Archivo mensual: marzo 2021

Ong scrivono all’Onu dopo affermazioni del ministro sui minori reclutati nella guerriglia, definiti “macchine da guerra”. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

23 marzo 2021

Una lettera aperta a Luis Pedernera, presidente del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia di Ginevra. È quella inviata da vari organismi della società civile, tra cui Cipsi, Corporazione Millenia (diretta dall’ambasciatore emerito delle Nazioni Unite, Francesco Vincenti), l’Osservatorio della realtà sociale dell’arcidiocesi di Cali. L’iniziativa nasce dopo il bombardamento dell’Esercito contro la dissidenza Farc, che una decina di giorni fa, nel dipartimento del Guaviare, ha coinvolto numerosi minori, uccidendone 12.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, commenta al Sir da Bogotá: “Si tratta di una nuova iniziativa legata all’indignazione per l’affermazione del ministro della Difesa, Diego Molano, secondo il quale i minori coinvolti nei conflitti armati sono ‘macchine da guerra’. Questo tema dei minori, vittime del reclutamento forzato come strategia del ‘genocidio politico in Colombia’, sarà oggetto anche di varie denunce del Tribunale dei popoli, che torna a riunirsi questa settimana, con udienze a Bucaramanga, Medellin, Bogotá, con la partecipazione personale anche di Gianni Tognoni, segretario della Fondazione Lelio Basso, e di Marielle Fannon, della Fondazione Fannon di Parigi. Altri membri interverranno virtualmente, tra cui il giurista Luigi Ferrajoli”.
Nella lettera vengono presentati alcuni profili di minori e raccontate alcune storie, tra cui quella della sedicenne Danna, tra le vittime del Guaviare, che aveva tentato in tutti i modi di chiedere aiuto per poter proseguire gli studi.

Luca Attanasio e la necessitá del Ministero della Pace. Speciale di Morsolin su VITA.

24 febbraio 2021

Anche a Bogotá la notizia dell’attentato all’ambasciatore Attanasio rimbalza su vari mass-media internazionali come El Espectador, The Guardian, El Comercio, Telesur e si riapre un dibattito importante: perché non dotare il nostro Paese di un dicastero ad hoc?

Era uno degli ambasciatori italiani più giovani al mondo: 44 anni. Attanasio era sposato con Zakia Seddiki, di fede islamica, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia” che opera nelle aree più difficili del Congo.

Il Senatore Sandro Ruotolo sottolinea su twitter che «nell’attacco a un convoglio Onu nel Congo sono stati uccisi l’ambasciatore Attanasio e un carabiniere, Vittorio Iacovacci, l’autista congolese Mustapha Milambo Baguma, del convoglio umanitario del Programma Mondiale di Alimenti PAM su cui viaggiavano. Una notizia che ci sconvolge ma che ci riporta alla realtà, alle guerre “dimenticate” che con la pandemia abbiamo ulteriormente rimosse»..

Sarebbe stato un tentativo di rapimento, ma la Presidente della Corte Penale Internazionale CPI, Fadou Bensouda, «condanna energicamente l’attacco al convoglio umanitario e di peacekeeping delle Nazioni Unite, che costituisce un crimine nell’ambito dello Statuto di Roma della CPI».

Contribuire al raggiungimento della pace

«Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato non lo è in Congo dove purtroppo ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani ma anche contribuire per il raggiungimento della pace»

Con queste parole il diplomatico Attanasio, aveva ricevuto lo scorso ottobre il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace 2020 «per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli” e “per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà».

«Era un diplomatico bravo e moderno – ricorda Mario Giro, grande esperto d’Africa con la Comunità di Sant’Egidio e che ha incontrato Attanasio da viceministro degli Esteri – che agiva interpretando lo spirito nuovo del ministero degli Affari esteri, che comprende da qualche anno anche la cooperazione. E lui la intendeva anche in senso economico, voleva rilanciare il ruolo dell’imprenditoria italiana in Congo facendo conoscere il meglio del nostro Paese. Al tempo stesso aveva una grande sensibilità verso i poveri. Era un vero credente».

Appena qualche giorno fa l’Unicef denunciava una situazione di grave rischio per oltre 3 milioni di bambini sfollati, in questa enclave strategica per la ricchezza di risorse naturali come petrolio, uranio, cobalto, oggetto del controllo mafioso di multinazionali e di Stati Falliti, considerando anche la guerra fratricida di Rwanda e Repubblica Democratica del Congo RDC (grande 8 volte l’Italia e ha 80 milioni di abitanti).

Luca Attanasio non era un ambasciatore in giacca e cravatta, ma era abitutato a incontrare i popoli fin dai tempi dall’oratorio in Brianza, nel dicembre del 2005, aveva organizzato l’ospitalità per i giovani venuti a Milano per partecipare all’incontro ecumenico della comunità di Taizè.

Qui in America Latina i TG diffondono la foto di Attanasio esanime, in una jeep sgangherata che corre verso l’ospedale di Goma della MONUSCO, la missione ONU per la RDC che da diversi decenni cerca di essere forza di pace nel Paese.

Attanasio muore in jeans neri e scarpe sportive sporche di terra, simbolo eloquente della cultura dell’incontro tanto cara anche a Papa Francesco, di quella terra africana che l’ha reso martire, lasciando Zakia Seddiki, marocchina, vedova dell’ambasciatore, «consulente e mamma di tre bimbe».

Maria Rita Gallozzi, cooperation projects in sub-Saharian Africa, aggiunge che «era un uomo di pace, ha sempre preso posizione sulla guerra e sulle vendite d’armi in quella zona dell’Africa centrale conosciuta, purtroppo, per il fenomeno dei bambini soldato».

Una strage all’ombra della civiltà occidentale?

Archiviare la strage nella foresta congolese come un fatto lontano, di un popolo all’ombra della civiltà occidentale, sarebbe troppo facile. “Quello che sta succedendo in Congo, in Kivu, in Africa, è davvero la retroguardia della civiltà?” – si chiede Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, la “diplomazia parallela” che ha promosso accordi di pace in Mozambico e Sudan. “Sono davvero le stesse zone geografiche che gli antichi romani segnavano sulla cartina con la scritta Hic sunt leones?”.

In verità, il cosiddetto “mondo civilizzato” ha le sue responsabilità. Come scrive Mario Giro nel suo libro Guerre nere (Guerini Edizioni), l’Africa sta diventando «il laboratorio di una globalizzazione senza misericordia né benevolenza». Il primato dell’interesse economico sull’uomo, sulla preservazione della comunità va di pari passo con il suicidio, o l’assassinio dello Stato. «Penso alle popolazioni spostate per far spazio allo sfruttamento delle materie prime, dal coltan al cobalto, alla natura distrutta», conclude Riccardi, ministro della cooperazione internazionale nel governo Monti.

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http://www.vita.it/it/article/2021/02/24/luca-attanasio-e-la-necessita-del-ministero-della-pace/158445/

Repressa con violenza manifestazione dell’8 marzo, in seguito ad alcuni attacchi contro le chiese e atti vandalici di poche manifestanti. Parlamentari commentano articolo di Morsolin su SIR-Vaticano.

9 marzo 2021

Giornata di manifestazioni, alcuni eccessi e atti vandalici, stigmatizzati dalla sindaca Claudia López, e ingiustificate repressioni. Ieri, per la Giornata internazionale della donna, a Bogotá è andato in onda lo stesso film già visto varie volte nell’ultimo anno e mezzo. Migliaia le donne scese in piazza per la ricorrenza e per protestare contro i femminicidi, già 47 in Colombia dall’inizio dell’anno.
Mentre la manifestazione si snodava, come di consueto, attraverso la centralissima carrera 7, un gruppo di giovani donne ha dato fuoco a una croce di fronte a una delle entrate laterali della chiesa di San Francesco, uno degli edifici coloniali più antichi e visitati della capitale, a pochi passi dalla fermata del metro-bus Transmillennio del Museo dell’Oro. Di fronte al deprecabile episodio commesso da una minoranza, si è scatenata, secondo la testimonianza diretta di Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, una sproporzionata repressione: “Come osservatore internazionale e difensore diritti umani sono testimone oculare della violenta repressione di una pacifica marcia di migliaia di giovani donne, migliaia di ventenni, repressa con uso indiscriminato della forza da parte di migliaia di agenti Esmad in tenuta antisommossa”. Alcune scritte contro il clero sono state scritte sulla chiesa di San Diego, un paio di chilometri più a nord. Quanto accaduto davanti alla chiesa di San Francesco, secondo l’esperto, “è stato il pretesto per iniziare una feroce repressione, con gas lacrimogeni e bombe stordenti. Ho avuto paura del peggio, perché l’Esmad ha chiuso tutti gli ingressi alla piazza, migliaia di giovani si sono messe a correre e a gridare con il lancio delle prime bombe lacrimogene, che non avevano nessun senso. Ho aiutato una giovane mamma e ho alzato da terra la sua bimba di dieci anni, che stava piangendo, ho gridato avvertendo che c’erano molti bambini e un agente antisommossa mi ha puntato il fucile, un altro mi ha lanciato una bomba stordente a pochi metri”. Morsolin riporta la testimonianza della ventottenne Jenny Camacho, riciclatrice in una cooperativa: “So che Papa Francesco è a fianco delle donne lavoratrici come noi, oggi abbiamo marciato contro la violenza contro le donne e una società patriarcale. Chiediamo un lavoro degno per uscire dalla povertà e dare un futuro ai nostri figli”.

COMENTARIOS

Diputada Katherine Miranda (Verdes):

Es miope y simplista definir la lucha feminista por los daños materiales.

Hablemos de las muertes físicas, simbólicas, sociales y políticas de las cuales somos víctimas las mujeres todos los días en Colombia!

Diputado Inti Asprilla (Verdes):

Sobre lo qué pasó ayer en las manifestaciones del día internacional de la mujer: la violencia de unas, no justifica violar los derechos de todas.

Luciana Cadahia, profesora de la Universidad del Cauca:

La alcaldesa de Bogotá,  Claudia Lopez, manda a las fuerzas de seguridad para reprimir nuestra marcha feminista. Siempre encuentra una excusa para censurar el movimiento social. Su gestión será recordada como autoritaria e ineficaz.

Minacciato di morte il vescovo di Buenaventura. La vicinanza dei vescovi Rueda e Monsalve. Morsolin, “signori della narco-economia alzano il tiro”. Commento di Morsolin sul SIR-Vaticano

4 marzo 2021

Tra i molti messaggi di solidarietà dal mondo ecclesiale giunti al vescovo di Buenaventura (Colombia), mons. Rubén Darío Jaramillo, più volte e anche recentemente minacciato di morte, c’è quello dell’arcivescovo di Bogotá e primate di Colombia, mons. José Rueda Aparicio, che in una nota firmata assieme ai vescovi ausiliari, condanna le minacce ricevute da mons. Jaramillo, conferma la sua vicinanza non solo ai vescovi del Pacifico, ma a tutta la popolazione, rivolge un appello ai responsabili delle violenze, perché “abbandonino i loro propositi”, e chiede infine alle autorità di garantire equità e “sviluppo sostenibile” alle zone periferiche del Paese.
Solidarietà viene espressa anche dall’arcivescovo di Cali, mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, che in un tweet parla di “solidarietà e preghiera fraterna”.Nelle scorse settimane la società civile di Buenaventura era scesa in strada per reclamare pace e sicurezza e per chiedere allo Stato di non lasciare nell’abbandono i territori periferici del Paese. Dall’inizio dell’anno in tutto l’Ovest, dalla zona fluviale del Baudó a Nord, fino a Tumaco a Sud, quasi ai confini con l’Ecuador, si sono moltiplicati massacri, uccisioni di difensori di diritti umani e leader sociali, sfollamenti forzati della popolazione civile.
Commenta al Sir da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Solo un anno fa venne lanciata una granata dentro il municipio per fermare il lavoro del nuovo sindaco Victor Hugo Vidal, leader dello sciopero civico del 2017, ma anche catechista e debitore dell’opera pastorale del vescovo afro Gerardo Valencia Cano, tra gli animatori della Conferenza di Medellín del 1968. Ora i signori della guerra e della narco-economia alzano il tiro e minacciano di morte il vescovo di Buenaventura, nel principale porto colombiano, nodo strategico dell’economia globale”.

SECONDA PARTE

Minacciato di morte il vescovo di Buenaventura. Mons. Jaramillo, “non posso abbandonare il mio popolo”

I 14 vescovi del Pacifico colombiano sono riuniti da martedì fino a oggi in un incontro convocato d’urgenza, per affrontare il tema della crescente violenza, che riguarda le regioni occidentali e sud-occidentali del Paese, in particolare i dipartimenti di Chocó, Valle del Cauca (soprattutto nella città portuale di Buenaventura), Cauca e Nariño. Proprio nel contesto dell’incontro è emersa la notizia che il vescovo di Buenaventura, mons. Rubén Darío Jaramillo, ha subito recentemente minacce di morte da parte di gruppi criminali, che ostentano il proprio potere sulla città, primo porto colombiano del Pacifico e snodo strategico per tutti i tipi di traffico contro la legge. “Come pastore non posso abbandonare il mio popolo”, ha dichiarato il vescovo, confermando la volontà di proseguire con la sua opera di denuncia.
Moltissimi i messaggi di solidarietà giunti a mons. Jaramillo. Il ministro dell’Interno, Daniel Palacios Martínez, oltre a condannare le minacce contro il vescovo, ha annunciato di aver rafforzato la sua protezione. Segno evidente che le minacce vengono ritenute credibili.

Da molti anni un vescovo colombiano non era così esposto a livello di sicurezza. “Dobbiamo proteggerlo e dagli tutte le garanzie perché continui a denunciare la corruzione, la violenza, gli sfollamenti e il narcotraffico”, ha commentato la vicepresidente della Repubblica, Martha Lucia Ramírez.
Solidarietà e richiesta di protezione sono arrivate anche dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Solo una settimana fa il presule si era riunito con la rappresentanza in Colombia dell’Unione europea, con gli ambasciatori di vari Paesi (Germania, Francia, Norvegia e Svezia) e con varie ong.