L’On. Milena Santerini commenta il libro di Morsolin Cristiano, “Valdagno Città del Mondo”.

MILENA SANTERINI è Ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica del S. Cuore, Direttrice del Centro di Ricerca sulle relazioni Interculturali e del Master in Competenze interculturali per l’integrazione dei minori. Vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e membro del Consiglio di amministrazione del CDEC e del Comitato scientifico della Fondazione Intercultura. Membro della delegazione italiana nell’IHRA – International Holocaust Remembrance Alliance. Dal 2013 al 2018 è stata Deputata al Parlamento italiano (esponente di “Democrazia Solidale DEMOS”, legata alla Comunità di Sant’Egidio) dove ha promosso la Commissione Jo Cox contro l’intolleranza e il razzismo e delegata presso il Consiglio d’Europa dove è stata General Rapporteur on combating Racism and Intolerance e ha presieduto la No Hate Parliamentary Alliance. Dal 2020 al 2022 è stata Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo.
Tra le sue pubblicazioni sul tema dell’antisemitismo: La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo, Raffaello Cortina, Milano 2021; Il nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea, Guerini, Milano 2019 (a cura); Antisemitismo senza memoria. Insegnare la Shoah nelle società multiculturali, Carocci, Roma 2005.

Ho intervistato l’On. Milena Santerini a Valdagno (VI) il 15 aprile 2024 durante una cena interessante e ringrazio per l’invito di Maurizio Martini e di Eliseo Fioraso, infaticabili animatori di Guanxinet, presentandole il mio libro “Valdagno Città del Mondo”- L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni”.

Racconto all’on. Santerini che l’allora vicepremier Matteo Salvini venne nel giugno 2019 a Valdagno, esibendo il crocifisso, per sostenere il candidato leghista Burtini ma la forza del cattolicesimo sociale fece vincere il sindaco Giancarlo Acerbi, confermando 30 anni di governo progressista e ulivista, ininterrotto dal 1995, con l’elezione diretta del sindaco.

L’On. Milena Santerini commenta:

“esponenti di spicco di partiti come la Lega – nella quale si oscilla tra neopaganesimo «celtico», devozionismo cattolico e fede semplice e schietta – non da oggi si appellano al popolo dei credenti per tentare di delegittimare i responsabili della Chiesa (battute e invettive contro «vescovoni» e «signori del Vaticano» rispolverate da Salvini erano nel 1992 sulla bocca di Bossi, lo stesso che nel 1997 non mancava mai di attaccare Giovanni Paolo II con argomenti simili a quelli oggi usati contro papa Francesco). La battaglia dei crocifissi usati come simbolo di una tradizione culturale, anziché come segno di misericordia per tutti, è stata un’altra tappa di questa offensiva.

Non è la prima volta che una politica sostanzialmente atea cerca di usare la fede cattolica contro la Chiesa. Basti pensare all’Action française degli anni 20 del secolo scorso, una destra che fu condannata da Pio XI per il palese tentativo di strumentalizzare la religione a scopi politici. Quella ferma parola ebbe un importante effetto chiarificatore: tanti giovani cattolici, prima affascinati dalle sirene di quella politica, se ne liberarono e scelsero di servire la Chiesa e l’uomo. Due nomi per tutti: Jacques Maritain e Yves Congar.

La denuncia dell’uso improprio dei simboli religiosi rende Liliana Segre molto più vicina ai cristiani rispetto a coloro che si dicono «cattolici» ma che usano un linguaggio d’odio, dividono l’umanità in razze, costruiscono il «nemico», respingono i profughi in mare, puniscono chi salva vite, delegittimano e dileggiano la solidarietà. La sfida religiosa di questa destra radicale – che sul web unisce razzismo, antisemitismo, anti-islamismo e attacchi alla Chiesa in nome del «popolo» – va affrontata con l’alleanza tra tutti gli uomini e donne di buona volontà che nella croce vedono un perdono infinito e non un’arma”, conclude l’on. Santerini.

Sulla questione del razzismo e migrazioni, l’on. Milena Santerini commenta: “Cristiano, devi diffondere la mozione “Recognising and preventing neo-racism” che ho fatto approvare dal Consiglio d’Europa nel 2015 quando ero General Rapporteur on combating Racism and Intolerance. Il razzismo culturale è dentro la Lega ma non capiscono che siamo in una società dell’integrazione tra popoli diversi, non possiamo accettare la manipolazione dell’opinione pubblica da parte della Lega con lo spauracchio della paura e dell’odio”.

L’On. Santerini ha scritto il libroIl nemico innocente. L’incitamento all’odio nell’Europa contemporanea”, Edizioni Guerini e Associati; e mi spiega che “Il fenomeno dell’«odio», pur nell’ambiguità del termine, è ben conosciuto nella storia dell’Europa moderna. Nelle sue varie forme (antisemitismo, razzismi, xenofobia, antigitanismo, islamofobia ecc.) rivela un’avversione e una distanza aggressiva verso chi viene percepito come diverso. L’hate speech, in particolare, indica il «discorso dell’odio» (non solo parole ma anche immagini o altro) che manifesta sentimenti di rifiuto, astio e malanimo verso singoli o gruppi. Ancora oggi, nella società globale, l’odio è usato nelle sue varie forme come propaganda per colpire il nemico innocente, il gruppo bersaglio, il capro espiatorio, l’avversario politico. A partire dalla storia dell’odio nazionalistico, il libro (promosso dalla presidenza italiana dell’IHRA – International Holocaust Remembrance Alliance) ricostruisce le caratteristiche del fenomeno, le norme giuridiche e le strategie per affrontarlo, le nuove espressioni dell’hate speech online, che trovano sul web un potente veicolo di diffusione. Ieri come oggi, emblematico resta l’antisemitismo, inquietante per la sua carica di ostilità che assume forme – allo stesso tempo – antiche e nuove”.

Santerini: al mondo frammentato offriamo l’orizzonte della Pasqua

Nel mondo del disorientamento e dei legami deboli, mentre, non da oggi, assistiamo alla rottura tra Vangelo e cultura (Evangelii nuntiandi), come costruire quadri di riferimento condivisi, nutriti di significati da riscoprire continuamente? In altre parole, di quale cultura siamo capaci oggi? Valorizzare il patrimonio immenso di arte, letteratura, musica, scienza che il mondo ha già prodotto nei secoli, rileggerlo con sensibilità storica e renderlo vivo in dialogo con le diverse fedi è il primo passo per colmare un vuoto. Accanto a questo, c’è anche un significato di cultura che non guarda solo al passato, ma ci riporta all’essenza fondamentale della persona che abita il mondo, cioè il prodotto del continuo rapporto tra il corpo, la mente e gli oggetti, ciò che nasce dall’esperienza degli eventi, la coltivazione quotidiana del campo della realtà che porta con sé infiniti significati. In tal senso, la cultura è l’azione di comprendere ciò che accade, raccontarlo e renderlo migliore. Oggi, queste produzioni di significato, i linguaggi, le visioni della realtà si presentano estremamente frammentate. Si assiste a una vera e propria deculturazione (Olivier Roy) tanto che sembra mancare un linguaggio condiviso, ed è in questo quadro che si colloca la domanda sulla presenza dei cristiani.

La sfida è, quindi, vivere dentro la continua produzione di cultura della società complessa. Parliamo però, non di quadri coerenti, ma di un flusso di idee e di immaginari influenzati profondamente dall’industria globale dei consumi che impone la sua cultura, dall’acquisto di certi beni a quali emozioni provare con le serie Netflix; sono espressioni e posizioni diffuse dal sistema dei social media sfruttando la psicologia delle folle per creare intensità di partecipazione e quindi aumentare l’engagement. Le Big Tech, le grandi piattaforme, devono, per mantenere l’attenzione degli utenti, creare nuovi miti, diffondere hate speech, esaltare e denigrare, accendere e spegnere. Solo da poco tempo si sta prendendo coscienza che il sistema stesso dei social ha bisogno di polarizzazione e divisione tra i gruppi per guadagnare. Forme culturali, infine, vengono create soprattutto dalle grandi forze politico-economiche, capaci di spingerci alla normalizzazione della violenza e della guerra orientando ogni giorno la comunicazione collettiva. Di fronte ad un panorama in cui le culture condivise vanno dissolvendosi, ma in cui nascono comunque altre forme di modifica della realtà e produzione di nuove linguaggi, miti, idee, emergono due importanti sfide. La prima consiste nell’interpretare e far dialogare le differenze, la seconda nella ricerca del senso.

La prima: uno sforzo di comprensione in profondità delle differenze culturali supera la spiegazione. In questo senso, ogni persona va capita nel modo originale e soggettivo con cui vive la sua cultura (a sua volta non uniforme, non delimitata da precisi confini geografici, ma dinamica e in cambiamento). E bisogna provare a capire come le culture narrative del web attraversano i confini e omologano il mondo. In tale direzione, si spiega anche il ricorso alle identità culturali come difesa e contrapposizione contro il “nemico” esterno, e come la deculturazione spinga a ricostruire altre appartenenze (pensiamo al fondamentalismo islamico o cristiano) che danno sicurezza agli spaesati. Il compito diventa, sempre di più, quello di creare una nuova interculturalità, non universalista e prepotente, ma neanche relativista e indifferente, che metta in dialogo persone orfane del quadro culturale di riferimento e in cerca i nuove identificazioni, spesso contrapposte.

C’è qui anche l’esigenza, soprattutto educativa, di aiutare a decifrare la complessità del mondo, respingendo ogni tentazione di complottismo, che nasce dall’impotenza nell’affrontare i fenomeni complessi. Recuperando la lettura storica degli eventi, dobbiamo inoltrarci in quella “foresta di simboli” che è la realtà, alfabetizzando le nuove generazioni alla loro comprensione. Nella mela di Apple c’è New York, c’è la curiosità umana ma c’è anche il libro della Genesi. In Star Wars e in Matrix ci sono i miti greci, la filosofia di Nietzsche, il buddhismo e la pedagogia gesuitica… Conoscono i giovani questa storia culturale? La comprensione dei significati complessi è il fondamento del dialogo interculturale, sempre più necessario man mano che, appunto, si sfilacciano le culture etniche e si ricompongono nuove culture etiche, spesso in conflitto: fast food contro green, pro life contro Lgbt, bellicosi contro pacifisti…

Ma la comprensione di tipo ermeneutico non basta se non si intraprende il cammino per ricercare il “senso” dei fenomeni e degli eventi (qui forse la vera educazione, al di là dei pedagogismi..). La “scelta per il senso”, di cui scrive Paul Ricoeur, è il presupposto di ogni riflessione che non voglia restare in balia della frammentazione. E ogni evento educativo è uno sforzo di costruzione di senso. Ma ci si chiede come restaurare l’interesse per la ricerca del significato in un mondo dominato da quella che Jerome Bruner chiama la «logica computazionale». Il funzionamento dei pc si occupa di informazioni già codificate, il cui significato è stabilito in anticipo. La ragione del computer si interessa di stimoli e risposte, non del senso da attribuire alle cose. La ricerca di significato e l’elaborazione di informazioni già definite sono, come afferma Bruner, processi “incommensurabili”, in quanto, a differenza del computazionalista, il “culturalista” compie operazioni interpretative sensibili al contesto e all’ambiguità della realtà complessa. Con i progressi dell’intelligenza artificiale il tema sta diventando centrale.

Cosa vuole dire per i cristiani stare dentro la frammentata cultura di tutti, spesso senza altro senso che non sia il comprare, o spingere al conflitto? I cristiani stanno dentro il mondo e ogni giorno producono cultura con gli altri, sono immersi nello stesso ambiente, non vivono in stanze separate dal mondo “laico”. Tuttavia, pur condividendo linguaggi, esperienze, emozioni, tecnologie, vivono, come spiega la Lettera a Diogneto, in un orizzonte di significati diverso, quello della Pasqua. Hanno quindi il compito di cercare instancabilmente un quadro condiviso, punti di incontro per cercare soluzioni, un linguaggio che permetta di capirsi tra giovani e vecchi, italiani e stranieri, uomini e donne, e allo stesso tempo creare bellezza, innestare simpatia dove c’è odio, compassione dove c’è indifferenza, speranza dove c’è rassegnazione, unità dove c’è divisione: aiutare la ricerca di senso di tutti.

Anche se faticoso, si può restare dentro la non-cultura disorientata del nostro tempo, incrociando tutti quei percorsi che magari non si ispirano a una dimensione religiosa ma sono tuttavia alla ricerca di autenticità (quella che Charles Taylor definisce «la cultura dei cercatori») e provare fedelmente a trovare e dare, insieme, un senso alle cose. In questo modo, le diverse esperienze umane che oggi sembrano ispirate solo dal principio ”esprimi te stesso” vengono riportate a una condivisione di quei significati che rispondono ai bisogni dei fratelli tutti, alle speranze e alle gioie di tutte e tutti”, conclude On. Milena Santerini nell’articolo pubblicato da Avvenire il 20 aprile 2024.

Ogni tempo ha il suo antisemitismo. Segnato dall’antigiudaismo cristiano in passato, cospiratorio nei momenti di crisi, efferato nella sua forma pseudo-scientifica nel periodo del nazionalsocialismo e del fascismo. Ed è proprio questo il tema dell’antisemitismo, trattato nell’appuntamento, a Valdagno, Palazzo Festari di lunedi 15 aprile 2024 in un incontro a cura di Guanxinet, con ospite Milena Santerini.

Quando ho scritto all’on. Milena Santerini in occasione alla mia partecipazione al tavolo su Diritti Umani e Democrazia, realizzato a Verona il 20 aprile scorso, in preparazione dell’incontro di Arena di Pace dei movimenti popolari italiani con papa Francesco (18 maggio a Verona) mi ha risposto:

Caro Cristiano, auguri per il tuo bellissimo lavoro!”.

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