Archivo mensual: May 2014

Conference on Realistic Peace and Turbulent Transitions – Rosario University in Bogota

Conference on  Realistic Peace and Turbulent Transitions (1)Author: Cristiano Morsolin

After our collective book “Renovadas formas de hacer oposicion”, Rosario University organizes an international Conference on Realistic Peace and Turbulent Transitions with Daniel Pécaut (EHESS Paris), Antanas Mockus and some experts from Colombia, Germany, UK.

Fredy Cante, professor in Rosario University talks about Power, morality and peace. In modern societies the peace has to realistic meanings: i) In international affairs, is an interlude of cheating between two periods of fighting (Ambrose Bierce’s Devil’s Dictionary); ii) in general, is a form to promote war by means destructive progress (economic growth and prosperity), which implies structural violence against marginal people (poor societies in other geographies, and future generations), and destruction of nature. The main cause of this problem is the persistence of the next social failures: a) expansion of different kinds of power (destructive, technical, economic, and ideological) through abstractions (mainly reason and money); b) Weak morality because a big majority of people are only individuals (which have only economic preferences) and no persons (that have meta-preferences and morality), and this produce voluntary servitude (La Boetie) and banality of evil (Arendt). Besides the philosophical discussion is showed some empirical evidence.

Carlos Eduardo Maldonado, professorSchool of Political Science and Government Universidad del Rosario, talks about THE COMPLEXITY OF NON-VIOLENT ACTION. Non-violent action is – and has been throughout history, a non-evident social and political move of societies. For, the rule has been violence in its manifold forms, layers and expressions. Violence has been served in history as sort of gratis principle. Henceforth, it has had a scandalous value. This paper argues that non-violent action is worthy in a variety of modes precisely because of its complexity. Arguments about such a complexity are provided that, at the same time, she light on the linearity of violence. This paper claims that non-violent action corresponds to a political dimension in which society has become a magnificent complex organism. Moreover, non-violent action corresponds to the phase of highest complexity in a social organization. Examples are provided ranging from ecology to population biology, from ethology to swarm intelligence. At the end, several conclusions are drawn that shed new lights on the social, cultural, and political understanding of our world and to the foreseeable future.

Dr Hartmut Quehl, Director of the Felsberg Institute for Education and Academic Research (FIBW), talks about Reconciliation and Historical Processes.  Recently, reconciliation has started to play an increasingly important role in political discourses when it comes to ways out of conflict constellations. Discourse participants frequently underestimate the complexity of the issue at hand.  Depending on the participants’ point of origin, reconciliation is an emotional and psychological necessity, a social activity, a cultural convention and skill, an object of political regulation, or a historical process. Yet, surprisingly, reconciliation is not used as a term with legal implications in the discourse mentioned.  In fact, criminal law refers to reconciliation in the context of compensation acts between victim and perpetrator. In international law, reconciliation is treated within the overarching context of transitional justice, but it is not a juridical term used in jurisdiction. This fact exposes some fundamental attributes of reconciliation: reconciliation cannot be forced, but rather has to grow from independent discretion, and, reconciliation processes can be planned only to a limited extend.This paper approaches the topic of reconciliation from an historical perspective. It is based on the the following hypotheses premises :

  • a reconciliation processes is historical per se
  • a reconciliation process must be preceded by traumatic experiences
  • a reconciliation process can only partially be steered and regulated
  • a reconciliation process has to incorporate the principle of „forgive and forget“ and is directly connected with the collective memory of a societal group
  • reconciliation processes polarize and incorporate components of societal division and marginalization

These hypotheses will be elaborated by using the following examples:

–              Historic synchronisation and generational change: the German example after 1945

–              European discourses on rememberances of National Socialism, Fascism, and War

–              Prognosis on the willingness to reconcile: the examples of South Africa and Lebanon

–              Combatants as perpetrators and victims — examples from liberation wars

Europarlamentare Pino Arlacchi (PD) commenta nuovo libro di Morsolin su azione non violenta contro le mafie

PINO ARLACCHI- ex Vicesegretario generale dell’Onu e tra i massimi esperti a livello mondiale di sicurezza internazionale e antimafia:

«Metto a disposizione dei lettori di questo sito la mia prefazione al capitolo“Acción no violenta y lucha antimafia: ¿Qué puede aprender Colombia de Italia?” scritto da Cristiano Morsolin e inserito nel libro Renovadas formas de hacer oposicion  (Freddy Cante, Beatriz Franco Cuervo), promosso dall’Illustre Università del Rosario, in un contesto di una Colombia diversa da quella conosciuta negli Anni 90, che sta ricercando importanti accordi di pace con le guerriglie, con la leadership del Presidente Santos, e un’ampliaconcertacion che coinvolge anche settori della sinistra.

Prima di tutto, per definire il fenomeno mafia si puo’ affermare che:

La mafia è un potere criminale che si serve della violenza per accumulare ricchezza. È anche un potere territoriale, che estrae risorse da un determinato territorio abolendo drammaticamente i diritti umani. La mafia è un potere parallelo extra-legale nei cui confronti non valgono le garanzie costituzionali. Sarebbe generico dire solo che si tratti di un potere violento, perché anche il potere politico può essere violento, e così quello delle dittature che abolisce i diritti, e anche il potere di certe forme di sfruttamento capitalistico altrettanto disastrose come esito per i diritti. Ma il potere della mafia – delle mafie, perché stiamo parlando ormai di un fatto che non è solo italiano ma mondiale – segue più o meno uno stesso modello. La mafia si garantisce l’impunità attraverso la protezione politica, intimidendo o eliminando gli oppositori, sia nello Stato che nella società. Nello Stato chiunque devia da un certo standard di tolleranza e di lassismo nei confronti delle indagini contro la mafia, viene individuato e colpito, e così, nella società civile, chiunque si batta con determinazione e con sincerità, perché rappresenta comunque un pericolo. Questo è il modo con cui le mafie – più o meno in tutto il mondo – si comportano.

Io ho cominciato a interessarmi a questi problemi nel 1977 e pensavo fossero dei problemi meridionali, italiani, ma poi, andando alle Nazioni Unite, mi sono accorto che avevo trattato un fenomeno che in realtà era mondiale. E gli elementi di tale fenomeno sono, in definitiva, tre: la protezione politica, la cancellazione dei diritti, l’uso della violenza ai fini dell’accumulazione. Questi tre elementi rappresentano proprio il marchio del potere mafioso in tutto il mondo .

Morsolin sottolinea come il percorso intrapreso dall’Italia, è diventato il laboratorio della lotta contro la criminalità transnazionale.
Non posso evitare di riferirmi ad episodi di cui sono stato parte attiva. Tra il 1982, data dell’assassinio del generale Dalla Chiesa e del varo delle prime misure di effettivo contrasto della mafia (legge Rognoni-La Torre), e il dicembre 2000, data della Conferenza di Palermo, l’Italia è stata il laboratorio della lotta contro la criminalità transnazionale. Assieme a un gruppo di colleghi e collaboratori che hanno poi proseguito quell’impegno, Giovanni Falcone ha creato una serie di tecnologie giuridiche d’avanguardia, la cui efficacia si è dimostrata micidiale ovunque esse siano state applicate. I pool antimafia, la confisca dei beni, la protezione dei testimoni, l’abolizione del segreto bancario, la specializzazione delle polizie, l’unificazione degli spazi giuridici e l’indipendenza degli uffici investigativi sono alla base della Convenzione di Palermo del 2000 e stanno diventando il linguaggio comune delle polizie e dei pubblici ministeri di tutto il mondo. Concepire tutto ciò nella realtà di venti anni addietro, quando ancora molti si chiedevano se la mafia esistesse davvero, e quando tutti gli altri paesi europei guardavano all’Italia come l’ammalato cronico del continente (oggi il terrorismo, domani la mafia e dopodomani le bombe o la corruzione) equivale a ad una piccola, geniale rivoluzione. Diventata istituzione e orgoglio di tutto il paese. A caro prezzo. E uno dei più cari è stato proprio il sacrificio di Giovanni Falcone (assassinato nel maggio 1992) .

Ho lavorato insieme al giudice Giovanni Falcone che per me rimane il riferimento piu’ importante nella lotta antimafia da un punto di vista istituzionale, ma anche il volto visibile di uno Stato presente che non accetta compromessi ma costruisce politiche di governo per sconfiggere il crimine organizzato. Come ho affermato in un recente convegno all’Aquila.

Il colpo che ha dato Giovanni Falcone, insieme con Paolo Borsellino a Cosa Nostra è stato decisivo; la mafia terroristica, la mafia del sangue e della violenza è stata sconfitta, purtroppo però sopravvive sotto forme più insidiose ma ha dovuto rinunciare al suo progetto di sfida diretta allo Stato. Il grande contributo di Falcone e Borsellino per tutta una generazione di magistrati e uomini di legge è stato quello di rompere la complicità dello Stato con la mafia, una parte dello Stato è riuscito in certi momenti anche a vincere la lotta contro la mafia dimostrando che la mafia è morte e violenza, togliendo consenso alla mafia perché la forza principale della mafia in passato era la popolarità, il fatto che la gente in Sicilia e Calabria e nel resto del Sud, la riteneva un’espressione giusta e valida della cultura e dei sentimenti popolari. Tutto questo è andato in pezzi, è stato distrutto, dall’azione più che decennale di questi uomini di legge accompagnati però dalla società civile. Ci sono state tante persone che sono morte , tanti giornalisti e persone normali, funzionari che nessuno oggi ricorda che facevano il loro dovere e sono stati uccisi dalla delinquenza mafiosa e dalla politica corrotta, alla fine però un risultato l’hanno portato: oggi la mafia è sulla difensiva, la mafia terroristica è stata sconfitta, abbiamo un grande problema di corruzione pubblica collegata con la mafia, una mafia diventata più nascosta e più insidiosa, più sommersa.

Morsolin analizza la mobilitazione della societa’ civile, come per esempio il percorso della rete nazionale Libera, nomi e numeri contro la mafia ma anche vari settori della Chiesa cattolica, dell’imprenditoria sana e di amministratori locali impegnati sul fronte della legalità – ha realizzato un autentico cambiamento culturale».

CONTINUA A LEGGERE:

http://www.pinoarlacchi.it/en/publications/essays/1156-accion-no-violenta-y-lucha-antimafia-ique-puede-aprender-colombia-de-italia-

Libro de Morsolin presente en la 27ª Feria Internacional del Libro de Bogotá

libro UNIV rosario

Título: Renovadas formas de hacer oposición

Editorial: Universidad del Rosario

Autor: Freddy Cante, Beatriz Franco

Año de edición: 2014

ISBN: 9789587384215

 Capítulo 1 

Renovadas formas de hacer oposición

Freddy Cante y Beatriz Franco Cuervo 

Una introducción esquemática

1.1. Libertad versus orden, o la oposición libertaria a las instituciones

1.2. El peso milenario del orden, o la gran dificultad de una oposición revolucionaria

1.3. La división (y consecuente oposición) entre gobernantes y gobernados

1.4. Dos formas de libertad y dos paradojas

1.5. La autocracia equivale a la anulación de la libertad y la oposición

1.6. La democracia como imperio de la ley y ampliación de los derechos políticos

1.7. Democracia como oposición a cualquier monopolio de la verdad

1.8. ¿Cómo hacer oposición en democracias representativas y sociedades inequitativas?

1.9. La oposición exige desnudar a los emperadores

1.10. Dos formas de democratizar y de generar oposición

1.11. ¿Cómo defender a la oposición misma de sus detractores?

1.12. ¿Cómo promover la oposición?

1.13. Demasiada poca oposición

1.14. Los derechos explícitos de la oposición en Colombia a partir de 1991

Capítulo 2 

Años de turbulencia: crisis global, consecuencias múltiples

César A. Ferrari 

2.1. El origen de la actual crisis económica mundial

2.2. Las respuestas de política en los Estados Unidos

2.3. Los límites a la política fiscal y la política partidaria en los Estados Unidos

2.4. Abismo fiscal, acuerdo de último momento y deuda pública

2.5. La política monetaria como único mecanismo expansivo

2.6. La política económica y la actual crisis en Europa

2.7. Crisis europea, ajuste y desempleo

2.8. Ajuste europeo y movilizaciones sociales

2.9. Ajuste y crisis políticas

2.10. ¿Solución europea sin ajuste?

2.11. Estancamiento económico, terremoto y ‘tsunami’ en Japón

2.12. El caso chino

2.13. Movilizaciones populares, Primavera Árabe y petróleo

2.14. Del centro a la periferia

2.15. Realidades latinoamericanas: pobreza e inequidad

2.16. Primarización, manufacturas y empleo

2.17. Crisis y el nuevo orden mundial

2.18. Crisis y enseñanzas económicas

2.19. Realidades en crisis, ideas en revisión

2.20. Los retos para la política económica

Capítulo 3 

Chiapas: la rebelión de los símbolos 

Gustavo Caicedo Hinojos y Sandra Jimena Rodríguez Plazas 

 

Introducción

3.1. La ciudad y los espejos

3.2. El otro México

3.3. ‘Good bye’ Lenin: bienvenidos a la indefinición

3.4. La resistencia como modelo teórico: la virtud de lo común

3.5. La guerrilla parlante: del ruido a la palabra

3.6. Chiapas: el camino hacia la ‘esthesis’

3.7. Política y poesía: Marcos y la nueva producción de sentidos

Conclusiones

Capítulo 4 

El poder blando como alternativa en la lucha contra el terrorismo 

Enrique Ferrer Corredor 

4.1. Sobre las estadísticas y desagregados

4.2. Introducción: la securitización como marco regional

4.3. El contexto mundial y latinoamericano actual

4.4. Apuntes conceptuales sobre el poder blando

4.5. El caso colombiano

Capítulo 5 

Lo que las palabras callan: el valor de la comunicación no verbal como medio de oposición política en Colombia. Otro legado discursivo de Jorge Eliécer Gaitán 1944-1948 

Tatiana Torres 

5.1. Prólogo a la comunicación no verbal

5.2. Desmitificando la comunicación no verbal

5.3. La comunicación no verbal como proceso inconsciente, colectivo y cultural

5.4. Elementos no verbales en Gaitán como fundamentos naturales de la comunicación auténtica y asertiva

Conclusiones: el manejo de la comunicación no verbal como un legado de Gaitán para hacer oposición política

Capítulo 6 

Oportunidades para el desafío político masivo en el contexto del conflicto armado colombiano 

Juan Gabriel Gómez Albarello 

6.1. Condiciones necesarias del éxito del desafío político masivo (1): la necesidad de reconocimiento y cooperación por parte de la población

6.2. Condiciones necesarias del éxito del desafío político masivo (2): la solución del problema de la acción colectiva

6.3. Una propuesta heterodoxa: el reconocimiento de la guardia indígena como parte de la fuerza pública como elemento de una estrategia de desafío político masivo

Conclusiones

Capítulo 7 

Resistencia civil indígena en el Cauca como forma de oposición 

Luisa F Trujillo P. 

7.1. La oposición política en Colombia

7.2. Resistencia civil indígena: alternativas de oposición en el Cauca

Conclusiones

Capítulo 8 

Acción no violenta y lucha antimafia: ¿qué puede aprender Colombia de Italia?   Cristiano Morsolin

Introducción

8.1. La no violencia en los movimientos sociales

8.2. Algunos antecedentes donde se ha forjado el movimiento italiano no violento

8.3. Síntesis sobre definiciones y contextualización de las mafias italianas

8.4. La lucha antimafia de la sociedad civil: el liderazgo de algunos sectores de la Iglesia

8.5. ¿Qué impacto tiene la teología de la liberación en el contexto italiano de lucha no violenta en contra de las mafias?

8.6. Trabajo digno y excomulgar, herramientas no violentas adoptadas por la Iglesia

8.7. Utilización social de los bienes secuestrados a las mafias

8.8. Mujeres en contra

8.9. Aprendizajes de la experiencia italiana

8.10. Educación de calle como pedagogía antimafia

8.11. Relación entre información crítica y memoria

8.12. Inmigrantes africanos se oponen a la esclavitud de los clanes

8.13. Palermo, corazón del cambio

8.14. El poder de los gobiernos locales entre municipios participativos y movimientos decrecentistas

8.15. Globalización de las resistencias

8.16. Comparaciones entre Italia y Colombia

8.17. Alternativas frente al peligro de una ‘democracia mafiosa

Algunas conclusiones

Capítulo 9 

Elementos teóricos desde Gramsci y Rancíere para comprender analíticamente a las FARC-EP  – Ginneth Esmeralda Narváez Jaimes 

9.1. La guerra de las FARC-EP

9.2. La noción de hegemonía en Gramsci: una aproximación al caso de las FARC-EP

9.3. La crisis orgánica: ¿un propósito de las FARC-EP?

9.4. Una revolución contrahegemónica

9.5. Los movimientos sociales y las posibilidades de paz en Colombia

Capítulo 10 

A propósito de la nueva izquierda latinoamericana y el PDA -Referentes para el debate- Gabriel Becerra Y.

10.1. Vigencia de la izquierda y su ascenso en Latinoamérica

10.2. Configuraciones del poder dominante y crisis de hegemonía

10.3. El PDA en el contexto de los procesos latinoamericanos

10.4. El balance del PDA: tres momentos de un proceso

10.5. Los debates del PDA

A manera de conclusión: las perspectivas de la unidad de la izquierda

LINK: http://www.urosario.edu.co/cpg-ri/Investigacion-CEPI/ur/Publicaciones-(1)/Libros/

Memoria do Bispo – profeta Dom Francisco Austregésilo de Mesquita Filho e a luta pela terra no nordeste do Brasil

dom francisco2

Quarta, 30 de abril de 2014

João XXIII e o profeta do Pajeú na luta pela Terra

«À semelhança das árvores, também as pessoas têm raízes. A extensão e a profundidade das raízes dão segurança às árvores; da mesma forma, no universo humano, a solidez das raízes está intimamente relacionada com a natureza da convivência que se estabelece entre as pessoas, ao longo dos anos. Na realidade, nada é indiferente, nada é neutro no mundo dos seres vivos», escreve Cristiano Morsolin, operador de redes internacionais para a defesa dos direitos humanos e da criança na América Latina e Cofundador do Observatório Selvas de Millão (Italia), experto da divida social pela Fundazione «Giustizia e Solidarieta» de Roma, em artigo publicado pelo portal EcoDebate, 29-04-2014.

Eis o artigo.

Instituto UNISINOS – Jesuitas:

http://www.ihu.unisinos.br/noticias/530798-joao-xxiii-e-o-profeta-do-pajeu-na-luta-pela-terra-artigo-de-cristiano-morsolin

Agencia ADITAL:

http://site.adital.com.br/site/noticia.php?lang=PT&cod=80385

http://www.adital.com.br/site/noticia_imp.asp?lang=PT&img=S&cod=80385

Revista Missoes- Consolata

http://www.revistamissoes.org.br/artigos/ler/id/3031

Agencia Ecodebate:

http://www.ecodebate.com.br/2014/04/29/joao-xxiii-e-o-profeta-do-pajeu-na-luta-pela-terra-artigo-de-cristiano-morsolin/

http://antesqueanaturezamorra.blogspot.com/2014/04/portal-ecodebate-edicao-2066-de-29.html

http://www.eubrazilcloudconnect.eu/content/jo%C3%A3o-xxiii-e-o-profeta-do-paje%C3%BA-na-luta-pela-terra-artigo-de-cristiano-morsolin