Ecuador: polizia irrompe nell’ambasciata del Messico per arrestare l’ex presidente Glas. Morsolin (esperto diritti umani) al Sir, “a rischio convivenza e azioni di cooperazione”.

8 aprile 2024

Rottura diplomatica senza precedenti tra Messico ed Ecuador, con l’effetto di aumentare a dismisura la tensione tra gli Stati latinoamericani. Nelle prime ore di sabato 6 aprile, le forze di polizia del governo ecuadoriano, presieduto da Daniel Noboa, sono entrate nei locali dell’ambasciata messicana, a Quito, per prelevare con la forza l’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas, che aveva richiesto lo status di asilo politico (concesso da qualche giorno) e viveva all’interno dell’ambasciata. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha deciso di sospendere le relazioni diplomatiche con l’Ecuador, e l’ambasciata resterà chiusa con scadenza indefinita.
In tale contesto, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha espresso il suo allarme per quanto accaduto, ha invitato alla moderazione e ha esortato i due Governi a risolvere le loro divergenze con mezzi pacifici. In una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce, il segretario generale ha riaffermato “il principio cardinale dell’inviolabilità delle sedi e del personale diplomatico e consolare”. Il Messico aveva concesso l’asilo all’ex vicepresidente ecuadoriano, che si era rifugiato nell’ambasciata da dicembre. Glas sta affrontando nuove accuse di corruzione dopo essere stato condannato nel 2017 per aver accettato tangenti da una società di costruzioni brasiliana in cambio dell’assegnazione di contratti governativi. Glas, dal canto suo, sostiene di essere un perseguitato politico.

Commenta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il Governo ecuadoriano non si è accontentato di espellere l’ambasciatrice nel Paese Raquel Serur, accademica di fama internazionale, moglie del pensatore latinoamericano Bolívar Echeverría, ma ha anche aggredito il corpo diplomatico, fino a fare irruzione nell’ambasciata, in un atto di flagrante violazione della sovranità nazionale del Messico. Il diritto di asilo fa parte, da oltre un secolo, degli alti valori umanitari dell’America Latina e del mondo, e come tale deve essere preservato. Le azioni contro il diritto internazionale e la sovranità territoriale dei Paesi mettono a rischio la convivenza democratica, le relazioni storiche delle Nazioni, le azioni di cooperazione in corso, le relazioni commerciali, culturali e sociali su cui si basa l’America Latina”.
Aggiunge, da Quito, Giuseppe Tonello, già direttore generale della più grande ong del Paese, il Fondo ecuadoriano “Popolorum Progressio”, a da molti anni attento osservatore della realtà del Paese: “I media alleati del governo osannano un presidente che finalmente si fa rispettare e non ha paura di nessuno. Poco si riflette sulla violazione del diritto internazionale. La popolarità del presidente torna a crescere a due settimane da un delicato referendum, dopo che era in calo perché, a dispetto del suo ‘pugno di ferro’, la violenza è tornata a crescere lungo la costa del Pacifico, oltre che per l’aumento dell’Iva dal 12 al 15 per cento. A soffrire, sono la giustizia e la dignità dell’Ecuador”.

Ecuador: assassinata la più giovane sindaca del Paese, la ventisettenne Brigitte García

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmailPrint25 Marzo 2024 @ 13:09

La più giovane sindaca dell’Ecuador, Brigitte García, 27 anni, è stata assassinata ieri, nelle prime ore della mattinata, nonostante lo stato d’eccezione che ancora vige nel Paese, in seguito all’ondata di violenza dello scorso gennaio. La polizia ha confermato la sindaca della città costiera di San Vicente, nella provincia di Manabí, e uno dei suoi collaboratori, Jairo Loor, responsabile comunicazione del Comune, sono stati trovati in un veicolo senza segni di vita e con ferite d’arma da fuoco.
García, del movimento progressista fondato dell’ex presidente Rafael Correa (2007-2017), era entrata in carica a maggio. “Oggi Brigitte non c’è più. Sono distrutto. Non posso crederci”, ha scritto Correa sul social network X, ex Twitter. Le autorità non si sono ancora pronunciate sul possibile movente dell’assassinio- Il comandante della polizia di Manabí, il colonnello Emerson Ubidia, ha dichiarato ai giornalisti che la sindaca non aveva richiesto la protezione della polizia, e di conseguenza non aveva una scorta. Si tratta del terzo sindaco ucciso in un anno, e in tutti e tre i casi nella provincia di Manabí.

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