregare, dopo essere intervenuto in favore dei cittadini che stavano subendo repressioni. Una pallottola sparata dai Carabineros lo raggiunse mentre leggeva la Bibbia.

Stupisce che i mass-media italiani non abbiano ricordato l’impegno della chiesa cilena schierata contro la dittatura del generale Augusto Pinochet (’11 settembre 1973 e il 10 marzo 1990 ) durante la recente visita del Pontefice.

CONTINUA A LEGGERE:

http://www.vita.it/it/article/2018/01/19/papa-francesco-ricorda-la-chiesa-schierata-contro-il-dittatore-pinoche/145673/

Padre Antonio Bonanomi: i commossi ricordi dalla Colombia. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano, seconda parte

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9 gennaio 2018 @ 11:29

“Ho incontrato varie volte padre Antonio Bonanomi a Bogotá, al Centro Missioni e Culture dei missionari della Consolata”. Il cooperatore ed esperto di diritti umani Cristiano Morsolin ricorda, dalla capitale colombiana, padre Antonio Bonanomi, missionario della Consolata morto il 7 gennaio all’età di 84 anni: “Nel 2012 gli proposi una ricerca sociologica sul suo lavoro missionario in prima linea, sulla scia del Concilio Vaticano II e della Conferenza di Medellín.

Aveva seguito il cammino tracciato dal primo sacerdote cattolico indigeno Nasa, padre Alvaro Ulque. Spero che sia possibile raccogliere i numerosissimi articoli pubblicati da padre Antonio, che sono la dimostrazione di una grande ricchezza spirituale e sociale. Padre Bonanomi è stato sempre molto coraggioso nelle sue scelte, è stato un missionario scomodo, ma sempre sostenuto dalla sua congregazione della Consolata”.

Da Toribío diverse le reazioni improntate alla gratitudine ed espresse attraverso Facebook. Manuel Rozental, leader sociale del Consiglio indigeno dei popoli del Cauca Cric, scrive: “È stato un brillante antropologo, un consigliere molto vicino ed esigente, un educatore singolare, un attento osservatore e un amico. Mi ha accolto nella parrocchia di Toribío. Abbiamo vissuto insieme, sotto la sua leadership e il suo coraggio, attacchi, molestie, scambi di prigionieri, false accuse, condanne a morte, bugie. Ti sei esposto con il tuo corpo, la tua vita, faccia a faccia e, aspettandoti di essere ucciso, hai parlato chiaro ed hai chiesto e sempre più ottenuto il rispetto di tutte le autorità, capi e comandanti”.

Isadora Cruise, altra leader indigena (nella foto con padre Antonio), ricorda il suo camminare tra le comunità, il lavoro con i giovani attratti dai gruppi armati, il suo impegno per processi educativi autonomi… alcune cose tra le tante. A noi, che allora eravamo giovani, sapeva dire in mezzo alle sue battute frasi piene di tanta saggezza e tenerezza, perché ogni conversazione con lui ci faceva pensare”.

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/1/9/padre-antonio-bonanomi-i-commossi-ricorsi-dalla-colombia/

 

Colombia: morto padre Antonio Bonanomi, missionario della Consolata, costruttore di pace e riconciliazione. Speciale di Morsolin per SIR, prima parte

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9 gennaio 2018 @ 11:27

Fino all’ultimo, quasi sul letto di morte, ha indossato il poncho che gli avevano tessuto gli amati indigeni Nasa del Cauca, regione sudoccidentale della Colombia. A loro e alla causa della giustizia e della pace in Colombia aveva dedicato la sua vita padre Antonio Bonanomi, missionario della Consolata, che il 7 gennaio si è spento all’età di 84 anni ad Alpignano (Torino). Oggi, 9 gennaio, si tiene ad Alpignano, nella casa dei padri della Consolata, la commemorazione funebre. Quindi la salma sarà portata nella chiesa parrocchiale di Giovenzana Colle Brianza (Lecco), località di nascita del missionario, dove si svolgeranno la recita del rosario (oggi alle 20.30) e la funzione funebre (domani alle 15). Padre Antonio Bonanomi (1934-2018), che dal 2014 era rientrato in Italia per problemi di salute dalla Colombia (dove aveva vissuto per 36 anni), è stato per 19 anni, dal gennaio 1988 al giugno 2007, a Toribío, nel nord del Cauca, sulla cordigliera centrale delle Ande: un luogo strategico per le vie di comunicazione e per la vicinanza alla città di Cali, ed epicentro delle attività di guerriglia, soprattutto delle ora disciolte Farc-Ep, che qui avevano formato il “sexto Frente” (sesto Fronte).

Quel territorio si era progressivamente convertito in uno dei principali teatri di guerra, con gravissime conseguenze per la popolazione civile, in gran parte appartenente al popolo nativo Nasa. A Toribío padre Antonio Bonanomi ha lavorato come coordinatore della équipe missionaria, formata da sacerdoti, suore e laici, lasciando un ricordo indelebile.

“Guerre, persecuzioni, violenze, povertà… sono temi che hai sempre citato nelle tue prediche. Ma per cambiare un mondo cosi grande, tu partivi dalle cose più piccole, dentro ai nostri cuori. Quando parlavi nella tua chiesa o in qualsiasi altro luogo, toccavi l’anima delle persone”. Così lo ricorda su un gruppo facebook dei Missionari della Consolata la nipote Alice Panzeri, che gli è rimasta vicina in quest’ultimo periodo.

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/1/9/colombia-morto-padre-antonio-bonanomi-missionario-della-consolata-costruttore-di-pace-e-riconciliazione/