Archivo mensual: abril 2024

L’On. Milena Santerini commenta il libro di Morsolin Cristiano, “Valdagno Città del Mondo”.

MILENA SANTERINI è Ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica del S. Cuore, Direttrice del Centro di Ricerca sulle relazioni Interculturali e del Master in Competenze interculturali per l’integrazione dei minori. Vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e membro del Consiglio di amministrazione del CDEC e del Comitato scientifico della Fondazione Intercultura. Membro della delegazione italiana nell’IHRA – International Holocaust Remembrance Alliance. Dal 2013 al 2018 è stata Deputata al Parlamento italiano (esponente di “Democrazia Solidale DEMOS”, legata alla Comunità di Sant’Egidio) dove ha promosso la Commissione Jo Cox contro l’intolleranza e il razzismo e delegata presso il Consiglio d’Europa dove è stata General Rapporteur on combating Racism and Intolerance e ha presieduto la No Hate Parliamentary Alliance. Dal 2020 al 2022 è stata Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.
Tra le sue pubblicazioni sul tema dell’antisemitismo: La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo, Raffaello Cortina, Milano 2021; Il nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea, Guerini, Milano 2019 (a cura); Antisemitismo senza memoria. Insegnare la Shoah nelle società multiculturali, Carocci, Roma 2005.

Ho intervistato l’On. Milena Santerini a Valdagno (VI) il 15 aprile 2024 durante una cena interessante e ringrazio per l’invito di Maurizio Martini e di Eliseo Fioraso, infaticabili animatori di Guanxinet, presentandole il mio libro “Valdagno Città del Mondo”- L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni”.

Racconto all’on. Santerini che l’allora vicepremier Matteo Salvini venne nel giugno 2019 a Valdagno, esibendo il crocifisso, per sostenere il candidato leghista Burtini ma la forza del cattolicesimo sociale fece vincere il sindaco Giancarlo Acerbi, confermando 30 anni di governo progressista e ulivista, ininterrotto dal 1995, con l’elezione diretta del sindaco.

L’On. Milena Santerini commenta:

“esponenti di spicco di partiti come la Lega – nella quale si oscilla tra neopaganesimo «celtico», devozionismo cattolico e fede semplice e schietta – non da oggi si appellano al popolo dei credenti per tentare di delegittimare i responsabili della Chiesa (battute e invettive contro «vescovoni» e «signori del Vaticano» rispolverate da Salvini erano nel 1992 sulla bocca di Bossi, lo stesso che nel 1997 non mancava mai di attaccare Giovanni Paolo II con argomenti simili a quelli oggi usati contro papa Francesco). La battaglia dei crocifissi usati come simbolo di una tradizione culturale, anziché come segno di misericordia per tutti, è stata un’altra tappa di questa offensiva.

Non è la prima volta che una politica sostanzialmente atea cerca di usare la fede cattolica contro la Chiesa. Basti pensare all’Action française degli anni 20 del secolo scorso, una destra che fu condannata da Pio XI per il palese tentativo di strumentalizzare la religione a scopi politici. Quella ferma parola ebbe un importante effetto chiarificatore: tanti giovani cattolici, prima affascinati dalle sirene di quella politica, se ne liberarono e scelsero di servire la Chiesa e l’uomo. Due nomi per tutti: Jacques Maritain e Yves Congar.

La denuncia dell’uso improprio dei simboli religiosi rende Liliana Segre molto più vicina ai cristiani rispetto a coloro che si dicono «cattolici» ma che usano un linguaggio d’odio, dividono l’umanità in razze, costruiscono il «nemico», respingono i profughi in mare, puniscono chi salva vite, delegittimano e dileggiano la solidarietà. La sfida religiosa di questa destra radicale – che sul web unisce razzismo, antisemitismo, anti-islamismo e attacchi alla Chiesa in nome del «popolo» – va affrontata con l’alleanza tra tutti gli uomini e donne di buona volontà che nella croce vedono un perdono infinito e non un’arma”, conclude l’on. Santerini.

Sulla questione del razzismo e migrazioni, l’on. Milena Santerini commenta: “Cristiano, devi diffondere la mozione “Recognising and preventing neo-racism” che ho fatto approvare dal Consiglio d’Europa nel 2015 quando ero General Rapporteur on combating Racism and Intolerance. Il razzismo culturale è dentro la Lega ma non capiscono che siamo in una società dell’integrazione tra popoli diversi, non possiamo accettare la manipolazione dell’opinione pubblica da parte della Lega con lo spauracchio della paura e dell’odio”.

L’On. Santerini ha scritto il libroIl nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea”, Edizioni Guerini e Associati; e mi spiega che “Il fenomeno dell’«odio», pur nell’ambiguità del termine, è ben conosciuto nella storia dell’Europa moderna. Nelle sue varie forme (antisemitismo, razzismi, xenofobia, antigitanismo, islamofobia ecc.) rivela un’avversione e una distanza aggressiva verso chi viene percepito come diverso. L’hate speech, in particolare, indica il «discorso dell’odio» (non solo parole ma anche immagini o altro) che manifesta sentimenti di rifiuto, astio e malanimo verso singoli o gruppi. Ancora oggi, nella società globale, l’odio è usato nelle sue varie forme come propaganda per colpire il nemico innocente, il gruppo bersaglio, il capro espiatorio, l’avversario politico. A partire dalla storia dell’odio nazionalistico, il libro (promosso dalla presidenza italiana dell’IHRA – International Holocaust Remembrance Alliance) ricostruisce le caratteristiche del fenomeno, le norme giuridiche e le strategie per affrontarlo, le nuove espressioni dell’hate speech online, che trovano sul web un potente veicolo di diffusione. Ieri come oggi, emblematico resta l’antisemitismo, inquietante per la sua carica di ostilità che assume forme – allo stesso tempo – antiche e nuove”.

Santerini: al mondo frammentato offriamo l’orizzonte della Pasqua

Nel mondo del disorientamento e dei legami deboli, mentre, non da oggi, assistiamo alla rottura tra Vangelo e cultura (Evangelii nuntiandi), come costruire quadri di riferimento condivisi, nutriti di significati da riscoprire continuamente? In altre parole, di quale cultura siamo capaci oggi? Valorizzare il patrimonio immenso di arte, letteratura, musica, scienza che il mondo ha già prodotto nei secoli, rileggerlo con sensibilità storica e renderlo vivo in dialogo con le diverse fedi è il primo passo per colmare un vuoto. Accanto a questo, c’è anche un significato di cultura che non guarda solo al passato, ma ci riporta all’essenza fondamentale della persona che abita il mondo, cioè il prodotto del continuo rapporto tra il corpo, la mente e gli oggetti, ciò che nasce dall’esperienza degli eventi, la coltivazione quotidiana del campo della realtà che porta con sé infiniti significati. In tal senso, la cultura è l’azione di comprendere ciò che accade, raccontarlo e renderlo migliore. Oggi, queste produzioni di significato, i linguaggi, le visioni della realtà si presentano estremamente frammentate. Si assiste a una vera e propria deculturazione (Olivier Roy) tanto che sembra mancare un linguaggio condiviso, ed è in questo quadro che si colloca la domanda sulla presenza dei cristiani.

La sfida è, quindi, vivere dentro la continua produzione di cultura della società complessa. Parliamo però, non di quadri coerenti, ma di un flusso di idee e di immaginari influenzati profondamente dall’industria globale dei consumi che impone la sua cultura, dall’acquisto di certi beni a quali emozioni provare con le serie Netflix; sono espressioni e posizioni diffuse dal sistema dei social media sfruttando la psicologia delle folle per creare intensità di partecipazione e quindi aumentare l’engagement. Le Big Tech, le grandi piattaforme, devono, per mantenere l’attenzione degli utenti, creare nuovi miti, diffondere hate speech, esaltare e denigrare, accendere e spegnere. Solo da poco tempo si sta prendendo coscienza che il sistema stesso dei social ha bisogno di polarizzazione e divisione tra i gruppi per guadagnare. Forme culturali, infine, vengono create soprattutto dalle grandi forze politico-economiche, capaci di spingerci alla normalizzazione della violenza e della guerra orientando ogni giorno la comunicazione collettiva. Di fronte ad un panorama in cui le culture condivise vanno dissolvendosi, ma in cui nascono comunque altre forme di modifica della realtà e produzione di nuove linguaggi, miti, idee, emergono due importanti sfide. La prima consiste nell’interpretare e far dialogare le differenze, la seconda nella ricerca del senso.

La prima: uno sforzo di comprensione in profondità delle differenze culturali supera la spiegazione. In questo senso, ogni persona va capita nel modo originale e soggettivo con cui vive la sua cultura (a sua volta non uniforme, non delimitata da precisi confini geografici, ma dinamica e in cambiamento). E bisogna provare a capire come le culture narrative del web attraversano i confini e omologano il mondo. In tale direzione, si spiega anche il ricorso alle identità culturali come difesa e contrapposizione contro il “nemico” esterno, e come la deculturazione spinga a ricostruire altre appartenenze (pensiamo al fondamentalismo islamico o cristiano) che danno sicurezza agli spaesati. Il compito diventa, sempre di più, quello di creare una nuova interculturalità, non universalista e prepotente, ma neanche relativista e indifferente, che metta in dialogo persone orfane del quadro culturale di riferimento e in cerca i nuove identificazioni, spesso contrapposte.

C’è qui anche l’esigenza, soprattutto educativa, di aiutare a decifrare la complessità del mondo, respingendo ogni tentazione di complottismo, che nasce dall’impotenza nell’affrontare i fenomeni complessi. Recuperando la lettura storica degli eventi, dobbiamo inoltrarci in quella “foresta di simboli” che è la realtà, alfabetizzando le nuove generazioni alla loro comprensione. Nella mela di Apple c’è New York, c’è la curiosità umana ma c’è anche il libro della Genesi. In Star Wars e in Matrix ci sono i miti greci, la filosofia di Nietzsche, il buddhismo e la pedagogia gesuitica… Conoscono i giovani questa storia culturale? La comprensione dei significati complessi è il fondamento del dialogo interculturale, sempre più necessario man mano che, appunto, si sfilacciano le culture etniche e si ricompongono nuove culture etiche, spesso in conflitto: fast food contro green, pro life contro Lgbt, bellicosi contro pacifisti…

Ma la comprensione di tipo ermeneutico non basta se non si intraprende il cammino per ricercare il “senso” dei fenomeni e degli eventi (qui forse la vera educazione, al di là dei pedagogismi..). La “scelta per il senso”, di cui scrive Paul Ricoeur, è il presupposto di ogni riflessione che non voglia restare in balia della frammentazione. E ogni evento educativo è uno sforzo di costruzione di senso. Ma ci si chiede come restaurare l’interesse per la ricerca del significato in un mondo dominato da quella che Jerome Bruner chiama la «logica computazionale». Il funzionamento dei pc si occupa di informazioni già codificate, il cui significato è stabilito in anticipo. La ragione del computer si interessa di stimoli e risposte, non del senso da attribuire alle cose. La ricerca di significato e l’elaborazione di informazioni già definite sono, come afferma Bruner, processi “incommensurabili”, in quanto, a differenza del computazionalista, il “culturalista” compie operazioni interpretative sensibili al contesto e all’ambiguità della realtà complessa. Con i progressi dell’intelligenza artificiale il tema sta diventando centrale.

Cosa vuole dire per i cristiani stare dentro la frammentata cultura di tutti, spesso senza altro senso che non sia il comprare, o spingere al conflitto? I cristiani stanno dentro il mondo e ogni giorno producono cultura con gli altri, sono immersi nello stesso ambiente, non vivono in stanze separate dal mondo “laico”. Tuttavia, pur condividendo linguaggi, esperienze, emozioni, tecnologie, vivono, come spiega la Lettera a Diogneto, in un orizzonte di significati diverso, quello della Pasqua. Hanno quindi il compito di cercare instancabilmente un quadro condiviso, punti di incontro per cercare soluzioni, un linguaggio che permetta di capirsi tra giovani e vecchi, italiani e stranieri, uomini e donne, e allo stesso tempo creare bellezza, innestare simpatia dove c’è odio, compassione dove c’è indifferenza, speranza dove c’è rassegnazione, unità dove c’è divisione: aiutare la ricerca di senso di tutti.

Anche se faticoso, si può restare dentro la non-cultura disorientata del nostro tempo, incrociando tutti quei percorsi che magari non si ispirano a una dimensione religiosa ma sono tuttavia alla ricerca di autenticità (quella che Charles Taylor definisce «la cultura dei cercatori») e provare fedelmente a trovare e dare, insieme, un senso alle cose. In questo modo, le diverse esperienze umane che oggi sembrano ispirate solo dal principio ”esprimi te stesso” vengono riportate a una condivisione di quei significati che rispondono ai bisogni dei fratelli tutti, alle speranze e alle gioie di tutte e tutti”, conclude On. Milena Santerini nell’articolo pubblicato da Avvenire il 20 aprile 2024.

Ogni tempo ha il suo antisemitismo. Segnato dall’antigiudaismo cristiano in passato, cospiratorio nei momenti di crisi, efferato nella sua forma pseudo-scientifica nel periodo del nazionalsocialismo e del fascismo. Ed è proprio questo il tema dell’antisemitismo, trattato nell’appuntamento, a Valdagno, Palazzo Festari di lunedi 15 aprile 2024 in un incontro a cura di Guanxinet, con ospite Milena Santerini.

Quando ho scritto all’on. Milena Santerini in occasione alla mia partecipazione al tavolo su Diritti Umani e Democrazia, realizzato a Verona il 20 aprile scorso, in preparazione dell’incontro di Arena di Pace dei movimenti popolari italiani con papa Francesco (18 maggio a Verona) mi ha risposto:

Caro Cristiano, auguri per il tuo bellissimo lavoro!”.

Morsolin partecipa al tavolo su «diritti umani e democrazia» a Verona insieme a prof. Mascia e Vescovo Pompili in preparazione di Arena di Pace con Papa Francesco.

Sabato 20 aprile 2024alle 10.30 nel Salone dei vescovi dell’episcopio veronese (piazza Vescovado, 7 – Verona) ho partecipato – come esperto di diritti umani in America Latina e membro del tavolo su diritti umani e democrazia – al quarto incontro in preparazione alla visita di papa Francesco del prossimo 18 maggio dove parteciperà anche ad Arena di Pace 2024.

Dopo il tema lavoro, l’economia e la finanza, il cammino preparatorio pone al centro i diritti e la democrazia.

Ho intervistato fratel Antonio Soffientini, missionario comboniano e rappresentante di Nigrizia e Fondazione Nigrizia, tra le realtà promotrici di “Arena di pace” che ha sintetizzato alcune questioni.

La pace è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La promozione dei Diritti dell’Uomo è via verso la Pace.

Affinché all’uomo sia garantito il diritto alla vita, alla libertà, all’eguaglianza, alla cultura, al godimento dei beni della civiltà, alla dignità personale e sociale, occorre la Pace. Dove non vi è Pace il diritto perde il suo volto umano. Là dove non vi è rispetto, difesa, promozione dei Diritti dell’Uomo, non vi può essere vera Pace. Perché Pace e Diritto sono reciprocamente causa ed effetto uno dell’altro: la Pace favorisce il Diritto; e, a sua volta, il Diritto la Pace.

La buona politica è al servizio della pace. Essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza.

La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci». Quando la politica si traduce nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire “io mi fido di te e credo con te” nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune.

La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona.

Critiche del professore Marco Mascia

Marco Mascia è professore di Relazioni internazionali all’Università di Padova, dove è titolare della cattedra Unesco “Diritti Umani, Democrazia e Pace”, Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Coordinatore della Rete delle Università Italiane per la Pace.

Marco Mascia ha esordito mostrando la profonda crisi della democrazia a causa dell’inadeguatezza del contenitore istituzionale e per una sorta di disaffezione dei cittadini. Riguardo al primo aspetto ha sottolineato: «Le decisioni importanti sono a livello internazionale, per cui la forma dello Stato nazione è svuotata di significato e allo stesso tempo il multilateralismo è in difficoltà proprio a causa dei singoli Stati». Quindi ha continuato: «La democrazia è ancora il modo più adatto, ma urge cambiare la statualità rendendola sostenibile, avendo come riferimento e bussola la sussidiarietà, il rispetto dei diritti umani, il multilateralismo».

A Verona, Marco Mascia ha sottolineato: “le marce come quella di Perugia-Assisi con il coinvolgimento di migliaia di giovani, le arene di pace che stiamo organizzando, servono! Non accettiamo le parole di Ernesto Preziosi sul “pacifismo dei palloncini”. Dobbiamo continuare a farci sentire anche se i mass-media isolano i pacifisti. Parlo di Gaza e della violazione del diritto internazionale da parte dello stato di Israele. Molti stati sono complici del genocidio dei palestinesi in Gaza, anche il nostro paese Italia e Usa. Libia, Siria, Afganistan, Iraq, sono tutte guerre fatte da paese supuestamente… democratici. Oggi vediamo una grave regressione dei diritti umani in Europa. L’Europa investe nell’industria delle armi e parla di democrazia ma costruisce muri per fermare i migranti. Ci dobbiamo attivare per difendere la vita che incarna la dignità umana nella interdipendenza dei diritti DESC, sono indivisibili i diritti dei popoli. Come insiste Papa Francesco, come ce lo ha ricordato nel discorso alle scuole di pace, non basta solo dare regole, bisogna agire collettivamente per difendere i principi di giustizia e fratellanza, costruiamo la CITTADINANZA AGITA, non subita, nell’ottima della cittadinanza universale.

Scopriamo il potere della Arena di Pace del 18 maggio con Papa Francesco, il potere dei valori, delle idee della democrazia partecipativa, il potere delle reti della società civile nella crisi delle democrazie occidentali, nella folle minaccia di usare armi nucleari, nelle democrazie occidentali fragili con pericoli di autoritarismi e populismi. In un contesto della scelta della guerra e del riarmo per gestire le relazioni internazionali, di aumento delle diseguaglianze e della fame provocato da un’economia di mercato selvaggio, i diritti umani, la centralità della persona devono diventare i protagonisti della global gobernance, come sfida in questa crisi delle agenzie multilaterali come l’Onu.

Le reti della societa civile internazionale danno risposte concrete di fronte alla incapacità e inadeguatezza degli Stati, dobbiamo lavorare sulla cittadinanza attiva”, conclude Mascia.

Ernesto Preziosi, Centro Studi e Ricerche Storico Sociali, a sua volta ha fatto emergere come la crisi della democrazia perché logoramento in atto non sia riguardo alle forme che rispetto al secondo dopoguerra si sono stabilizzate, ma nel consenso della gente, «perché è stata usata male la democrazia per cui è la cultura democratica che è in crisi. Abbiamo pensato di esportare la democrazia dove non c’era, ma ora dobbiamo soprattutto rivitalizzarla, va costruita giorno per giorno, non può essere data per scontata perché dentro queste forme c’è chi le elude, derubrica il sistema che inevitabilmente a volte è lento». Quindi l’appello ai cattolici che «sono chiamati più che mai in politica, perché non è il tempo di fare i sonnambuli né per accusare la politica, ma esserci dentro e mettersi in dialogo, per difendere non qualche piccolo aspetto di parte ma la democrazia e quindi i diritti di tutti».

Claudio Gentili, direttore rivista La società ha marcato come in generale, e tra i cattolici in particolare, manchi oggi la capacità di pensiero e cultura, accontentandosi di parlare solo per slogan, mentre «la pace passa per imparare a convivere con il conflitto dell’interpretazione, a leggere giornali che hanno orientamento diversi, oltre che dal dare spazio alla sussidiarietà e alla partecipazione».

Nelle conclusioni, il vescovo Domenico Pompili ha ricordato l’importanza di continuare a riflettere e ad agire nel campo dei diritti e della democrazia, rispetto ai quali occorre un’opera continua «da artigiani».

Ho salutato personalmente il vescovo Domenico Pompili , informandolo dell’incontro del 29 aprile che stiamo organizzando a Valdagno con il vescovo di Rovigo, Mons. Pierantonio Pavanello.

VEDI VIDEO:

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2024/04/verona-fervono-preparativi-visita-papa-francesco-18-maggio-a832f31a-bbb2-4444-808c-c8de4c43399c.html

«Valdagno Città del Mondo» : dibattito in preparazione di Arena di Pace con Papa Francesco, 29 aprile.

Invitiamo a partecipare al dibattito, in sala Marzottini di Valdagno (VI), lunedì 29 di aprile, ore 20.30: “Valdagno Città del Mondo. Dibattito in preparazione di Arena di Pace con Papa Francesco”.

Interverranno il vescovo di Rovigo (sacerdote a Valdagno dal 1982 al 1989) Mons. Pierantonio Pavanello (“un ricordo di don Gianantonio Allegri e il magistero della pace di Papa Francesco”), il diacono Beppino Creazza tra Crotone e Guatemala, Marco Goldoni, Ilaria Sbalchiero, Giovanni Baruffa. Cristiano Morsolin – esperto di diritti umani in America Latina, presenterà il libro “Valdagno Città del Mondo”- L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni”.

Il vescovo di Rovigo Mons. Pierantonio Pavanello ha commentato: “Mi trovo d’accordo con la proposta di Cristiano Morsolin. Pensavo infatti di presentare l’impegno per la pace di don Gianantonio Allegri all’interno della sua ricerca di una vita evangelica, ricerca che lo ha acocmpagnato per tutta la vita. Il riferimento al Magistero di pace di papa Francesco viene naturale. Vengo volentieri a Valdagno. Un caro saluto e un arrivederci a lunedì prossimo 29 aprile”.

PROGRAMMA

Saluto:  Giancarlo Acerbi, sindaco di  Valdagno

Vescovo Pierantonio Pavanello: Un ricordo di don Gianantonio Allegri

Diacono Beppino Creazza: L’amore vince: Crotone, Guatemala e Valdagno

Cristiano Morsolin: presentazione del libro “Valdagno Città del Mondo. L’impegno per la pace

                                  dell’unica company town del Triveneto con governo progressista  

                                   ininterrotto da 30 anni”, prologo del vescovo Egidio Bisol (Brasile)

Marco Goldoni: La lista civica “Espressione Popolare” (1980-1995) tra novità e cambiamento

Ilaria Sbalchiero: La carovana di pace “Stopthewarnow” in viaggio in Ucraina

Giovanni Baruffa: l’esperienza dell’associazione “Livello 4” e il teatro come linguaggio per

                                valorizzare i diritti fondamentali

Fermare questa terza guerra mondiale a pezzi: proposte per “Arena di Pace” con Papa Francesco. Articolo di C. Morsolin.

19 aprile 2024

“Sono diversi gli omicidi e le morti dubbie che sono seguite all’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: quello di Hashi Omar Hassan è solo l’ultimo … Hanno tentato di cancellare tutte le possibili testimonianze: l’autista di Ilaria, il capo della polizia somala per fare qualche esempio. E immediatamente dopo l’agguato sono spariti tutti i documenti, in particolare il certificato di morte e le foto. Nella scrivania di Ilaria abbiamo ritrovato dossier sulla tangentopoli della cooperazione, uno dei quali sulla Somalia”: così inizia l’intervista a Mariangela Gritta Grainer, (già deputata PDS e componente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulla cooperazione con i paesi in via di sviluppo), in occasione del trentennale della morte di Ilaria Alpi.
Dai peccati capitali in Somalia al Veneto
Come si scoprirono questi “peccati capitali”, traffici illeciti di ogni tipo, in cambio di armi per la guerra civile? Mariangela Gritta Grainer risponde citando il libro del 1999 “L’Esecuzione – inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin” scritto insieme a Luciana e Giorgio Alpi e Maurizio Torrealta”, spiega che “nel 1990 il gruppo della Sinistra Indipendente inizia la pubblicazione, in Parlamento, di vari dossier che svelano un’altra tangentopoli: quella con i paesi in via di sviluppo.
Uno di questi dossier curato da Ettore Masina è dedicato interamente alla Somalia (pubblicato nel febbraio 1991): abbiamo potuto verificare che Ilaria lo aveva nella sua scrivania, tra la copiosa documentazione che conservava in ufficio a Saxa Rubra.

In quel dossier si legge nella premessa: “L’analisi degli interventi di Cooperazione Italiana in Somalia […] conduce ad alcuni drammatici ‘peccati capitali’.
Mariangela Grainer aggiunge che “i peccati capitali principali sono puntualmente descritti e ci sono anche quelli di cui la giornalista di Rai3, Ilaria Alpi, si occuperà nelle sue sette missioni in Somalia in poco più di un anno, come la strada Garoe-Bosaso e i pescherecci della Shifco, scoprendo una contiguità di questi ‘peccati’ con traffici illeciti e criminali di armi e di rifiuti tossici anche radioattivi”.

Nel 2012 il drammaturgo Stefano Massini pubblica una pièce teatrale dal titolo molto eloquente, “Lo schifo – Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione –presentato a Valdagno (VI) lo scorso 11 aprile, promosso dall’Amministrazione Comunale, presenti il Sindaco Giancarlo Acerbi e la vice-sindaca Anna Tessaro.

Shifco e Mugne, due nomi che troviamo scritti sul block-notes di Ilaria così come: “1.400 miliardi di lire: dove è finita questa impressionante mole di denaro?”.

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Ecuador: polizia irrompe nell’ambasciata del Messico per arrestare l’ex presidente Glas. Morsolin (esperto diritti umani) al Sir, “a rischio convivenza e azioni di cooperazione”.

8 aprile 2024

Rottura diplomatica senza precedenti tra Messico ed Ecuador, con l’effetto di aumentare a dismisura la tensione tra gli Stati latinoamericani. Nelle prime ore di sabato 6 aprile, le forze di polizia del governo ecuadoriano, presieduto da Daniel Noboa, sono entrate nei locali dell’ambasciata messicana, a Quito, per prelevare con la forza l’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas, che aveva richiesto lo status di asilo politico (concesso da qualche giorno) e viveva all’interno dell’ambasciata. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha deciso di sospendere le relazioni diplomatiche con l’Ecuador, e l’ambasciata resterà chiusa con scadenza indefinita.
In tale contesto, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha espresso il suo allarme per quanto accaduto, ha invitato alla moderazione e ha esortato i due Governi a risolvere le loro divergenze con mezzi pacifici. In una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce, il segretario generale ha riaffermato “il principio cardinale dell’inviolabilità delle sedi e del personale diplomatico e consolare”. Il Messico aveva concesso l’asilo all’ex vicepresidente ecuadoriano, che si era rifugiato nell’ambasciata da dicembre. Glas sta affrontando nuove accuse di corruzione dopo essere stato condannato nel 2017 per aver accettato tangenti da una società di costruzioni brasiliana in cambio dell’assegnazione di contratti governativi. Glas, dal canto suo, sostiene di essere un perseguitato politico.

Commenta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il Governo ecuadoriano non si è accontentato di espellere l’ambasciatrice nel Paese Raquel Serur, accademica di fama internazionale, moglie del pensatore latinoamericano Bolívar Echeverría, ma ha anche aggredito il corpo diplomatico, fino a fare irruzione nell’ambasciata, in un atto di flagrante violazione della sovranità nazionale del Messico. Il diritto di asilo fa parte, da oltre un secolo, degli alti valori umanitari dell’America Latina e del mondo, e come tale deve essere preservato. Le azioni contro il diritto internazionale e la sovranità territoriale dei Paesi mettono a rischio la convivenza democratica, le relazioni storiche delle Nazioni, le azioni di cooperazione in corso, le relazioni commerciali, culturali e sociali su cui si basa l’America Latina”.
Aggiunge, da Quito, Giuseppe Tonello, già direttore generale della più grande ong del Paese, il Fondo ecuadoriano “Popolorum Progressio”, a da molti anni attento osservatore della realtà del Paese: “I media alleati del governo osannano un presidente che finalmente si fa rispettare e non ha paura di nessuno. Poco si riflette sulla violazione del diritto internazionale. La popolarità del presidente torna a crescere a due settimane da un delicato referendum, dopo che era in calo perché, a dispetto del suo ‘pugno di ferro’, la violenza è tornata a crescere lungo la costa del Pacifico, oltre che per l’aumento dell’Iva dal 12 al 15 per cento. A soffrire, sono la giustizia e la dignità dell’Ecuador”.

Ecuador: assassinata la più giovane sindaca del Paese, la ventisettenne Brigitte García

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint25 Marzo 2024 @ 13:09

La più giovane sindaca dell’Ecuador, Brigitte García, 27 anni, è stata assassinata ieri, nelle prime ore della mattinata, nonostante lo stato d’eccezione che ancora vige nel Paese, in seguito all’ondata di violenza dello scorso gennaio. La polizia ha confermato la sindaca della città costiera di San Vicente, nella provincia di Manabí, e uno dei suoi collaboratori, Jairo Loor, responsabile comunicazione del Comune, sono stati trovati in un veicolo senza segni di vita e con ferite d’arma da fuoco.
García, del movimento progressista fondato dell’ex presidente Rafael Correa (2007-2017), era entrata in carica a maggio. “Oggi Brigitte non c’è più. Sono distrutto. Non posso crederci”, ha scritto Correa sul social network X, ex Twitter. Le autorità non si sono ancora pronunciate sul possibile movente dell’assassinio- Il comandante della polizia di Manabí, il colonnello Emerson Ubidia, ha dichiarato ai giornalisti che la sindaca non aveva richiesto la protezione della polizia, e di conseguenza non aveva una scorta. Si tratta del terzo sindaco ucciso in un anno, e in tutti e tre i casi nella provincia di Manabí.