La società civile colombiana, appoggiata dai rappresentanti ONU per i diritti dell’infanzia, lavora per superare un sistema di esclusione sociale presente nel paese (Cristiano Morsolin)
100 milioni di bambini in tutto il mondo vivono e lavorano in strada.
In occasione della Giornata Internazionale dei bambini/e in situazione di strada del 12 aprile scorso, la Relatrice Onu sullo sfruttamento sessuale dei bambini Maud de Boer-Buquicchio e la Relatrice ONU per il diritto alla casa adeguata Leilani Farha hanno dichiarato: “Sono abbandonati, rifiutati, espulsi: forse 150 milioni di bambini/e in situazione di strada in tutto il mondo soffrono grandi violazioni dei loro diritti, senza essere presi in considerazione”.
Questi bambini e bambine scappano dalla povertà, da famiglie distrutte, dalla violenza domestica, da conflitti e guerre. Scappano in strada perchè semplicemente non c’è un altro luogo dove andare. Una volta in strada soffrono discriminazioni e stigmatizzazioni.
“Una chiave per cambiare le vite dei bambini di strada è garantire la loro partecipazione in programmi e in politiche fondate sui diritti umani, garantendo una casa adeguata e l’accesso all’educazione” sottolineano. Le esperte Onu sollecitano gli Stati ad appoggiare i bambini e le bambine in situazione di strada attraverso interventi specializzati per assicurare che i loro diritti, incluso il diritto a non soffrire violenze e discriminazioni, così come il diritto ad una casa decente, siano assicurati.
Su questi temi è stato lanciato un appello da parte di 74 esperti di tutto il mondo, in cui tra l’altro si sottolinea che “L’insieme delle indagini sociologiche e le esperienze in questi ultimi 30 anni dimostra che l’esperienza dei bambini/e che vivono e lavorano in strada, va ben oltre le tattiche limitate e i comportamenti di “rischio”. Include gli encomiabili sforzi e le lotte per far fronte nella vita quotidiana ad ambiente adversi, sviluppando relazioni solidali con altri bambini e adulti. (…) Esiste una varietà di punti di vista per mettere a fuoco le diverse questioni relative alla vita dei bambini/e che vivono e lavorano in strada. Non ci devono essere barriere teoriche e concettuali per la costruzione di un quadro flessibile di riferimento. L’intervento e la ricerca analizzano diversi aspetti e problemi dei bambini. La costruzione di un quadro adeguato è possibile attraverso una rete di esperti (del mondo universitario, delle ONG e delle agenzie ONU) che lavorino insieme. Negli Anni ‘90 questo dialogo fruttuoso è stato realizzato dal Gruppo di lavoro internazionale sul lavoro minorile IWGCL (presieduto dall’indiana Nandana Reddy). Crediamo che si debba andare avanti in questa direzione. Crediamo che sia vitale che tutti i punti di vista e le varie metodologie si riflettano in questo percorso attivato dalle Nazioni Unite”.
Nel corso di una sua recente visita in Colombia (26-30 aprile 2015), su invito della Rete di ONG contro il reclutamento dei bambini soldato COALICO, Sara Oviedo, Vice Presidente del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, ha usato parole forti: “Dobbiamo sradicare tutte le forme di violenza contro l’infanzia, lo sfruttamento sessuale, la violenza domestica, il reclutamento forzato da parte dei gruppi armati illegali, perchè sono la causa della morte di tre bambini ogni giorno in Colombia. Esiste una pessima distribuzione della ricchezza che divide la maggioranza dei lavoratori dai padroni dei mezzi di produzione. In questo modo si rendono vulnerabili anche i diritti dei bambini e adolescenti a causa di una cultura purtroppo diffusa in Colombia che accetta la divisione tra ricchi e poveri e il mondo politico mantiene questo sistema di esclusione”.
Mentre alcuni analisti mettono in luce i progressi economici della Colombia con l’aumento vertiginoso del PIL al 4,2% nel 2014, quattro anni fa le Nazioni Unite hanno redatto un rapporto sui livelli di disuguaglianza nel mondo; la Colombia è il terzo Paese più disuguale del pianeta, preceduto solo da Haiti e dal Sudan.
Dati confermati anche da rilevazioni più recenti: da uno studio su dati raccolti dal mese di luglio 2012 e giugno 2013 dal Dipartimento Amministrativo Nazionale di Statistica (DANE) è emerso infatti che, su 47 milioni di abitanti, 14 milioni e 600 mila sono poveri e tra questi oltre 4 milioni vivono in condizioni di povertà estrema, ossia il 10,1 % del totale nazionale.
I mass media colombiani non hanno pubblicato la preoccupazione di Wanderlino Nogueira, magistrato brasiliano in pensione, coordinatore del gruppo del Comitato delle Nazioni Unite che si sta occupando dei bambini e adolescenti in situazione di strada. Così valuta la situazione colombiana: “L’organizzazione della società colombiana è segnata dalla separazione di una elite di classe ricca dalla maggioranza della popolazione molto povera, che non è riconosciuta socialmente. Il Comitato Onu si stupisce per questa diseguaglianza sociale e politica che suscita clamore in tutta l’America Latina, sono livelli inauditi di emarginazione, sembrano le divisioni delle caste imperanti in Bangladesh o India. Le popolazioni rurali, indigene, afrodiscendenti della Colombia sono cristallizzate in paria, caste inferiori, senza via d’uscita anche a causa del conflitto armato. Serve una rivoluzione per rompere le divisioni in caste tra ricchi e poveri perchè non si valorizzano i punti di vista, le culture, dei popoli indigeni che non sono stati incorporati dalla cultura dominante.
Dobbiamo costruire pace per neutralizzare la militarizzazione della cultura in Colombia. Dobbiamo trovare una via d’uscita perchè la risposta dello Stato alla lista di raccomandazioni del Comitato ONU che ha esaminato le poliche colombiane nel febbraio scorso, è totalmente insufficiente”.
Sara Oviedo e Wanderlino Nogueira, criticati dall’establishment colombiano dalle colonne del quotidiano El tiempo, dimostrano particolare interesse alla lettera aperta dei 74 esperti. Colpisce che i due abbiano concordato sull’esistenza di una vera e propria segregazione stile apartheid colombiano, raccontata in un mio articolo per Unimondo.
Concludendo, l’importante sostegno degli esperti ONU Sara Oviedo e Wanderlino Nogueira al lavoro della società civile in un contesto particolarmente difficile con oltre mezzo secolo di conflitto armato interno, ci incoraggia ad andare avanti in questo cammino di lotta contro l’esclusione e contro le mafie, con la forza dell’impegno di Nandana Reddy, direttrice dell’Ong Indiana «Concerned for working children»Cwc, candidata al Premio Nobel per la pace 2013 e 2014 dal comitato norvegese per il suo impegno a favore dei bambini lavoratori e contro i matrimoni precoci.
Vedi articolo UNIMONDO
http://www.unimondo.org/Notizie/Colombia-le-diseguaglianze-colpiscono-i-bambini-150766
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