Archivo mensual: enero 2022

Diputada Dina Argueta: «Es lamentable que el presidente Bukele desconozca la historia de este país y se niegue a reconocer el legado de Rutilio». Exclusiva de Morsolin.

Entrevista exclusiva de RD a la Diputada en la Asamblea Legislativa de El Salvador Dina Argueta: «Es lamentable que el presidente Bukele desconozca la historia de este país y se niegue a reconocer el legado de Rutilio»

Dina Argueta
foto: Diputada Dina Argueta

Este 22 de enero serán beatificados en El Salvador el padre Rutilio Grande S.J. junto con los laicos Manuel Solórzano y Nelson Rutilio Lemus, asesinados el 12 de marzo de 1977 y fray Cosme Spessotto O.F.M. asesinado el 14 de junio de 1980

¿Por qué los diputados de la bancada gubernamental que respalda el presidente Bukele acaba de negar los votos para que la asamblea emita un pronunciamiento en el marco de la beatificación del Padre Rutilio Grande, Cosme Spessotto, Nelson Lemus y Manuel Solorzano?

¿Por qué el presidente de la Republica Bukele rechaza la opción preferencial por los pobres de San Romero y del beato Rutilio Grande, que inspira la encíclica “Fratelli Tutti” del Papa Francisco?

20.01.2022 | Cristiano Morsolin

Este 22 de enero serán beatificados en El Salvador el padre Rutilio Grande S.J. junto con los laicos Manuel Solórzano y Nelson Rutilio Lemus, asesinados el 12 de marzo de 1977 y fray Cosme Spessotto O.F.M. asesinado el 14 de junio de 1980.

Los diputados de la bancada gubernamental que respalda el presidente Bukele acaba de negar los votos para que la asamblea emita un pronunciamiento en el marco de la beatificación del Padre Rutilio Grande, Cosme Spessotto, Nelson Lemus y Manuel Solorzano.

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https://www.religiondigital.org/america/Dina-Argueta-Rutilo-Bukele-ensalzarlo_0_2416258356.html

l Salvador: beatificati i quattro martiri. Card. Rosa Chávez, “rappresentanti di innumerevoli martiri anonimi”. Speciale Sir-Vaticano

24 Gennaio 2022

(Foto: arcidiocesi San Salvador)

Padre Rutilio Grande, padre Cosma Spessotto, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus sono beati. Circa 6.000 persone, nell’ambito delle misure di biosicurezza, si sono radunate nella piazza Divino Salvador del Mundo, sabato scorso, a San Salvador, per il rito di beatificazione dei quattro martiri salvadoregni. La messa è stata presieduta dal card. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador, in gioventù molto vicino all’arcivescovo Romero e testimone degli anni più tragici dell’El Salvador. Con lui, numerosi vescovi concelebranti, tra cui il segretario generale del Celam, mons. Jorge Eduardo Lozano, arcivescovo di San Juan de Cuyo (Argentina) e, dall’Italia, mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, diocesi d’origine del beato Cosma Spessotto.
Nella sua omelia, il card. Rosa Chávez ha osservato: “Chi siamo qui? Siamo una rappresentazione dell’intero popolo salvadoregno. Nella nostra assemblea ci sono umili contadini che esultano di gioia nel vedere che la Chiesa riconosce la santità di coloro che hanno dato la vita al loro servizio. Ci sono anche i rappresentanti delle comunità che sono state guidate da fray Cosma e da padre Rutilio. E abbiamo con noi nella figura di Manuel Solórzano e del giovane Nelson Rutilio, rappresentanti di quella folla immensa che nessuno poteva contare, cioè degli innumerevoli martiri anonimi, che alla luce del Vangelo hanno affrontato il dramma della violenza istituzionalizzata”.
Il cardinale ha fatto riferimento al “numero simbolico dei 75mila morti che abbiamo pianto durante la lotta fratricida che ci ha dissanguato per dodici anni”. E ha aggiunto: “I nostri martiri ci possono aiutare a recuperare la memoria perché non rinunciamo al sogno di vedere il nostro Paese riconciliato e in pace. Per questo, dobbiamo recuperare lo spirito degli accordi di pace e la rotta che hanno tracciato”.
Il cardinale ha poi spiegato che in America Latina il martirio è legato all’esperienza del Vangelo e della dottrina della Chiesa. Ha portato ad esempio padre Rutilio Grande che “dopo aver seguito il corso Ipla in Ecuador e aver condiviso l’esperienza di lavoro con i contadini e gli indigeni nella diocesi di Riobamba, al tempo di mons. Leonidas Proaño, è tornato nel nostro Paese con un’opzione chiara e inequivocabile per i poveri”. Nella lettera apostolica attraverso cui dichiara beati i quattro martiri, Papa Francesco stabilisce che la memoria di padre Spessotto sarà il 10 giugno, e quella degli altri tre nuovi beati il 12 marzo.

Collaborazione di Morsolin con ANSA per articolo su Honduras.

Come experto di diritti umani in America Latina, ho avuto uno scambio interesante di informazioni e analisi con Maurizio Salvi, corrispondente Ansa da Buenos Aires, che poi ha utilizzato per pubblicare questo articolo di ieri.

“Ciao Cristiano, ho mandato la notizia ma l’ANSA l’ha dirottata al notiziario per le ambasciate e non per il servizio italiano. Era questa:

‘Bertita’ Zúniga Cáceres, figlia della leader indigena impegnata nella difesa dell’ambiente Berta Cáceres, assassinata il 3 marzo 2016, ha consegnato ieri alla presidente dell’Honduras Xiomara Castro, durante la cerimonia del suo insediamento, la ‘Vara Alta Lenca, simbolo del potere degli indigeni di etnìa Lenca.

   Castro, scrive oggi il quotidiano El Tiempo di Tegucigalpa, ha ricevuto «un bastone di legno su cui sono scolpiti il ​sole, la luna e un serpente, che per la comunità indigena Lenca, a cui apparteneva Cáceres, rappresenta un elemento importante nella visione del mondo che simboleggia il rispetto e l’autorità».

   Così i popoli indigeni e neri dell’Honduras hanno incaricato ‘Bertita’ di donare alla prima donna presidente del Paese le insegne del potere Lonca affinché «accompagni la lotta storica per le giuste cause indigene e liberi i territori da saccheggi, corruzione e sfruttamento».

   Dopo l’uccisione di Berta  Cáceres, la figlia, che ha 31 anni, ha assunto la responsabilità di coordinatrice generale del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh), viaggiando in numerosi Paesi.

   Uno dei primi visitati fu, nell’ottobre 2016 l’Italia, su invito di Amnesty International, e poi nuovamente nel 2019, in un viaggio organizzato da Francesca Berciolini, assessore ai Diritti umani del comune di Padova.

Proseguire processo di beatificazione di mons. Valencia Cano. La richiesta nel 50° della morte. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

24 gennaio 2022

(Foto: Conferenza episcopale colombiana)

La Chiesa colombiana (con un seminario promosso dalla Conferenza episcopale) e in particolare la diocesi di Buenaventura (con una celebrazione eucaristica) hanno celebrato con grande evidenza il cinquantesimo anniversario della morte di mons. Gerardo Valencia Cano, vicario apostolico prima di Mitú e poi di Buenaventura, morto in uno strano incidente aereo, uno dei protagonisti della stagione della Chiesa latinoamericana che portò alla Conferenza di Medellín. A Buenaventura l’arcivescovo di Cali, mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, ha auspicato che presto la Conferenza episcopale colombiana dia la propria approvazione al processo di beatificazione, dopo la fase preliminare promossa nella diocesi di Buenaventura. “Si tratta – spiega Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina –, di un importante riconoscimento alla pastorale del vescovo dei poveri e della popolazione afro del porto di Buonaventura. Mons. Valencia fu tra i firmatari del Patto Catacombe nel Concilio Vaticano II, promotore di uno storico incontro del Celam, di cui era incaricato per pastorale missionaria, nell’aprile 1968, a Melgar, a quale parteciparono i vescovi dell’opzione preferenziale dei poveri a livello latinoamericano, tra cui mons. Samuel Ruiz del Chiapas, dom Helder Camara di Olinda e Recife, mons. Leonidas Proaño di Riobamba, il vescovo della Consolata mons. Angelo Cuniberti e il suo segretario, padre Gaetano Mazzoleni”.
“Cambiamento sociale senza violenza, così si riassume la rivoluzione di mons. Valencia Cano, contro il razzismo e per una vita degna per tutti i popoli”, ha detto mons. Rubén Darío Jaramillo, super scortato dopo gravi minacce di morte del febbraio 2021, tra balli e festosi colori afro che hanno animato la messa.

Presidente del Comitato parlamentare sui diritti umani, Laura Boldrini commenta l’articolo di AgenSIR sul primo ambientalista ucciso in Colombia nel 2022, Breiner David Cucamañe, 14 anni.

Presidente del Comitato parlamentare permanente sui diritti umani, Laura Boldrini ha commentato l’articolo di AgenSIR, Vaticano, sottolineando:

“Il primo ambientalista ucciso in #Colombia nel 2022 aveva 14 anni.

#BreinerDavidCucamañe era uno dei «guardiani della Terra», civili impegnati nella difesa e tutela delle aree indigene.

145 gli attivisti assassinati nel 2021, va fermata questa strage: il mondo non rimanga indifferente!”.

Giovanna Martelli, política progressista, commenta:

“Ucciso a 14 anni solo per aver difeso la propria Terra. Pensiamo di poter tacere di fronte al naufragio dell’umanità? Alziamoci dalle nostre comode poltrone e indigniamoci”.

Enrico Grazioli, direttore della Gazzetta di Mantova, commenta:

“Breiner David Cucamañe Lòpez non avrebbe fatto il calciatore, da grande: forse non aveva né il fisico né il talento, anche se aveva già il taglio di capelli da calciatore. E in Colombia non sono ambientate solo le serie tv, quelle per i grandi, quelli con qualche curiosità, un po’ di noia, e il talento dello spettatore. In Colombia c’è tanta droga, ma ancora più vita e altrettanta morte. Un po’ come per il pianeta. Su che pianeta, assopiti sul divano davanti a Netflix? Grazie, Giovanna Martelli.”

Parlamentare Graziano Del Rio, ex ministro PD, commenta:

“C’è un posto al mondo dove si muore per difendere la casa di tutti: la terra. Accade in Colombia, ma è una vergogna che non dobbiamo considerare lontana o estranea”.

Parlamentare Rossella Muroni commenta:

“La battaglia per la Terra è una questione globale e non di orticelli. Abbiamo il dovere di dare voce e visibilità a chi, come Breiner David, non aveva altra scelta che difendersi per poter vivere”.

Cristina Guarda, consigliera regionale della Regione Veneto (Verdi), commenta:

“Morire per aver difeso la propria terra. È ciò che è successo a Breiner David in Colombia lo scorso 14 gennaio.

Breiner era un ragazzo di appena 14 anni che aveva scelto di difendere il territorio in cui era nato e cresciuto nei «Kiwe Thegna»: «i guardiani della terra», come li chiamano gli indigeni locali, sono un gruppo di civili impegnati nella difesa delle aree indigene dai cacciatori di risorse e dalla violenza delle formazioni armate che da decenni insanguinano la #Colombia.

Un’atrocità condannata dal governo e dall’ufficio Onu per i diritti umani, che segna il primo delitto del 2022 tra gli ecologisti.

Vittime che allungano la lista, già troppo lunga, dei leader sociali assassinati nel Paese. L’anno scorso sono stati 145 secondo la Defensoria del Pueblo, organismo pubblico incaricato del monitoraggio.

Il Cauca, dove è stato ucciso Breiner David, è insieme alla Valle del Cauca e al Chocó, l’epicentro delle violenze.

Si può morire per aver difeso una parte del mondo che ci ospita?

Per me no, è inconcepibile. Ed è proprio in memoria di persone come lui che non mi girerò mai dall’altra parte quando si parla di tutela dell’ambiente.

E continuerò a difendere con fermezza il mio territorio e la nostra terra.

Riposa in pace Breiner”.

Comitato “Giustizia per Mario Paciolla” commenta:

“Una storia tremenda.

Breiner David Cucuname Lopez 14 ANNI, è stato assassinato perché attivista sociale facente parte della guardia indigena studentesca in Colombia, in un territorio conteso tra bande di trafficanti e gruppi paramilitari.

14 Anni.

La Colombia è assuefatta alle stragi ma non possiamo rimanere che impietriti di fronte all’ennesima sciagurata perdita ed un triste primato: la Colombia è il luogo più pericoloso al mondo per chi difende il pianeta. Con 227 attivisti assassinati nel 2020 nel globo, in Colombia ne sono morti 67, uno su tre.

Giustizia per Breiner,

Giustizia per tutti”.

Daniela Soto, líder giovanile CRIC-Cauca, sottolinea:

“Duele profundamente el desangre de la Madre de los Bosques en todas partes

Duele ver los territorios invadidos de coca y marihuana

Duele ver la mercantilización de las plantas sagradas

Duele ver a las juventudes nasa en las filas de los grupos armados que nos están matando

Duele ver cotidianamente a decenas de jóvenes asesinados y tirados como basura

Duele la zona norte convertida en campo de muerte

Duele la niñez y la juventud reclutada, cooptada, asesinada…

Duele la inercia disfrazada de diálogo

Duele la guerra camuflada en la paz

Duele la vida y también la muerte cuándo nos la siguen imponiendo”.

Reynaldo Villalba V. Abogado defensor de derechos humanos, integrante del CAJAR, vicepresidente FIDH para las Américas, ha retwitado twit di Morsolin Cristiano, esperto di diritti umani in America Latina :

“The Guardián pone primera plana asesinato de Breiner,líder de 14 años, mientras ministro Diego Molano considera «niños como máquina de guerra». Pedimos intervención de Mep Heidi Hautala y Mep Pina Pacerno, nuevas vicepresidentas del Parlamento Europeo”.

https://www.theguardian.com/global-development/2022/jan/18/colombia-indigenous-activist-murdered-14-breiner-david-cucuname

SIR

Colombia: nel fine settimana uccisi un ragazzo di 14 anni nel Cauca e una bambina di 10 anni nel Chocó. Sei i massacri da inizio anno. L’appello dell’Onu. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

Nel fine settimana uccisi un ragazzo di 14 anni nel Cauca e una bambina di 10 anni nel Chocó. Sei i massacri da inizio anno. L’appello dell’Onu. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

17 gennaio 2021

Ennesimo fine settimana di sangue in Colombia, soprattutto nei dipartimenti sud-occidentali del Cauca e de Chocó, con il coinvolgimento di minori. Duele Breiner David Cucuñame López, ragazzo indigeno Nasa di 14 anni, è stato coinvolto casualmente in un massacro (il sesto del 2022, secondo l’ong Indepaz) accaduto venerdì scorso a Las Delicias, nel municipio di Buenos Aires (Cauca), che aveva come destinatario un gruppo di guardie indigene Nasa. L’accaduto è stato denunciato dal Consiglio regionale indigeno del Cauca. Nel corso dell’azione criminosa, è stato ucciso anche il leader indigeno Guillermo Chicana.

Sull’accaduto hanno preso posizione diverse organizzazioni della società civile. Il Cric segnala che “le cifre della violenza nel dipartimento del Cauca sono devastanti. Secondo l’Osservatorio del Cric per i diritti umani e la difesa della vita, ci sono stati 314 omicidi di autorità indigene, membri della comunità e guardie tra gli anni dal 2019 al 2021”. L’organizzazione indigena è particolarmente critica verso la dissidenza Farc, massicciamente presente nella zona, insieme ad altri gruppi illegali e a cartelli del narcotraffico: “In questo momento, le azioni dei gruppi armati al servizio del narcotraffico, dell’estrattivismo illegale e delle economie illecite prendono le distanze dalla presunta lotta rivoluzionaria del popolo. Non è una lotta, sono interessi meschini, particolari, banali delle cellule chiamate dissidenti”. L’Associazione delle assemblee indigene del Nord Cauca (Acin) esprime indignazione per l’uccisione di un ragazzo quattordicenne e accusa il Governo nazionale di “non intervenire deliberatamente in questi conflitti e di non rispettare sistematicamente gli accordi di pace”.

Altro grave, fatto, come accennato, si è verificato nel dipartimento del Chocó, nel comune di Medio San Juan. Alcuni membri del gruppo paramilitare Clan del Golfo sono arrivati al paese sparando all’impazzata. Uno dei proiettili ha colpito mortamente Valeria Murillo Murillo, una bambina di 10 anni, che si era rifugiata con la madre in una fragile casa di legno, che non ha trattenuto il proiettile.

“Un forte appello a rispettare la popolazione civile e soprattutto al rispetto della vita di bambini e adolescenti è giunto dall’Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu”, aggiunge Cristiano Morsolin, experto di diritti umani in America Latina.

Giustizia transizionale dichiara crimine di lesa umanità il massacro del 2005 contro la Comunità di pace di San José di Apartadó. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

FOTO: Papa Francesco riceve Morsolin in udienza del 20 ottobre 2017.

10 gennaio 2022

Il sistema di Giustizia transizionale (Jep) della Colombia ha dichiarato crimine di lesa umanità che non si può prescrivere il massacro del 2005 contro il leader campesino Luis Eduardo Guerra e altri 7 membri della Comunità di pace di San José di Apartadó, il cui esempio di difesa non violenta, appoggiato dall’Operazione Colomba della Comunità Papa Giovanni XXIII, prosegue ancora oggi nonostante il contesto di violenza e minacce cui tale realtà è sottoposta. Tra il 20 e il 21 febbraio 2005 Luis Eduardo Guerra, che nel 2003 aveva partecipato alla marcia Perugia-Assisi, venne barbaramente massacrato assieme al figlio di 11 anni, Deiner Andrés Guerra Tuberquia e, come detto, ad altri membri della Comunità di Pace, tra cui altri due bambini piccoli, Santiago Tuberquia Muñoz (18 mesi) e Natalia Tuberquia Muñoz (6 anni).
“Tra febbraio e maggio 2005 – ricorda al Sir da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani – accompagnai, come scorta non-violenta, Gloria Cuartas, già sindaca di Apartadó e accompagnante, insieme al gesuita Javier Giraldo, della Comunità non violenta. Fui oggetto di minacce e persecuzione denunciate nel rapporto annuale della Relatrice speciale delle Nazioni Unite per protezione dei difensori diritti umani a Ginevra nel giugno 2005, e fui accompagnato anche dalla scorta (armata) dei carabinieri dell’Ambasciata d’Italia a Bogotá, per il rischio imminente di un attentato, per aver scritto articoli di denuncia di questo massacro efferato, che avevano provocato la reazione del Parlamento italiano ed europeo. La decisione della Jep, certamente molto importante, mi riporta all’inferno che hanno vissuto i bimbi Natalia, Santiago, Deiner, massacrati da paramilitari e membri brigata 17 dell’Esercito, di cui un colonnello è già stato condannato. Quel massacro fu un chiaro segnale di intimidazione anche contro la solidarietà italiana verso la Comunità di pace. È stato documentato lo spionaggio del Das (Dipartimento amministrativo di sicurezza), e dei servizi segreti (Dai), a missionari della Consolata, Fondazione Lelio Basso, Osservatorio Selvas, e altre realtà”.

Felicitaciones al Cardenal Michael Czerny, nuevo prefecto del Dicasterio para el Desarrollo Humano Integral del Vaticano.

6 enero 2022

Felicitaciones al Cardenal Michael Czerny, nuevo prefecto del Dicasterio para el Desarrollo Humano Integral del Vaticano.

Cristiano Morsolin, experto de derechos humanos en Latinoamérica y colaborador del Instituto de Paz de la Universidad Santo Tomas de Bogotá, ha comentado:

“Entrevisté al Cardenal Michael Czerny aquí en Bogotá en julio de 2019 en preparación del Sínodo de Amazonia. Apreciamos mucho al Cardenal Czerny, colaborador del Papa Francisco, que ha organizado también el Cuarto encuentro mundial de los Movimientos Populares con Papa Bergoglio, en ocasión del cual Telesur ha difundido nuestro trabajo por la paz.

Confiamos que el Cardenal Czerny pueda fortalecer el camino hacia la aplicación de la encíclica Fratelli Tutti en la política latinoamericana, promoviendo también el “Debate Internacional sobre la corrupción y las mafias” impulsado por Papa Francisco y Vittorio Alberti”.

Papa Francisco defiende un mundo justo, solidario y fraterno

En un mensaje a los movimientos populares, Francisco condenó aplicación de sanciones contra las naciones.

El papa Francisco lanzó un fuerte llamamiento a los poderosos del planeta para que trabajen por un mundo más justo, solidario y fraterno, en un mensaje que envió a los participantes en el IV Encuentro Mundial de Movimientos Populares.

En su exhortó, Francisco pidió la cancelación de la deuda de los países pobres, la prohibición de las armas, el fin de las agresiones y las sanciones, y la liberalización de las patentes para que todo el mundo tenga acceso a las vacunas contra la Covid-19.

El jefe de Estado dijo respecto a las bloqueos económicos y financieros contra las naciones, como Cuba y Venezuela, «Quiero pedirles en nombre de Dios a los países poderosos que cesen las agresiones, bloqueos, sanciones unilaterales contra cualquier país en cualquier lugar de la tierra».

«No al neocolonialismo. Los conflictos deben resolverse en instancias multilaterales como las Naciones Unidas. Ya hemos visto cómo terminan las intervenciones, invasiones y ocupaciones unilaterales; aunque se hagan bajo los más nobles motivos o ropajes», señaló.

Francisco afirmó que la reducción de la jornada laboral y la instalación de un ingreso básico universal son «medidas necesarias» de cara a la pospandemia de coronavirus.

El pontífice pidió la implementación de «un ingreso básico, el IBU, o salario universal para que cada persona en este mundo pueda acceder a los más elementales bienes de la vida».

Es justo luchar por una distribución humana de estos recursos. Y es tarea de los Gobiernos establecer esquemas fiscales y redistributivos para que la riqueza de una parte sea compartida con equidad sin que esto suponga un peso insoportable, principalmente, para la clase media», expresó.

En su mensaje, el Papa sostuvo también que «hay que analizar seriamente» la propuesta de «la reducción de la jornada laboral» y, en ese sentido, consideró que «no puede haber tantas personas agobiadas por el exceso de trabajo y tantas otras agobiadas por la falta de trabajo».

En un videomensaje, el papa pidió a «los grandes laboratorios, que liberen las patentes. Tengan un gesto de humanidad y permitan que cada país, cada pueblo, cada ser humano tenga acceso a las vacunas. Hay países donde sólo tres, cuatro por ciento de sus habitantes fueron vacunados».

«Quiero pedirles en nombre de Dios a los grupos financieros y organismos internacionales de crédito que permitan a los países pobres garantizar las necesidades básicas de su gente y condonen esas deudas tantas veces contraídas contra los intereses de esos mismos pueblos», detalló.

El jefe de la Iglesia católica pidió a las  grandes corporaciones extractivas —mineras, petroleras—, forestales, inmobiliarias, agro negocios, que dejen de destruir los bosques, humedales y montañas, dejen de contaminar los ríos y los mares, dejen de intoxicar los pueblos y los alimentos.

También en su mensaje, el prelado solicitó a las grandes corporaciones alimentarias que dejen de imponer estructuras monopólicas de producción y distribución que inflan los precios y terminan quedándose con el pan del hambriento.

A los los fabricantes y traficantes de armas Francisco les solicitó que cesen totalmente su actividad, una actividad que fomenta la violencia y la guerra, y muchas veces en el marco de juegos geopolíticos que cuestan millones de vidas y de desplazamientos.

Para los gigantes de la tecnología, Francisco exigió que que dejen de explotar la fragilidad humana, las vulnerabilidades de las personas, para obtener ganancias, sin considerar cómo aumentan los discursos de odio, el grooming, las fake news, las teorías conspirativas, la manipulación política.

En su intervención, Francisco también tuvo palabras para los gigantes de las telecomunicaciones a quienes exhortó a que liberen el acceso a los contenidos educativos y el intercambio con los maestros por internet para que los niños pobres también puedan educarse en contextos de cuarentena.

A los medios de comunicación, el jerarca católico los exhortó a que terminen con la lógica de la post-verdad, la desinformación, la difamación, la calumnia y esa fascinación enfermiza por el escándalo y lo sucio, que busquen contribuir a la fraternidad humana y a la empatía con los más vulnerados.

Manifestó a los Gobiernos y políticos de todos los partidos, Que eviten «escuchar solamente a las elites económicas» y se conviertan en «servidores de los pueblos que claman por tierra, techo, trabajo y una vida buena», mientras que a los líderes religiosos les pide que nunca utilicen el nombre de Dios para fomentar guerras o golpes de Estado. En cambio, hay que construir puentes de amor».

La segunda sesión del IV Encuentro Mundial de Movimientos Populares (IV EMMP), que se realizó de manera virtual y que contó con la participación de numerosos dirigentes sociales, los organizadores del evento enviaron varias peticiones al papa Francisco.

Este cuarto encuentro tuvo como precedente una reunión de trabajo el pasado mes de julio, que reunió a representantes de movimientos populares de América (norte, centro y sur), Europa, África y Asia.

Los movimientos populares compartieron este sábado con el papa el trabajo y las luchas realizadas durante los momentos más duros de la pandemia de la Covid-19, con la proyección de varios videos.

TELESUR HA DIFUNDIDO COMENTARIO DE MORSOLIN:

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FOTO: Audiencia de Morsolin con Papa Francisco, 20 octubre 2017

Cristiano Morsolin

@morsolin1

«La lucha contra el hambre exige superar la fría lógica del mercado y afianzar la lógica de la solidaridad», llamado Papa Francisco en encuentro mundial de movimientos populares.

@EnMovPop

@VaticanIHD

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teleSUR TV

@teleSURtv

 · 16 oct. 2021

#ENVIVO| @Pontifex_es: Cuando las personas que han sufrido en carne propia la desigualdad, el abuso de poder, la xenofobia…. comprenden mucho mejor lo que viven los demás y son capaces de ayudarlos a abrir caminos de esperanzas → http://bit.ly/teleSUR

https://www.telesurtv.net/news/papa-francisco-movimientos-populares-mensaje-20211016-0002.html

FOTO INICIAL: Cardenal Czerny hace el testimonial del libro “Cambio Civilizatorio y nuevos liderazgos sociales” de Morsolin, julio de 2019 en Bogotá.

Paraguay: è morto ieri il gesuita “pa’i Oliva”, uno dei simboli dell’impegno della Chiesa contro le dittature e per i poveri nel Continente. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

FOTO: Morsolin e Pai Oliva a Bañado Sur-Asuncion.

4 gennaio 2022

È morto ieri ad Asunción, a 93 anni, padre Francisco de Paola Oliva, noto in Paraguay come “pa’i Oliva”. Nato in Spagna, a Siviglia, nel 1928, arrivò trentacinquenne nel Paese latinoamericano, identificandosi durante tutta la sua vita con la difesa dei diritti umani, contro le dittature di Stroessner in Paraguay e dei generali argentini (visse infatti un periodo a Buenos Aires) e con la vita dei poveri che vivono nei cosiddetti bañados, i quartieri poveri della capitale che si trovano lungo il rio Paraguay.
Nel 1969 pa’i Oliva dovette lasciare il Paraguay e fu accolto dai gesuiti argentini, tra cui padre Jorge Bergoglio, e a Buenos Aires salvò molti migranti paraguagi; nel 1978, padre Bergoglio, allora provinciale della Compagnia di Gesù, accompagnò personalmente all’aeroporto il confratello, braccato dai dittatori argentini, favorendo la sua fuga in Inghilterra e, in pratica, salvandogli la vita, come dichiarò in un’intervista all’agenzia Aica nel 2015, alla vigilia della visita del Papa in Paraguay. Fu commovente l’incontro tra i due, ad Asunción.
Ma, al di là di questa importante amicizia e di tali episodi, pa’i Oliva è stato uno dei religiosi più famosi del continente, proprio per aver condiviso la vita dei più poveri e averli sempre difesi.

“Era il leader morale della rinascita dei movimenti popolari, grazie al suo lavoro nei bañados – afferma al Sir l’esperto di diritti umani nel Continente, Cristiano Morsolin -. Ricordo il mio incontro con pa’i Oliva nell’agosto 2012 nel fango dei bañados, dove nel 2015 riuscì a far venire personalmente in visita anche Papa Francesco e il loro abbraccio emozionato era il riconoscimento al simbolo della Chiesa in uscita in Paraguay, dove i poteri forti dei latifondisti recriminavano contro le taglienti omelie del gesuita”.

Argentina: il Nobel Pérez Esquivel ricoverato a Mar del Plata, il Papa gli scrive augurandogli una pronta guarigione. Commento di Morsolin su Sir-Vaticano.

4 gennaio 2022

Papa Francesco ha inviato, attraverso mons. Gabriel Mestre, vescovo di Mar del Plata, un messaggio manoscritto in cui assicura la sua preghiera e il suo accompagnamento per Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace nel 1980 e storico difensore dei diritti umani in Argentina, che ha avuto nei giorni scorsi un malore, nella casa della località balneare argentina, dove si trovava assieme ai familiari. Gli esami svolti nella clinica dove è ricoverato ed è trattenuto in osservazione hanno escluso che si sia trattato di un incidente di carattere cardio-vascolare, come si era temuto in un primo momento.
Il Pontefice gli assicura la sua vicinanza oltre che il desiderio di una pronta guarigione. Inoltre, saluta la moglie del premio Nobel per la pace argentino nel 1980. Il 1° gennaio Pérez Esquivel aveva ricevuto la visita di mons. Mestre, il quale, dopo una conversazione, gli aveva impartito il sacramento dell’unzione degli infermi.

Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, ha invitato a pregare per la salute di questo “argentino impegnato nelle cause della pace, del bene comune e dei diritti umani”.