Archivo mensual: junio 2022

padre De Roux (Presidente della Commissione Verità), “siamo pronti, ci metteremo la faccia. Ho chiesto un incontro al Papa”. Seconda parte su Sir-Vaticano.

FOTO: p. de Roux testimonial del libro di Morsolin.

22 Giugno 2022 @ 10:18

(Foto: Commissione della Verità)

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SOCIETÀ

Colombia: padre De Roux: “uniti nel dialogo per il bene comune”. La madre di Mario Paciolla, “speriamo nella fine di una violenza insopportabile”

Da un lato alcune valutazioni sulla campagna elettorale appena conclusa e sulle elezioni presidenziali in Colombia, anche se le dichiarazioni sono state raccolte domenica, prima dell’inizio dello scrutinio. Dall’altro, alcune anticipazioni, in esclusiva al Sir, sul rapporto della Commissione della Verità, che sarà presentato tra una settimana. Padre Francisco De Roux, gesuita e presidente della Commissione, è consapevole della tensione che grava sul suo gruppo di lavoro, che da quattro anni indaga incessantemente su decenni di violenza e guerra civile, a partire dalla voce delle vittime. A tal punto che più di qualcuno ha ipotizzato che i componenti della Commissione siano pronti a lasciare il Paese per rifugiarsi in Messico o in Argentina, dopo la pubblicazione del documento. A questo proposito, padre De Roux afferma: “La guerra dei mass media in questa campagna elettorale è stata impressionante. In qualità di presidente della Commissione per il chiarimento della verità, ci metterò la mia faccia, lascerò il Paese solo il 14 luglio per un’audizione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per presentare il rapporto finale della Cev e il 15 luglio parteciperò a riunioni istituzionali a Washington. Spero di recarmi presto a Roma perché ho chiesto un’udienza personale con il nostro amato Papa Francesco. A parte questa agenda, sarò sempre in Colombia”.
Aggiunge padre De Roux: “C’è molta pressione perché tra pochi giorni ci presenteremo, saremo pronti. Non consegneremo l’intero rapporto. Presenteremo un messaggio al Paese ed entro luglio pubblicheremo tutti i volumi, più di una dozzina, del rapporto completo della Commissione per il chiarimento della verità, per il bene comune della Colombia. Il 29 giugno presenteremo una sintesi, debitamente motivata, e una dichiarazione dello Stato”.

Colombia: padre De Roux: “uniti nel dialogo per il bene comune”. La madre di Mario Paciolla, “speriamo nella fine di una violenza insopportabile”. Commento di Morsolin, prima parte su Sir-Vaticano.

FOTO: p. Francisco de Roux testimonial del libro di Morsolin.

22 giugno 2022

Padre Francisco De Roux, presidente della Commissione della Verità in Colombia, ha espresso al Sir alcuni auspici per il dopo elezioni, in alcune dichiarazioni raccolte domenica scorsa a margine della messa celebrata a La Soledad, sede dei gesuiti a Bogotá, e quindi senza ancora sapere della vittoria della sinistra di Gustavo Petro: “Dio ci dà un chiaro segno che non si deve avere paura e che non dobbiamo continuare a combatterci. Dio muove la storia. Non si deve dire che, alla luce dei risultati, si scapperà all’estero. No. Dio chiede al popolo colombiano di unirsi per il bene comune del Paese, per creare un clima di nazione con un atteggiamento sereno di dialogo, come ci insegna papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Dio ci chiama ad agire, a costruire un nuovo cammino verso la trasformazione del Paese. Facciamo dunque un nuovo patto, una nuova alleanza, partendo dal fatto che Dio offre il suo sangue da versare sulla Croce. Costruiamo tutti una nuova comunità di amore, di perdono reciproco, di autentici discepoli”. Superando “la tragedia della paura, dell’insicurezza, dell’assassinio di leader sociali ed ex combattenti”.
Commenta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che ha collaborato nella raccolta delle dichiarazioni di padre De Roux: “Un dato fondamentale, domenica scorsa, è stato il 58% di partecipazione, la più alta dalla nuova Costituzione del 1991. Essa ha dato significato al sacrificio di decine di migliaia di persone, maestre, sindacalisti, leader sociali, ex guerriglieri smobilitati, a partire dai 3mila militanti dell’Unión Patriótica, uccisi in un feroce conflitto di oltre 50 anni, durante i quali un’élite di detentori della ricchezza e proprietari terrieri ha imposto un capitalismo selvaggio, che ha provocato la peggiore diseguaglianza in America Latina, 21 milioni di poveri, 8 milioni di vittime della guerra. Ricordiamo anche il sacrificio di della persecuzione verso missionari e osservatori italiani. Penso al missionario della Consolata Giacinto Franzoi, accusato di favoreggiamento guerriglie, obbligato a lasciare il Paese e in particolare la sua Remolino, dove organizzava i contadini per produzioni alternative alla coca. Penso al cooperante Onu, Mario Paciolla, quasi certamente ucciso due anni fa”.
La stessa madre di Mario, Anna Motta ha dichiarato al Sir: “Ci uniamo al popolo colombiano affinché si creino i presupposti necessari ad una uguaglianza sociale, la fine di una violenza insopportabile e la morte di tante vittime innocenti, che hanno creduto nella possibilità di un accordo di pace duratura, la speranza che il loro sacrificio non sia stato vano”.

Colombia: domenica il ballottaggio delle presidenziali. P. De Roux (Comm. Verità), “fermare desiderio di vendetta e odio. Chiedo al Papa di pregare per nostro Paese”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

16 giugno 2022

(Foto: Commissione della Verità)

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ELEZIONI

Colombia: domenica il ballottaggio delle presidenziali. Mons. Henao (Cec), “garantire e proteggere diritto di voto in tutte le zone del Paese”

“In quest’ultima settimana prima del secondo turno elettorale, chiediamo a Dio di fermare il desiderio di vendetta e di odio, la stigmatizzazione e di avere fiducia nel nostro popolo colombiano, che soffre molto, ma è saggio”. Ad affermarlo, al Sir, è padre Francisco De Roux, presidente della Commissione della Verità della Colombia, a pochi giorni a pochi giorni dal ballottaggio per le presidenziali, che domenica vedrà confrontarsi Gustavo Petro (sinistra) e l’indipendente Rodolfo Hernández. Un appuntamento che precede di una decina di giorni la presentazione del rapporto finale della Commissione, incaricata di fare luce sulla storia del conflitto colombiano, protrattosi per oltre cinquant’anni, soprattutto ascoltando il punto di vista delle vittime.
A questo proposito, padre De Roux, attraverso il Sir, rivolge una richiesta al Santo Padre: “Invito il caro Papa Francesco, mentre tutti noi preghiamo per la sua salute e il suo impegno per la pace, ricordando come ci è stato vicino nella fase degli accordi di pace con le Farc, ad accompagnarci, a pregare per la Colombia in vista del 28 giugno, quando alle ore 11, nel teatro Eliécer Gaitán di Bogotá, presenteremo la relazione finale della Commissione della Verità”.
In questo contesto, padre De Roux ha ricevuto formalmente nei giorni scorsi il report dell’Istituto per la Pace dell’Università Santo Tomás di Bogotá (Ipazde) e varie proposte elaborate da docenti e studenti, con il coordinamento del direttore dell’Ipazde Andrés Inampues e di Cristiano Morsolin, vicentino d’origine ed esperto di diritti umani, che commenta al Sir: “Nella sede dei gesuiti della Soledad, padre De Roux ha ringraziato per il contributo della Università Santo Tomás, che ha tenuto un recente incontro con Lucía González , anch’ella componente della Commissione e famosa per aver fatto domande etiche che misero in difficoltà l’ex presidente Uribe. Durante l’incontro ha parlato di un Paese ‘fallito’, in cui l’accordo di pace del 2016 viene sistematicamente boicottato, mentre 500 Ong hanno denunciato l’aumento di fame, guerra e violazioni sistematiche dei diritti umani; 865 leader sociali sono stati uccisi durante il quadriennio della presidenza Duque”.
Conclude padre De Roux: “Possa questo rapporto Ipazde ispirarci la speranza della riconciliazione e del perdono, in un Paese diviso, e la speranza che i nemici inizino a guardarsi con fiducia, che la vendetta lasci spazio alla riconciliazione, che tutti coloro, che hanno dato la vita e hanno combattuto per la pace, la verità e la giustizia, ci illuminino in questa settimana elettorale”.

Per la prima volta in duecento anni, con Gustavo Petro, la sinistra ha concrete possibilità di conquistare il Governo. Commento di Morsolin su SIR, Vaticano

30 Maggio 2022 Bruno Desidera (*)

La Colombia si sveglia in uno scenario politico completamente nuovo, caratterizzato da una partecipazione buona, secondo gli standard colombiani (55%, il dato più alto degli ultimi vent’anni), anche se tra molte violenze, tensioni e resistenze. Il ballottaggio del prossimo 19 giugno sarà tra il leader della sinistra Gustavo Petro e il “Trump” colombiano, Rodolfo Hernández, spuntato dal nulla in poche settimane. Confermando le previsioni dei sondaggi, Petro è al comando (40,32%). Per la prima volta, in duecento anni di storia, la sinistra ha concrete possibilità di conquistare il Governo del Paese

(Foto ANSA/SIR)

Nella chiesa di San Diego, un gioiello in stile coloniale tra i grattacieli del Centro internacional, il quartiere direzionale di Bogotá, alla Messa di mezzogiorno, nella preghiera dei fedeli, si “chiede che Colombia venga protetta dal comunismo”. Fuori, intanto, sfilano centinaia di manifestanti e attivisti afro discendenti, che lottano contro un razzismo che si trascina storicamente da secoli. “È l’immagine della contrapposizione, che ha coinvolto anche i cattolici, del primo turno delle elezioni presidenziali”, racconta al Sir dalla capitale colombiana Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che ci racconta questo episodio.La Colombia si sveglia in uno scenario politico completamente nuovo, caratterizzato da una partecipazione buona, secondo gli standard colombiani (55%, il dato più alto degli ultimi vent’anni), anche se tra molte violenze, tensioni e resistenze.Il ballottaggio del prossimo 19 giugno sarà tra il leader della sinistra Gustavo Petro e il “Trump” colombiano, Rodolfo Hernández, spuntato dal nulla in poche settimane. Confermando le previsioni dei sondaggi, Petro è al comando (40,32%).Per la prima volta, in duecento anni di storia, la sinistra ha concrete possibilità di conquistare il Governo del Paese.

La fine dell’era Uribe. A cercare di interrompere questa ambizione, anche in questo caso con fondate speranze, ecco la grande sorpresa, sarà il candidato più “anti-establishment”, Rodolfo Hernández, sindaco di Bucaramanga (28,15%), che ha condotto una campagna elettorale all’insegna di un populismo “trumpiano”, degli eccessi verbali e della lotta alla corruzione, superando nell’ultima settimana di campagna elettorale Federico “Fico” Gutiérrez (23,91%), già sindaco di Medellín, diventato il candidato della destra dopo il “fracaso”, dicono in Colombia, cioè il disastro, del Governo del presidente uscente Iván Duque.Quelle di ieri sono state le prime elezioni dopo un ventennio senza un candidato “ufficiale” del “padrone” della politica colombiana dell’ultimo ventennio, Álvaro Uribe. È la fine di un’epoca.Gutiérrez non ne ha approfittato, Hernández ha colmato il vuoto. Così, il Sudamerica si appresta a vivere, pur in tre contesti diversissimi, il terzo ballottaggio consecutivo tra ali estreme, dopo Perù e Cile. La capitale Bogotá e le periferie del Paese sono con Petro, le cordigliere interne con Hernández. Quest’ultimo, senza dire una parola, ha già incassato l’appoggio di Gutiérrez al ballottaggio. La Colombia non è il Cile. Se il richiamo anti-comunista al Paese “profondo” funzionerà, il “Trump colombiano” sarà presidente.

La sfida di Petro. Tutti gli occhi, però, sono puntati su Petro e su quello che sarà il suo messaggio per conquistare i voti moderati. Un politico navigato, già arrivato al ballottaggio 4 anni fa. Prima ancora, è stato sindaco di Bogotá. Un profilo nettamente di sinistra, con un’iniziale e breve esperienza nella guerriglia del gruppo M19, smobilitato nel 1990. Negli ultimi anni Petro ha ammorbidito la sua proposta. Un ruolo, importante, in questa campagna, è rivestito dalla candidata vicepresidente, Francia Márquez, leader afro del martoriato occidente.

“Petro può essere accusato di essere populista ed egocentrico. D’altra parte un candidato più centrista come Sergio Fajardo, il cui programma ha molti punti in comune con quello di Petro, ha mostrato di non saper entrare in sintonia con il popolo (si è fermato al 4,2%, ndr).

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 p. De Roux (Commissione della Verità) al Sir su ballottaggio presidenziali: “Andare contro paura e stigmatizzazione, pace e diritti umani siano priorità”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

FOTO: Presidente della Commissione della Verita P. Roux, testimonial del libro di Morsolin.

6 giugno 2022

“Dio ci invita ad avere fiducia e ad accettarci nelle differenze, nelle diverse etnie, nelle diverse culture politiche che rappresentano i 4 candidati alla presidenza e vicepresidenza, con alcune proposte stravaganti e altre cose buone”. Lo afferma al Sir il presidente della Commissione della Verità della Colombia, padre Francisco De Roux, in vista del ballottaggio per le presidenziali che verrà contrapporsi Gustavo Petro e Rodolfo Hernández, insieme alle rispettive candidate alla vicepresidenza, la leader sociale afro Francia Márquez e Marelen Castillo. Prosegue il gesuita, che afferma di avere come bussola le storie concrete delle tante vittime del conflitto: “Dobbiamo costruire una nazione, riconquistare la fiducia come popolo, contro la paura e la stigmatizzazione. La pace e il rispetto dei diritti umani dovrebbero essere le priorità di questa campagna presidenziale, per il secondo turno. Cerchiamo con giustizia e verità le trasformazioni che le vittime chiedono e il vangelo dell’amore ci chiede”.
Aggiunge Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “È preoccupante e inquietante, anche in vista della presentazione del rapporto finale, il prossimo 28 giugno, della Commissione della Verità, che si porta nel mondo politico il rigetto dell’analisi del gesuita De Roux, che chiede di mettere al centro del dibattito politico il tema della pace e difesa dei diritti umani, mentre addirittura il presidente uscente Duque ha negato l’ingresso nel Paese, in occasione delle elezioni, di tre osservatori internazionali, difensori dei diritti umani, come per esempio il giurista Paul Emile Dupret, referente del gruppo del Parlamento europeo Left. Faccio presente, in particolare, che Hernández, populista di destra, ha rivelato che nel 2016 votò contro l’accordo di pace con le Farc”. Secondo Morsolin, esiste il rischio che “vengano perpetuate le cause della continuazione del conflitto armato e sociale interno, per esempio negano la necessaria riforma agraria, come ha appena denunciato l’istituto gesuita Cinep, che compie proprio 50 anni di lotta per la pace”.

Colombia: lo Stato di fronte alla Cidh. Chiesta condanna per decenni di persecuzioni al collettivo Cajar e a Ong anche italiane. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

23 maggio 2022

Lo Stato colombiano è sotto inchiesta da parte della Corte interamericana per i diritti umani (Cidh), in seguito alla denuncia del “Collettivo di avvocati Alverar Restrepo (Cajar). Una prima udienza si è tenuta la scorsa settimana, a San José di Cista Rica. “Sono stato osservatore internazionale dell’udienza recente degli avvocati del collettivo Alvear Restrepo alla Cidh. È stata chiesta la condanna dello stato colombiano per la sistematica persecuzione e spionaggio dei servizi segreti del Das a queste avvocatesse e avvocati coraggiosi che da oltre 30 anni difendono le vittime di quello che è stato definito ‘terrorismo di Stato’”.
Alirio Uribe, membro del Cajar ha direttamente citato il coinvolgimento di Ong e difensori diritti umani europei in difesa del collettivo, denunciando “la responsabilità di estendere le azioni di intelligence illegale contro il Collettivo a tutte le organizzazioni con cui eravamo legati. Molte organizzazioni sono state prese di mira da queste attività illegali”.
“In questo modo – prosegue Morsolin – vengono citate davanti alla Cidh importanti Ong italiane che difendono i diritti umani e svolgono attività di advocacy e costruzione di pace in Colombia, come per esempio Osservatorio Selvas, Fondazione Lelio Basso che l’anno scorso ha promosso la quarantottesima sessione del Tribunale permanente dei popoli in Colombia, il Coordinamento nazionale di Enti locali di solidarietà con la comunità di pace di San José de Apartadó”.
Allo stesso tempo, Soraya Gutiérrez (avvocata del Colectivo Restrepo che nel 2016 era accompagnata da Mario Paciolla, come interposizione non violenta delle Brigate Internazionali di pace – Pbi), “ha denunciato la persecuzione subita anche da sua figlia di 5 anni, che ricevette bambole bambole insanguinate, fatte a pezzi, con il messaggio ‘non sacrificare la tua famiglia’. Esempio di un modus operandi diffuso. Queste denunce fanno emergere nuovamente l’operato di Mario Paciolla, cooperante Onu, forse assassinato per aver raccolto le testimonianze delle madri di 6 adolescenti morti nel bombardamento dell’agosto 2019, in zona rurale di San Vicente del Caguán, da parte dell’Esercito”.

Colombia: lo Stato di fronte alla Cidh. Chiesta condanna per decenni di persecuzioni al collettivo Cajar e a Ong anche italiane

Ucciso il procuratore antimafia del Paraguay Pecci Albertini. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

12 maggio 2022

Suscita forte impressione in Paraguay, in Colombia e in tutta l’America Latina l’uccisione, avvenuta martedì, del magistrato paraguaiano Marcelo Daniel Pecci Albertini. Il magistrato, di origini italiane, procuratore antimafia del Paraguay, specializzato nella lotta alle mafie e al narcotraffico, è stato assassinato in Colombia da killer sbarcati su una moto d’acqua sulla spiaggia dell’isola caraibica di Barú, nei pressi di Cartagena, dove stava trascorrendo la sua luna di miele.
Pecci, 45 anni, aveva sposato la giornalista investigativa Claudia Aguilera, il 30 aprile scorso nella città di Cartagena. “Sì, è morto”, ha confermato la moglie, che aspetta un figlio, in una breve intervista a una radio colombiana. L’omicidio è avvenuto sulla spiaggia privata del Decameron hotel di Barú.
Tra i primi organismi a esprimere il proprio cordoglio e la forte condanna per l’accaduto la Conferenza episcopale del Paraguay. “Questo luttuoso fatto – si legge nella nota – non dev’essere considerato un caso isolato, è una ferita di morte nel cuore di tutti noi paraguagi, che cerchiamo di vivere una vita sicura, felice, nella giustizia e pace sociale”. Aggiungono i vescovi, che chiedono sollecite indagini per risalire ai responsabili: “Il nostro Paese ha bisogno di uomini e donne coraggiosi, patriottici e con un alto senso di giustizia, come il procuratore Pecci, motivo per cui esortiamo le autorità a fare tesoro della sua eredità per combattere con maggiore coraggio e intelligenza la mafia imperante nel Paese”.
Conferme sugli scenari inquietanti nei quali è maturato l’omicidio arrivano sia dalla Colombia sia dal Paraguay. Da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, dove vive dal 2001, commenta: “Seguo direttamente il contesto paraguagio dal 2008, collaborando con Mercedes Canese, viceministra dell’Energia nel Governo di Fernando Lugo (2008-2012) e ora presidente del partito Frente Guasu. L’attentato del procuratore antimafia Marcelo Pecci in Cartagena – una sorta di Gratteri del Paraguay che conduceva inchieste sul narcotraffico latinoamericano – dimostra che le sue indagini giudiziarie che hanno colpito le potenti mafie della Triple Frontera, tra cui Comando Vermelho (Brasil), nell’alleanza strategica con ‘ndrangheta calabrese (cosa che lo stesso Pecci aveva denunciato nel dicembre 2021), mettono in pericolo, danno fastidio alla narcopolitica latinoamericana”.
Dal Paraguay, l’ex viceministra Mercedes Canese spiega al Sir: “”Non conoscevo direttamente il procuratore Marcelo Pecci, ma era molto noto per le sue indagini. La ‘politica della droga’ è molto forte in Paraguay. E il suo omicidio sembra un messaggio”. Per l’ex presidente Fernando Lugo, attuale senatore, “in tutti i dipartimenti ci sono focolai di diffusione del narcotraffico”.