Archivo mensual: noviembre 2019

Nelle manifestazioni ferito gravemente dagli agenti antisommossa un giovane 17enne. “Sparano lacrimogeni e bombe stordenti ad altezza d’uomo”. Speciale del Sir-Vaticano

 

Nelle manifestazioni ferito gravemente dagli agenti antisommossa un giovane 17enne. “Sparano lacrimogeni e bombe stordenti ad altezza d’uomo”

25 novembre 2019

Sono continuate per tutto il fine settimana in Colombia e soprattutto nella capitale Bogotà marce e manifestazioni di cittadini e in particolare di migliaia di studenti, lavoratori e gente normale, malgrado da giovedì i trasporti procedano a singhiozzo e siano chiuse 40 stazioni del Transmilenio (servizio metropolitano di bus veloci) su 120. Così, molte persone affrontano camminate anche di due ore per poter partecipare alle manifestazioni. Si è trattato di momenti perlopiù pacifici, rispetto ai quali sono mancati episodi di repressione. In occasione del più grave di questi un ragazzo di 17 anni, Dilan Cruz Medina, è stato gravemente ferito in pieno centro, nei pressi del Museo dell’Oro, da un lacrimogeno o da una bomba stordente sparata, secondo alcune testimonianze, ad altezza d’uomo dagli agenti delle forze speciali dell’ Escuadrón Móvil Antidisturbios (Esmad).

Ora il ragazzo lotta tra vita e la morte all’ospedale della Javeriana e per lui sono state promosse veglie silenziose e momenti di preghiera.
Le manifestazioni sono proseguite e addirittura 5mila giovani sono arrivati alle 10 di sera fino all’abitazione del presidente, in questo caso senza repressioni. “Una cosa mai vista a queste latitudini – afferma da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina –. Qui, per la storia del Paese, non esiste una storia di mobilitazione popolare con marce massicce in strada, come in Ecuador, Bolivia, Cile, Argentina. I manifestanti sono sempre stati assimilati ai terroristi”. Prosegue Morsolin, in riferimento al fatto del giovane Dilan Cruz: “Sono anch’io testimone oculare che le moto di pronto intervento degli agenti dell’Esmad, con casco e scudo e tenuta antisommossa sparano lacrimogeni e bombe stordenti ad altezza d’uomo. Per questo è stato chiesto un dibattito urgente in Parlamento ed è stato convocato il direttore generale della Polizia, per rispondere di una repressione che hanno provocato oltre 300 feriti tra i civili, in maggioranza studenti con cacerolas (pentole che vengono ripetutamente battute). In questi tre giorni non ho mai visto studenti tirare una pietra, ci sono fuochi di violenza ma per destabilizzare, non sono legati alla protesta pacifica non violenta”. Va inoltre sottolineato che gravi fatti di sangue accaduti nel Paese (come l’uccisione di tre agenti nel dipartimento del Cauca, forse da parte della dissidenza Farc) sono purtroppo la conferma della violenza strutturale in cui vive il Paese e non sono il prodotto dello sciopero generale, come anche importanti giornali italiani hanno interpretato.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/25/colombia-nelle-manifestazioni-ferito-gravemente-dagli-agenti-antisommossa-un-giovane-17enne-sparano-lacrimogeni-e-bombe-stordenti-ad-altezza-duomo/

Seconda giornata di sciopero con scontri e repressioni, “Polizia ha sparato gas e bombe sonore contro famiglie e bambini”. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano

 

Seconda giornata di sciopero con scontri e repressioni, “Polizia ha sparato gas e bombe sonore contro famiglie e bambini”

23 novembre 2019

“Ho visto agenti sparare pallini d’acciaio in faccia alla gente, sembra una guerra. Ero in plaza de Bolivar (la piazza centrale di Bogotá, ndr), c’era tante gente, famiglie, bambini, non c’era nessuna protesta violenta. Hanno cominciato a sparare gas, bombe sonore, c’era un bambino, vicino a me, non respirava”.

Così Dimitri Endrizzi, docente universitario di Scienze Politiche all’Università Cattolica della Colombia, racconta al Sir da Bogotá gli attimi vissuti nel pomeriggio di ieri (tarda serata in Italia), quando la protesta, iniziata il giorno prima, è degenerata in scontri e violenze. Lo sciopero generale di giovedì, quando secondo alcune stime sono scese in piazza 500mila persone solo nella capitale e milioni nel Paese, ha avuto un seguito nella giornata di ieri. Ma se giovedì gli episodi di violenza e repressione erano stati isolati, anche se gravi (con un bilancio di 3 morti e oltre 270 feriti, secondo il Ministero della difesa, ieri lo scenario è diventato subito diverso. Nella capitale i punti critici sono stati inizialmente in periferia, nella città satellite di Soacha (dove ci sarebbe una vittima), nei quartieri periferici di Bosa e Kennedy, dove è stato deciso il coprifuoco, poi allargato a tutta la città. Le principali arterie a nord e a sud di Bogotá sono state chiuse da posti di blocco, così pure alcune fermate del Transmillenio, il servizio metropolitano di autobus veloci. Sono stati segnalati diversi saccheggi, in alcuni casi commessi da uomini in divisa da agenti, come documentano diversi video. Poi, però, la repressione è diventata generalizzata e ha colpito, in centro storico, numerosi cittadini che protestavano in modo pacifico, secondo le testimonianze giunte al Sir.

Racconta Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, residente a Bogotá: “Tra 5 e 6 del pomeriggio migliaia di giovani, in maggioranza studenti universitari ma anche lavoratori, maestre, operai, hanno cercato di avvicinarsi a plaza de Bolívar lungo la carrera séptima, ma all’altezza della chiesa di San Francesco, a circa 500 metri dalla piazza una moltitudine pacifista bloccata da decine di gas lacrimogeni.

E’ così scoppiata una violenta repressione delle forze dell’esercito e polizia come risposta a una manifestazione caratterizzata da moltitudine di battiti di pentole, la strategia usata a livello latinoamericano fin dallo storico cacerolazo argentino del 2001 che provocò l’’intervento dell’arcivescovo Bergoglio”. Nella notte il presidente Duque ha convocato un “dialogo nazionale” per dare una risposta alla richiesta di riforme.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/23/colombia-seconda-giornata-di-sciopero-con-scontri-e-repressioni-polizia-ha-sparato-gas-e-bombe-sonore-contro-famiglie-e-bambini/

Arcivescovo Monsalve (Cali) appoggia Sir: Colombia: centinaia di migliaia di persone partecipano soprattutto pacificamente allo sciopero nazionale

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Colombia: centinaia di migliaia di persone partecipano soprattutto pacificamente allo sciopero nazionale

22 novembre 2019

Dopo quelle di Ecuador, Cile e Bolivia, si muovono anche le piazze della Colombia. Centinaia di migliaia le persone scese ieri in piazza nella capitale Bogotá e nelle altre principali città del Paese.

Contrariamente alle preoccupazioni della vigilia e al clima di stato d’assedio che era stato prefigurato (in qualche caso erano state promosse “ronde” e bande informali per far fronte agli “incappucciati”), la protesta è stata essenzialmente pacifica, anche se non è mancato qualche momento di tensione. Nella capitale la giornata si è conclusa con un cacerolazo, il battito collettivo sulle pentole tipico di molte proteste sudamericane. Il coprifuoco ipotizzato dalle autorità governative è stato dichiarato solo a Cali.
La manifestazione di ieri, come viene fatto notare dai maggiori organi d’informazione del Paese, ha avuto un principale elemento di novità: la manifestazione è stata convocata non dai partiti, come accade usualmente in un Paese finora socialmente “bloccato” come la Colombia, ma da sindacati, studenti, organizzazioni indigene e ambientaliste.

I messaggi dei manifestanti ruotavano prevalentemente attorno a tre temi: il no alle riforme proposte dal Governo per rendere il mercato del lavoro più flessibile e cambiare il sistema pensionistico; l’adempimento dei patti del 2018 che prevedevano maggiori finanziamenti alle università pubbliche e l’attuazione integrale e in tutto il Paese degli accordi di pace. “Oggi hanno parlato i colombiani, li stiamo ascoltando”, ha detto il presidente della Repubblica, Iván Duque, reduce anche dalla recente sconfitta elettorale alle regionali e alle comunali.
La Chiesa ha seguito con attenzione la giornata, dopo aver alla vigilia diffuso una “preghiera per la Colombia”.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/22/colombia-centinaia-di-migliaia-di-persone-partecipano-soprattutto-pacificamente-allo-sciopero-nazionale/

Vescovi (tra cui Mons. Joaquin Pinzon-Puerto Leguizamo) in vista sciopero nazionale 21 novembre: “manifestare è diritto democratico, ma lo si faccia in modo pacifico”

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vescovi in vista sciopero nazionale 21 novembre, “manifestare è diritto democratico, ma lo si faccia in modo pacifico”

15 novembre 2019

In vista dello sciopero nazionale indetto per il 21 novembre, la Chiesa cattolica colombiana, attraverso un messaggio a firma del presidente dei vescovi, mons. Oscar Urbina Ortega, propone alcune riflessioni per aiutare vivere questo giorno in un ambiente di “libertà e responsabilità dei cittadini”.

Non mancano, infatti, elementi di preoccupazione soprattutto per alcune reazioni spropositate, come la creazione previa di “gruppi antisommossa” creati da privati cittadini.
Nella nota i vescovi colombiani ricordano che “le manifestazioni sono un diritto democratico, quando sono espressione di libertà e di responsabilità dei cittadini” e “quando guardano al bene comune”.
I vescovi colombiani esortano “a impedire che la mobilitazione dei cittadini degeneri in aggressioni, saccheggi, atti di vandalismo e morte”. Infatti, “questo alimenta la spirale di violenza che abbiamo dolorosamente sperimentato per così tanti anni, che delegittima qualsiasi rivendicazione e che porta solo a mali nuovi e ancora più seri”.
Il messaggio ribadisce che “la strada per superare i problemi sociali e lo sviluppo integrale del nostro Paese passa attraverso l’ascolto e il dialogo, con la partecipazione di tutti gli attori sociali”. Pertanto, “la Chiesa cattolica vuole essere la prima ad accompagnare i processi lungo le linee dello sviluppo integrale e della coesistenza pacifica” e invita a partecipare a “una preghiera per la Colombia, domenica 17 novembre, giorno in cui si celebra la Giornata mondiale dei Poveri”.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/15/colombia-vescovi-in-vista-sciopero-nazionale-21-novembre-manifestare-e-diritto-democratico-ma-lo-si-faccia-in-modo-pacifico/

FOTO: Vescovo Mons. Joaquin Pinzon e Morsolin Cristiano

Sarebbero stati 18 i minori uccisi dall’esercito in operazione contro la dissidenza Farc. Padre De Roux (Commissione per la verità), “no a reclutamento di bambini”. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano

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Sarebbero stati 18 i minori uccisi dall’esercito in operazione contro la dissidenza Farc. Padre De Roux (Commissione per la verità), “no a reclutamento di bambini”

14 novembre 2019

Torna a infuocarsi in Colombia la polemica sui minori uccisi in un bombardamento nel Caquetá del Governo contro la dissidenza Farc. Fatto che ha causato le dimissioni del ministro della Difesa. Un servizio televisivo ha mandato in onda delle interviste fatte ad alcune donne contadine, le quali hanno denunciato che nel bombardamento in Caquetá potrebbero essere coinvolti 18 minori, tra i 12 e 18 anni (e non otto come finora è stato accertato). È stato documentato un massacro con bombe “intelligenti” che hanno letteralmente maciullato le persone colpite e, dunque, anche i minori in parte reclutati forzatamente dalla guerriglia. Le bombe hanno provocato un cratere di 15 metri e profondo 25 metri.
Duro il commento, via twitter, dell’arcivescovo di Cali, mons. Dario de Jesús Monsalve Mejia: “Persone deportate, minori criminalizzati, famiglie e popolazioni terrorizzate, giustiziati, natura ferita e rovinata, verità sepolta, Paese messo a tacere e minacciato: questa è sicurezza e pace costituzionale? O è la demenza del potere?”.
Il presidente della Commissione per la verità, padre Francisco de Roux, ha parlato per la prima volta di quanto accaduto nel Caquetá. “Il coinvolgimento dei bambini nella guerra è una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario; è un crimine di guerra”, ha detto il religioso. Ha aggiunto che il reclutamento di minori continua a verificarsi nelle montagne della Colombia: “Questo sta accadendo proprio ora in Colombia ed è molto grave. Questo deve finire definitivamente nel Paese”.
“È il ritorno alle barbarie e al tempo stesso aumentano i problemi per il presidente Duque. La comunità internazionale continua a monitorare la violazione sistematica dei diritti umani, al vaglio di nuove analisi anche di Luis Pedernera, presidente del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia in Ginevra”, spiega Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/14/colombia-sarebbero-stati-18-i-minori-uccisi-dallesercito-in-operazione-contro-la-dissidenza-farc-padre-de-roux-commissione-per-la-verita-no-a-reclutamento-di-bambini/

 

Senador Hugo Richer (Frente Guasu-Paraguay) comenta articulo de Morsolin sobre golpe en Bolivia

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El Senador Hugo Richer (Frente Guasu de Paraguay) comenta articulo de Morsolin sobre Bolivia:

«Crece la resistencia popular en Bolivia pese al cerco mediático, la ambivalencia de muchos políticos, ciertos analistas, periodistas. Para decir la palabra «golpe» hacen un increíble rodeo citando todos los errores políticos de Evo casi desde su nacimiento.

Como bancada del FG, expresamos hoy en el Senado paraguayo nuestro repudio al Golpe De Estado contra Evo Morales y exigimos el cese de las violencia, la persecución y los atropellos contra la población boliviana que se encuentra movilizada. Bolivia No Está sola».

Para profundizar:

Bolivia: Biblia, Patria Grande y golpe

Por: Cristiano Morsolin

Bolivia: Biblia, Patria Grande y golpe

http://www.rebelion.org/noticia.php?id=262564

https://www.alainet.org/es/autores/cristiano-morsolin

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Academia Pontificia de Ciencias Sociales del Vaticano difunde articulo de Morsolin

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Casina Pio IV
@CasinaPioIV
News from the Pontifical Academy of Sciences and the Pontifical Academy of Social Sciences pass.va

Retwitteado

de Casina Pio IV

Retwitteado

Cristiano Morsolin
@morsolin1

llamado de Juan Grabois para la mobilización de la Patria Grande a favor del Presidente Evo, responden el ex Presidente Fernando Lugo y otros políticos del continente: mi especial hoy para Religión Digital.

Bolivia: Biblia, Patria Grande y Golpe. Especial de Morsolin para Religión Digital

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«Han matado al pueblo humilde usando la Biblia. Han venido a matarnos como los españoles, con la Biblia y la espada», expresa una manifestante en El Alto

Enrique Dussel: «El golpe se consuma en su conspiración con la Biblia por delante. Las agresiones simbólicas de un cristianismo invertido contra las raíces indígenas de Bolivia deben ser atendidas teórica y prácticamente con urgencia»

“La Bolivia Plurinacional ha promovido la justicia social, la estabilidad y la unidad latinoamericana. El Presidente Evo Morales ganó las elecciones pero los canallas que siembran muerte y dolor en Nuestra América quieren desconocer la voluntad popular. Por eso, decimos Evo Presidente Legítimo. No al golpe cívico policial en Bolivia. Los gobiernos y líderes de la región deben denunciar el motín antidemocrático contra el orden institucional del Estado Plurinacional Boliviano. Como Perón en 1955, Evo Morales eligió el tiempo y no la sangre. Un golpe de estado se ha consumado. Los pueblos de la Patria Grande debemos movilizarnos contra este nuevo plan cóndor que sobrevuela América Latina”.

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Este es el llamado internacional que ha lanzado Juan Grabois, colaborador de Papa Francisco, dirigente de la Confederación de los trabajadores para la economía popular CTEP. Lo conocí en el Vaticano a finales de octubre de 2017, compartiendo toda una semana en la Pontificia Academia de Ciencias Sociales del Vaticano, durante el seminario “Nuevas relaciones entre Mercado, Estado, Sociedad”.

CONTINUA A LEER:

https://www.religiondigital.org/america/Bolivia-Biblia-Patria-Grande-Golpe-estado-evo-control-militar-papa_0_2176882304.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

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BOLIVIA: Magui Balbuena, candidata a la vice-presidencia de la Republica de Paraguay comenta el articulo de Morsolin para SIR-Vaticano

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Magui Balbuena, lideresa campesina de Conamuri y Candidata a la vice-presidencia de la Republica de Paraguay comenta el articulo de Morsolin para SIR-Vaticano:

«Buenas noches Cristiano, es realmente terrible lo que está sucediendo en Bolivia, un sangriento y criminal golpe de estado.
La dictadura el terrorismo, el vandalismo se apoderó de la gente humilde.
Las atrocidades que están cometiendo no tiene nombre!».

DESDE LA PAZ:

Deivid Pacosillo Mamani, ex delegado del movimiento nacional UNATSBO, comenta desde La Paz:

«Hoy tuve el orgullo de ver una multitudinaria movilización de vecinos, sectores populares y de hermanos de comunidades. Donde las mujeres de polleras dijeron presente; sin escudos, sin máscaras y sin cascos; Mostrando coraje, valentía y gritando: La wiphala se respeta Carajo… jallalla las mujeres de pollera… El Alto de pie y nunca de rodillas…
Mis respetos por ellas y los hermanos y niños que nos enseñan a ser revolucionarios».

Bolivia: alta tensione in tutto il Paese. Due morti, a La Paz impedito l’ingresso in Parlamento dell’ex presidente del Senato

14 novembre 2019

Scontri e gas lacrimogeni a La Paz, paesi sotto assedio nelle campagne, con due vittime, scenari quasi da guerra civile. Sono quelli che si vivono in Bolivia in queste ore, nonostante la difficile mediazione che sta portando avanti la Conferenza episcopale boliviana. L’autoproclamata presidente Jeanine Añez, vicepresidente del Senato fino a due giorni fa, si è incontrata con vescovi, i quali hanno chiesto di garantire la piena partecipazione ai parlamentari del Mas, che sono filo-Morales e che controllano i due terzi del Parlamento, in questa fase di transizione.

Ieri, però la presidente uscente del Senato Adriana Salvatierra, che voleva entrare in Parlamento dopo aver ritirato le sue dimissioni (sembra per dare inizio alle operazioni di convocazione della nuova legislatura, in seguito alle elezioni considerate però viziate da brogli) è stata bloccata in modo assai rude dalle forze di Polizia.

Un gruppo di giornalisti di La Paz ha fatto arrivare alla Conferenza episcopale un appello a concretizzare la richiesta dell’Organizzazione degli Stati americani, che ha domandato proprio ai vescovi di prendere in mano il processo di pacificazione. “Non possiamo lavorare in modo normale – hanno detto i cronisti -. La violenza si sta spargendo in ogni angolo. È urgente riunirsi con i settori vicini a Morales, ma anche con gli agenti di polizia che stanno eccedendo nell’uso di lacrimogeni”. Il segretario aggiunto della Ceb, padre José Fuentes, ha ringraziato i cronisti e ha assicurato che l’episcopato intensificherà i suoi sforzi e gli appelli alla pace.

Il convento di san Francesco, che si trova in pieno centro a La Paz, ha sospeso tutte le sue attività esterne e pastorali.
Nel frattempo, la situazione è molto tesa anche nelle campagne, dove è particolarmente forte la presenza di militanti rimasti fedeli a Morales. Due persone, colpite da armi da fuoco, sono morte a Yapacaní, dove nei giorni scorsi era stata devastata la redazione dell’emittente salesiana Radio Ichino, e Montero, nel dipartimento di Santa Cruz.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/14/bolivia-alta-tensione-in-tutto-il-paese-due-morti-a-la-paz-impedito-lingresso-in-parlamento-dellex-presidente-del-senato/?fbclid=IwAR2uxO9I-prwTeoWYmMU0kPUZIcbsuAObBwwBWVJN-1sajnk4of02jnLZuA

Evo 22 oct

Bolivia: speranze e preoccupazioni dopo la rinuncia di Morales. Perplessità sul leader di destra Luis Fernando Camacho. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano

Evo 22 oct

Bolivia: speranze e preoccupazioni dopo la rinuncia di Morales. Perplessità sul leader di destra Luis Fernando Camacho

12 novembre 2019

La situazione della Bolivia e del suo vuoto di potere suscitano molti commenti e prese di posizione nel continente latinoamericano. La rinuncia di Morales è stata vissuta con speranza in Venezuela e in Nicaragua, con preoccupazione negli altri Paesi guidati dalla sinistra (Cuba, Messico e, ora, anche Argentina), dove si sostiene l’idea che Morales sia stato rovesciato da un vero e proprio “colpo di Stato”. Posizione simile anche da parte di numerosi teologi della liberazione.
Molte polemiche si incentrano sul profilo di alcuni dei leader civici che hanno capeggiato la protesta e in particolare Luis Fernando Camacho, leader del discusso movimento Unión Juvenil Cruceñista. Camacho ha capeggiato la rivolta a Santa Cruz de la Sierra, città più popolosa della Bolivia e tradizionale bastione della popolazione “bianca” e più lontana da Morales. Evangelico, propugna posizione di destra ed è stato da qualcuno definito il “Bolsonaro boliviano”.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini del suo ingresso nel palazzo del Governo, domenica scorsa, assieme all’altro leader civico Marco Antonio Pumari, mentre in una mano aveva il testo della rinuncia di Morales e nell’altra la Bibbia.

Dall’Argentina Marcelo Figueroa, evangelico e direttore dell’edizione locale dell’Osservatore Romano, scrive su Facebook di “ripudiare” coloro che, “definendosi evangelici, appoggiano e promuovono il golpe. Come cristiano ed evangelico, non mi sento rappresentato da Camacho. Il Vangelo invita a stare a fianco degli umili”.

https://agensir.it/quotidiano/2019/11/12/bolivia-speranze-e-preoccupazioni-dopo-la-rinuncia-di-morales-perplessita-sul-leader-di-destra-luis-fernando-camacho/?fbclid=IwAR2e0JMBWNQCqJ_WmqwOdInedtqIsJDUaG-H9zUXO4poSBUao8XaggoP-7k

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