Archivo mensual: agosto 2023

“Hemos sido los triunfadores a lo largo de toda esta campaña electoral” dijo la prefecta progresista de Pichincha, Paola Pabón a Morsolin.

“A pesar de los momentos duros, de la angustia que se vivió en las últimas horas con los cierres de campaña, el asesinato de un candidato presidencial, la jornada ha sido bastante tranquila en el Ecuador”: la prefecta de Pichincha, Paola Pabón, indicó que la elección de este domingo es la más importante, desde que Ecuador retornó a la democracia. Esto debido a que hoy el país vive dentro de un Estado fallido.

Además, indicó que el control electoral del movimiento político Revolución Ciudadana está activado, y hay un delegado en cada junta receptora del voto. “Hemos sido los triunfadores a lo largo de toda esta campaña electoral. Esperemos que eso se ratifique en las urnas, pero sin duda aceptaremos y acataremos los resultados del pueblo ecuatoriano”.

Luego de su votación, la prefecta, junto a la candidata Luisa González y el alcalde de Quito Pabel Muñoz, se movilizó al centro Leonidas Proaño, en Chillogallo, para recibir los resultados electorales junto a la militancia.

“Hoy quisimos estar con el pueblo del sur. Este pueblo que es cariñoso, que es luchador. Este pueblo que también, en las elecciones locales, nos dio una gran sorpresa votando contundentemente por la Revolución Ciudadana”, indicó Pabon.

Congresistas de Paraguay y de El Salvador respaldan el cambio en Ecuador

Dina Argueta, congresista progresista de El Salvador, ha comentado a Morsolin:

“Saludos a ud, Cristiano, muchas gracias por la información sobre Ecuador. Hoy, es determinante para el pueblo del Ecuador y de Guatemala. Eternamente agradecida por el cariño y amor a nuestro país y a San Romero. Un abrazo”.

La Senadora Esperanza Martínez (Frente Guasu – Paraguay) ha comentado a Morsolin:

Las dos elecciones de Ecuador y Guatemala, son una buena noticia para toda la región de América Latina, en tiempos muy duros de avance de una derecha neo fascista, violenta, anti-derechos. Coloca sobre todo la esperanza de que se puede”.

La ex viceministra paraguaya Mercedes Canese, actual presidenta del Partido progresista Frente Guasu, ha subrayado a Morsolin:

“Queremos más democracia, y los pueblos quieren que las riquezas naturales del sur sean para el buen vivir. Por eso encabezan los resultados Luisa González en Ecuador y Bernardo Arévalo en Guatemala.

¡Por más democracia, justicia social y soberanía!”.

¿Qué lectura envía un país sumido en una crisis de seguridad y con un Presidente que gobierna por decreto por haber disuelto el Congreso?

¿Qué escenarios geopolíticos se abren de cara al balotaje?

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@morsolin1

Ecuador: dopo primo turno di elezioni presidenziali e parlamentari, il ballottaggio sarà tra il “mondo” di Correa e quello “bananero”. Commento di Morsolin su SIR-Vaticano.

I risultati mostrano al primo posto, come indicavano i sondaggi, Luisa González, candidata della sinistra, che affronterà la sorpresa rappresentata dal trentacinquenne Daniel Noboa, espressione del mondo finanziario, imprenditoriale, figlio del magnate Álvaro, che per cinque volte aveva tentato vanamente la corsa presidenziale. Per lei non sarà una passeggiata

Una partita “doppia”: è quella che vede protagonista l’Ecuador, dove ieri si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali e parlamentari, anticipate dopo le dimissioni del presidente uscente Guillermo Lasso, in un contesto di “debolezza” della politica che certo non aiuta ad affrontare l’altra partita, quella più importante, contro la violenza e il narcotraffico, i veri “padroni” dell’Ecuador, come è risultato drammaticamente chiaro negli ultimi mesi e in campagna elettorale, in particolare con l’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, giornalista noto per le sue inchieste contro il narcotraffico e la corruzione.

Ballottaggio tra il “mondo” di Correa e quello “bananero”. Partiamo dai risultati. Come previsto, sarà il ballottaggio a decidere il prossimo presidente della Repubblica.Al primo posto, come indicavano i sondaggi, Luisa González, candidata della sinistra dell’ex presidente Rafael Correa, che affronterà la sorpresa di ieri, il trentacinquenne Daniel Noboa, espressione del mondo finanziario, imprenditoriale e “bananero”, figlio del magnate Álvaro, che per cinque volte aveva tentato vanamente la corsa presidenziale. Per lei, però, non sarà una passeggiata. Il suo 33% circa (mentre lo scrutinio è ancora in corso) è superiore ad alcuni sondaggi, ma lontano dal 40%, la quota che sarebbe stata sufficiente per una vittoria al primo turno, secondo la legge elettorale ecuadoriana.È fresco il ricordo delle presidenziali del 2021, quando, dopo il primo turno, si sommò tra gli elettori l’avversione contro l’ex presidente, in sella per dieci anni e poi “costretto” a restare in “esilio” in Belgio, di fronte alle inchieste per corruzione. Lo sbiadito Guillermo Lasso, un presidente che certo non passerà alla storia, sommò i voti di destra, centro, una parte del mondo indigeno. Da quel momento – e dopo la netta vittoria alle Amministrative dello scorso anno – Correa sogna la rivincita, anche se non in prima persona, diversamente dal brasiliano Lula e in analogia, invece, con il boliviano Evo Morales. L’esito, però, è tutt’altro che scontato: certamente qui la “izquierda” non può già brindare, come è invece accaduto, sempre alle presidenziali di ieri, in Guatemala, con la storica vittoria dell’outsider Bernardo Arevalo.

Dal vasto ventaglio degli oppositori è uscito, dunque, Noboa. Il suo 24%, è una base di partenza ben superiore alle attese. L’offerta era più che mai vasta: l’ex vicepresidente dell’Amministrazione Moreno (2017-2021), Otto Sonnenholzner, e l’indigenista Yaku Pérez (le delusioni di ieri, con un risultato sotto il 10%); l’ex mercenario Jan Topic, per alcuni il “Bolsonaro”, per altri il “Bukele” ecuadoriano, arrivato al 14%; infine, l’altra grande sorpresa, il giornalista Christian Zurita, che ha preso il posto del defunto Villavicencio ed è arrivato al terzo posto con il 15%.

I possibili “giochi” verso il 15 ottobre. Da Cuenca Damiano Scotton, padovano, docente di Relazioni internazionali all’Università dell’Azuay, spiega: “González, anche nel dibattito televisivo, era apparsa scialba, con poche proposte e programmi, ma il suo risultato rappresenta lo zoccolo duro di Correa. Altri sono cresciuti nel corso della campagna elettorale, in particolare Noboa, a sorpresa. Molti si aspettavano che l’affermazione potesse arrivare da Topic che ha fatto una campagna sulla sicurezza e sulla mano dura.Personalmente, anche se i vari candidati erano molto diversi tra loro, credo sia prevedibile al ballottaggio del 15 ottobre una riedizione del ‘tutti contro Correa’ già visto nel 2021. Ci sono, a mio avviso, le condizioni per una convergenza tra Sonnenholzer, Topic e Noboa”.Topic si è subito espresso a favore di Noboa in vista del ballottaggio. In una giornata, ieri, che non ha segnato particolari denunce e conflitti nel Paese, va però registrato il “collasso” del sistema per il voto dall’estero.

“Faccio appello della comunità internazionale al Consiglio nazionale elettorale: è preoccupante la denuncia di molti migranti ecuadoriani a Caracas, negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, per l’impossibilità di esercitare il diritto di voto”, segnala Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani.

Clima di violenza. Molto si è scritto, anche in Europa, su questo appuntamento elettorale vissuto nel pieno dell’escalation di violenza, che ha oggettivamente condizionato le elezioni, con l’uccisione di un candidato (per dare l’idea, nel Continente gli unici precedenti di un fatto simile riguardano la Colombia e il Messico), ma anche con una sparatoria che ha interrotto il comizio finale di Noboa. “Difficile, però – prosegue Scotton –, dire quanto questa situazione abbia pesato nel risultato. Certamente, c’è una diffusa situazione di insicurezza, sulla quale hanno giocato vari candidati, in particolare Topic e Sonnenholzer”. Resta intatta la forte impressione per una campagna elettorale vissuta in un clima di terrore, con omicidi politici eccellenti, e una realtà che pone l’Ecuador come fondamentale snodo del narcotraffico e punto di partenza della cocaina, prodotta in Colombia e in altri Paesi andini, verso l’Europa, in forte connessione con i cartelli messicani, la mafia albanese e la stessa ‘ndrangheta calabrese, come documentato da varie inchieste giornalistiche.

Un presidente debole? È possibile, in questo contesto, che un eventuale presidente eletto soltanto sommando i voti “contro” Correa sia, come Lasso, un leader alla fine debole, senza una maggioranza solida, incapace di affrontare in modo efficace i grandi poteri internazionali, sia economici che criminali. Giuseppe Tonello, già direttore generale della più grande ong del Paese, il Fondo ecuadoriano “Popolorum Progressio”, da Quito, dà voce a quel mondo cattolico di base che in questi anni non ha cessato di vedere in Correa un fattore di innovazione:“È una mia semplice opinione che l’Ecuador non riuscirà a sconfiggere i narcoterroristi e a superare l’attuale situazione di ingovernabilità finché non sarà capace di dare un giudizio critico sereno e serio sui 10 anni di governo di Rafael Correa, che ha messo in discussione i grandi poteri economici e mediatici del Paese”.

Il parco nazionale Yasuní “libero” dal petrolio. Senza dubbio, il ballottaggio metterà a confronto due visioni di Paese e due modalità di rapporto con il mondo economico. In ogni caso, un importante e storico punto fermo è stato posto dai cittadini ecuadoriani, che sempre ieri si sono espressi in un referendum senza precedenti per fermare lo sfruttamento petrolifero dei giacimenti situati nel parco nazionale Yasuní, considerato il cuore dell’Amazzonia ecuadoriana e uno degli epicentri mondiali della biodiversità. Il 59,14% degli ecuadoriani ha votato “sì” alla cessazione delle operazioni del Blocco 43-Itt, all’interno del territorio amazzonico. Un successo per le organizzazioni indigene, ma anche per la Chiesa ecuadoriana, che ha sostenuto con forza in queste settimane le ragioni del referendum.

Bruno Desidera,giornalista de “La vita del popolo”

Guatemala: elezioni, il progressista Arevalo nuovo presidente della Repubblica. Vescovi, “accettare con maturità e rispetto la volontà popolare”

21 Agosto 2023

Storica vittoria di un candidato progressista in Guatemala. Le elezioni presidenziali, in una giornata che si è svolta in modo ordinato e senza incidenti, hanno visto prevalere al ballottaggio il sociologo progressista Bernardo Arévalo del Movimento Semilla. A due ore dalla chiusura delle urne e con il 98,3% dei seggi scrutinati, Arevalo ha ottenuto il 58,6% dei voti contro il 36,8% della sua rivale, l’ex first lady Sandra Torres del partito Unità nazionale della speranza (Une), che ha fallito anche il suo terzo tentativo di diventare presidente. In realtà, più che tra destra e sinistra, il voto si è polarizzato tra “novità” ed “establishment”, in un Paese che mai era riuscito a trovare la via per un’alternativa e un cambiamento rispetto al dominio di un’élite tra le più corrotte al mondo. Il compito di Arevalo non sarà facile, anche perché non avrà una solida maggioranza in Parlamento. E in queste settimane la medesima élite, attraverso la via giudiziaria, aveva tentato in vari modi di annullare il processo elettorale e il ballottaggio di ieri.
La Chiesa guatemalteca, senza esprimersi apertamente per un candidato (il suo esponente più significativo, il card. Álvaro Ramazzini, aveva però incontrato Arevalo nelle scorse settimane), è più volte intervenuta perché i cittadini potessero esprimersi liberamente al ballottaggio. In una nota diffusa sabato, i vescovi avevano espresso il loro sostegno ai “cittadini da cui dipende la trasparenza e l’efficienza di quest’ultima giornata elettorale”. E avevano sottolineato il lavoro di coloro che hanno partecipato alle commissioni elettorali, la cui “vocazione civica è stata ampiamente dimostrata al primo turno ed è stata riconosciuta dalla fiducia che la popolazione generale ha dimostrato nei loro confronti”.
“Chiediamo a tutti di accettare con maturità e rispetto la volontà popolare espressa liberamente alle urne in un contesto democratico”, la richiesta finale della Conferenza episcopale. Nelle ultime ore, il presidente in carica Alejandro Giammattei si è congratulato con Arevalo e avviato il cammino per una transizione democratica.

Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America latina commenta al Sir:

«storica vittoria del nuovo presidente Arevalo in Guatemala, che allarga progetto progressista centroamericano a Honduras, e Costa rica, da 75 anni stato senza esercito ne armi.

E’ una svolta storica senza precedenti, contro corruzione e mafie che hanno conquistato lo stato. Ora popolo deve proteggere democrazia, ha sottolineato ex presidente CiCig, ex magistrado Iván Velasquez.

Nery Rodenas, direttore Ufficio diritti umani del Arzobispo de Ciudad de Guatemala, ha ricordato martirio arz. Juan Gerardi, ucciso nel 1998 dopo presentazione rapporto Rehmi.

Proprio x voltare pagina del genocidio che negli anni 80, dittatore Ríos Montt, con «terra bruciata», assasino 200.ooo indigeni maya, oggi vittoria del sociologo Arevalo si unisce a speranze dell, Ecuador dove candidata correista Luisa passa al secondo turno, con Daniel noboa, figlio del berlusconi bananero, contrapponendo la lotta contro poverta e mafie di Luisa a progetto di neoliberismo selvaggio che con lasso ha spinto Ecuador nelle fauci delle mafie transnazionali, e anche ndranghetiste dopo magnicidio candidato presidencial Villavicencio, che vorrebbe colonizzare, colombianizzare ecuador, esportando mercenari e mafie come in Haiti e Paraguay, con assassinato del magistrado Pecci”, conclude Morsolin.

Llamado de la comunidad internacional al CNE por la imposibilidad de muchos migrantes ecuatorianos de ejercer su derecho al voto. Análisis de Cristiano Morsolin.

“Llamado de la comunidad internacional al Consejo Nacional Electoral de Ecuador CNE: es preocupante la denuncia de muchos migrantes ecuatorianos en Caracas, EE.UU., Canadá y Europa: imposibilidad de ejercer su derecho al voto. Ecuador y Guatemala eligen hoy presidente en primera y segunda vuelta, respectivamente. Hay muchas expectativas por las propuestas progresistas” evidencia Cristiano Morsolin, investigador italiano experto en derechos humanos en Latinoamérica donde trabaja desde 2001.

El ex presidente Rafael Correa ha subrayado que “El voto telemático de los migrantes un fracaso total. Se cayó el sistema, perjudicando a decenas de miles de votantes. En el exterior todos saben que barremos. Observadores internacionales: favor tomar nota”.

El exministro Guillaume Long ha evidenciado que “En 1a vuelta de 2021, votaron más de 85000 ecuatorianos en Europa, Asia y Oceanía. Hoy, votaron menos de 24000 de 81000 inscritos. Fallas del sistema impidieron que decenas de miles puedan votar, incluido yo. ¿Qué hará CNE para corregir esta violación a nuestros derechos?”…

Chalecos antibalas, cascos y fuerte resguardo en comicios electorales de la primera vuelta en Ecuador bajo ola de violencia. La votación se desarrolla bajo un estado de excepción decretado tras el asesinato del candidato presidencial Fernando Villavicencio.

En un Ecuador con un Estado Fallido, la correista Luisa González es la favorita.

En una Guatemala corrupta, el progresista Bernardo Arévalo lidera encuestas.

Katiuska King, académica y ex ministra de política económica ha comentado a Morsolin:

Hola Cristiano. Hay que esperar los resultados a las 7.30pm.  Todo es muy incierto aún. Ecuador está fracturado y el asesinato de Villavicencio pateó el tablero electoral. Estas elecciones producto de la muerte cruzada, tendrán sorpresas”, concluyo Katiuska King.

“La respuesta a quien mató a Fernando Villavicencio está en quién mató a Rubén Cherres, una persona afín al círculo de confianza de Guillermo Lasso y vinculado a la mafia albanesa” ha personalmente comentado Andrés Arauz, candidato a la vicepresidencia de Republica, a Morsolin, durante su reciente viaje en Bogotá.

Tras el asesinato de Villavicencio en Ecuador se buscó instalar la matriz de responsabilidad del correísmo en el hecho. Una operación mediática coordinada desde Bogotá donde la extrema derecha latinoamericana quered estabilizar también Ecuador, según los analistas Marco Teruggi y Orlando Pérez. La académica Luciana Cadahia ha subrayado que “Los vínculos entre el narco y la derecha regional son evidentes, obscenos. Asesinan a uno de los suyos en Ecuador para impedir el triunfo de la revolución ciudadana. Guarden el tuit. No olviden la movida del fiscal Barbosa para encochinar a Araúz en las elecciones anteriores”.

Ecuador marcó un récord histórico de 26 asesinatos por cada 100.000 habitantes en 2022 y los analistas estiman que este año podría elevarse a 40. El aumento de la violencia coincidió con el de la actividad de los cárteles de la droga. Según los analistas, Ecuador, que tiene una población de 18 millones de habitantes, está en la mira expansionista de los carteles mexicanos y colombianos por su ubicación estratégica. La Dirección Nacional Antidrogas cree que desde 2018 los cárteles mexicanos han unido fuerzas con grupos armados ecuatorianos como Los Lobos y Los Choneros para expandir su presencia y desplazar a los narcotraficantes colombianos, en alianza también con mafias de Albania y de Italia (‘ndrangheta).

El Santo Padre expresó su tristeza por el asesinato del candidato a la presidencia del país Fernando Villavicencio, condena «la violencia injustificable» que causa sufrimiento y pide que las fuerzas políticas y los ciudadanos de Ecuador se unan «en un esfuerzo común en favor de la paz».

El candidato socialdemócrata Bernardo Arévalo, es favorito para el balotaje presidencial del domingo, hijo del presidente progresista Juan José Arévalo (1945-1951).

Arévalo cerró su campaña el miércoles ante miles de simpatizantes en la plaza central de la capital expresando su compromiso por combatir la corrupción y evocar la «primavera» democrática de 1944, encabezada por su padre. «Llevamos años siendo víctimas, siendo presas de políticos corruptos», señaló el candidato Arevalo.

«No tenga miedo, póngase la mano en la conciencia y atrévase a soñar un país diferente… una Guatemala distinta», recordaba Monseñor Juan José Gerardi, Arzobispo de Ciudad de Guatemala asesinado en 1998 después de la presentación del informe REMHI sobre la violación sistemática de los derechos humanos en Guatemala.

Dina Argueta, congresista progresista de El Salvador, ha comentado a Morsolin:

“Saludos a ud, Cristiano, muchas gracias por la información sobre Ecuador. Hoy, es determinante para el pueblo del Ecuador y de Guatemala. Eternamente agradecida por el cariño y amor a nuestro país y a San Romero. Un abrazo”.

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Ex comandante paramilitare Salvatore Mancuso tornerà in  Colombia come “mediatore della pace”. Rinuncia a essere estradato in Italia. Commento di Morsolin Cristiano sul Sir-Vaticano.

16 Agosto 2023

L’ex comandante paramilitare italo-colombiano Salvatore Mancuso dovrebbe riacquistare la libertà al suo ritorno in Colombia grazie alla sua nomina a “responsabile della pace” da parte del presidente Gustavo Petro, secondo le dichiarazioni del ministro della Giustizia colombiano Néstor Osuna.

Nel pomeriggio del 14 agosto è stato effettivamente reso noto che Petro ha formalizzato la decisione, già annunciata, dopo che l’ex leader paramilitare si era offerto di collaborare con la giustizia colombiana. Il ministro Osuna ha chiarito che, sebbene Mancuso possa essere rilasciato come agente di pace, questo “non lo libera dagli impegni giudiziari. Ha molti processi in corso in Colombia che sono ancora in fase di elaborazione”, tra cui le condanne che non ha scontato nel Paese per i fatti del conflitto armato.

Mancuso è stato capo delle Autodefensas Unidas de Colombia, la “storica” formazione paramilitare colombiana; detenuto negli Usa dal 2007 per reati legati al narcotraffico internazionale, che coinvolgevano anche la ‘ndrangheta calabrese; nel 2020 aveva richiesto al presidente Biden di essere estradato in Italia e non in Colombia. All’epoca ci fu una forte campagna di pressione internazionale, perché Mancuso tornasse invece in Colombia, dove è stato protagonista di una importante e triste stagione di violenza e, di conseguenza, un testimone potenzialmente dirompente.

Cristiano Morsolin , esperto di diritti umani in America Latina, commenta al SIR:

“Alle quatro del pomeriggio qui in Bogotá, Radio Blu, ha annunciato che l’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso, indagato per massacri e violazioni sistematiche dei diritti umani che coinvolgerebbero diecimila vittime, ha diffuso una dichiarazione dagli Usa (dove si trova in carcere dal 2008) dove rinuncerebbe all’estradizione in Italia, che aveva chiesto in virtú del suo passaporto italiano, malgrado il processo Gatway avviato dal procuratore di Catanzaro, Dr. Nicola Gratteri nel 2008 per il narcobusiness con la ndrangheta calabrese. Del caso Mancuso , ne avevo parlato personalmente a Roma, a fine maggio scorso, con il Senatore Andrea Orlando (dem), attuale membro della Commissione Parlamentaria Antimafia, come Ministro della Giustizia nell’agosto 2022 ha partecipato all’insediamento del Presidente progressista Petro a Bogotá, in rappresentanza del governo italiano.

Sostengo la posizione della coraggiosa magistrata Alejandra Valencia  – Magistrada con funciones de Conocimiento de la Sala de Justicia y Paz del Tribunal Superior de Bogotá (co autrice di un recente libro sul Paramilitarismo insieme al gesuita Javier Giraldo, pubblicato da Fondazione Rosa Luxemburg di Berlino), che ho intervistato il 28 agosto 2022, che sostiene che Salvatore Mancuso deve ancora rispondere alle richieste della giurisdizione “Giustizia e Pace” e a misure di privazione della sua libertá anche per un processo in corso per lavaggio di denaro sporco (legato al narcobusiness con ndrangheta calabrese), come pubblicato dall’agenzia SIR, Vaticano”, conclude Morsolin.

FONTE: https://www.agensir.it/quotidiano/2023/8/16/colombia-lex-comandante-paramilitare-salvatore-mancuso-tornera-nel-paese-come-responsabile-della-pace/

Alejandra Valencia (magistrata) su estradizione ex comandante paramilitare italo-colombiano Salvatore Mancuso, “uniamo sforzi a livello internazionale”. Seconda parte di Morsolin su Sir-Vaticano

AGENSIR;  29 agosto 2022

“Uniamo gli sforzi, voi in Italia e noi qui in Colombia, per fare pressione politica internazionale e chiedere l’estradizione di Salvatore Mancuso dagli Usa in Colombia, in seguito alla richiesta di arresto che ho avanzato con decisione nel 2020”. Con queste parole la magistrata colombiana antimafia Alejandra Valencia – Presidente della Sala de Justicia y Paz del Tribunale superiore di Bogota – conferma la richiesta che l’ex capo dei paramilitari colombiani delle Autodefensas unidas de Colombia (Auc), italo-americano, venga estradato non in Italia, come lui ha chiesto, ma nel Paese sudamericano. Racconta la magistrata: “le prime volte dei processi in video conferenza dagli Usa, Mancuso mi minacciava, pensava che fossi ‘flacuccha’, debole, ma poi ha capito la mia fermezza nella lotta antimafia e per la giustizia. Se non attivano le procedure e le decisioni legali e diplomatiche, Salvatore Mancuso potrebbe vivere libero in un altro Paese, come l’Italia. Se non si prendono le misure politiche corrette, tra 10 anni ci troveremo in una situazione molto complessa per il Paese con la presenza del Clan del Golfo (la maggiore formazione paramilitare oggi esistente in Colombia, di fatto l’erede delle Auc, ndr), che torna alla violenza dell’epoca di Pablo Escobar”.

Secondo la magistrata questo gruppo paramilitare è presente in almeno 300 Comuni. Valencia spiega: “l’impunità della strage e delle violazioni dei diritti umani subite dalle vittime di Mancuso è grave, questa responsabilità richiede che Mancuso, in Colombia, sia messo faccia a faccia davanti alla legge di giustizia e pace di 2005, per garantire la non ripetizione davanti alle vittime. Per questo ho chiesto il mandato di cattura ai fini dell’estradizione dagli USA alla Colombia nel 2020, affinché si impegni alla non ripetizione. Mancuso ha tutte le garanzie dello Stato colombiano per rispondere alle vittime dei massacri”.

COMMENTI

Salvatore Mancuso renunciaría a petición de ir a Italia; volverá a Colombia como gestor de paz –

Por: Juanita Tovar Sandino, BLURADIO

Actualizado: agosto 16, 2023 03:53 PM

El exparamilitar Salvatore Mancuso lanzó además serias acusaciones contra la procuradora Margarita Cabello, pues dijo, “la única explicación a sus declaraciones es el miedo suyo y de lo que usted representa a la verdad que estoy aportando y seguiré aportando a la JEP”.

El exjefe paramilitar Salvatore Mancuso habla desde la cárcel donde está recluido en Georgia, Estados Unidos, sobre su regreso a Colombia luego de 16 años de estar preso en ese país.

Según sus abogados, Mancuso estaría llegando a Colombia en 20 días porque fue nombrado gestor de paz y renunciaría a su solicitud de ser enviado a Italia.

Mancuso dijo que quiere decirle al país que honrará su palabra y que no significa que vaya a incumplir con sus compromisos judiciales ni con las víctimas.

Según él, estar en Colombia le permitirá un diálogo directo con las víctimas a las que siempre ha respondido, dice el exjefe paramilitar, quien debe responder por 38.000 crímenes, que siempre les ha cumplido y les seguirá cumpliendo.

El exjefe paramilitar además se lanzó a la ofensiva contra la procuradora general Margarita Cabello y dijo lo siguiente:

“Las referencias de la procuradora con respecto a mi designación contravienen frontalmente el concepto que emitió la Procuraduría la semana pasada dirigido a la JEP en el cual le solicita que me admitan como compareciente y en el que indica que mi información fue veraz y comprobada a través de los documentos que mi equipo de defensa entregó a la JEP. Entonces, señora procuradora, usted está diciendo lo contrario de lo que técnicamente ha dicho la Procuraduría ante la JEP. Luego, señora Procuradora, la única explicación a sus declaraciones es el miedo suyo y de los que usted representa a la verdad que estoy aportando y voy a seguir aportando a la JEP”.

Según sus abogados, Salvatore Mancuso estaría llegando a Colombia en 20 días porque fue nombrado gestor de paz y renunciaría a su solicitud de ser enviado a Italia.

«Yo quería aprovechar la ocasión para decirle algo a la procuradora Margarita Cabello y a aquellas personas a las que este nombramiento como gestor de paz les genera tanto escozor, yo no tengo rabo de paja, he venido participando en audiencias virtuales todos los días de mi vida durante 17 años, honrando mi palabra, contando verdades, reconociendo responsabilidades», dijo Mancuso, quien aseguró que no volvió a delinquir después de su desmovilización en Justicia y Paz.

FUENTE: https://www.bluradio.com/judicial/salvatore-mancuso-renuncio-a-peticion-de-ir-a-italia-volvera-a-colombia-como-gestor-de-paz-rg10

Senador Iván Cepeda (aliado de Libera) dice que si nombramiento de Mancuso contribuye a construir la paz, hay tranquilidad

El senador Iván Cepeda, en entrevista con Noticias Caracol, habló de la designación de Salvatore Mancuso como gestor de paz: «Todo lo que contribuya a la reparación, a la verdad, creo que hay que estimularlo y fortalecerlo».

Por: Noticias Caracol

Actualizado: agosto 15, 2023 10:12 AM

Editado por: Ángela Urrea

En las últimas horas, se reactivó la mesa de negociación entre el Gobierno y la guerrilla del ELN en Caracas, Venezuela. Los temas sobre la mesa son: el cese el fuego y la participación de la sociedad civil. En diálogo con Noticias Caracol, el senador Iván Cepeda respondió algunos interrogantes, como la designación de Salvatore Mancuso como gestor de paz.

 “Nosotros hemos señalado con relación a esa designación que ha hecho el presidente de la República, si eso va a contribuir a que se pueda avanzar en la construcción de la paz, en que las víctimas puedan tener acceso a la verdad y a la reparación, bienvenida esa gestión que se adelanta. Esperamos conocer resultados”, señaló el congresista al respecto.

Agregó que

“todo lo que contribuya a la paz, a la reparación, a la verdad, creo que hay que estimularlo y fortalecerlo y la política del Gobierno del presidente Petro precisamente está enfocada a eso. En medio de un contexto que es muy difícil en muchos territorios, se está avanzando para consolidar la política de paz total, hay tranquilidad”.

¿Qué dijo el ELN sobre el posible atentado que se estaría preparando contra el fiscal Francisco Barbosa en Venezuela?

“No ha estado en la mesa, porque ya está claro el asunto en términos del comportamiento de la mesa y de las delegaciones, aquí ha habido declaraciones muy claras, el ELN ha hecho una declaración pública, cuyos términos ya se conoce, igualmente, el Gobierno nacional. Estamos en manos de una investigación, se adelanta también el mecanismo de verificación. Aquí lo que se continúa es en los trabajos normales, en el desarrollo de la agenda de paz y muy concentrados en lograr los objetivos que nos hemos propuesto”, respondió Iván Cepeda.
¿Hay tranquilidad de que el ELN no vaya a influir en las elecciones regionales del próximo 29 de octubre?

“Hay un compromiso que se está cumpliendo. Nosotros pactamos en la ciudad de La Habana, en el anterior ciclo, un cronograma para ser cumplido en desarrollo del cese al fuego. Ese cronograma incluía varias fechas relevantes: la primera, el 6 de julio, cuando se debían producir órdenes tanto por parte del ELN, como por parte del presidente de la República, para suspender acciones ofensivas, eso se ha cumplido, se ha cumplido con establecer el mecanismo de verificación. El 3 de agosto se cumplió también con poner en vigencia en todo el territorio nacional el cese al fuego. Así que, en cuanto a lo que corresponde al cumplimiento de ese cronograma, que es también el cumplimiento de una parte sustancial del cese al fuego, hay que decir que se vienen haciendo las acciones en los tiempos que se ha previsto”, concluyó el senador Iván Cepeda.

VIDEO ENTREVISTA:

https://noticias.caracoltv.com/colombia/ivan-cepeda-dice-que-si-nombramiento-de-mancuso-contribuye-a-construir-la-paz-hay-tranquilidad-rg10

¿Qué busca Mancuso con irrespetar a la magistrada Alexandra Valencia?

Se ha vuelto frecuente que este exjefe paramilitar acuda a expresiones de agravio contra la jueza del Tribunal de Justicia y Paz de la ciudad de Bogotá. ¿Está orientando sus intervenciones para luego recusarla y evitar que prosperen las decisiones que ha tomado esta jurisdicción transicional en su contra?

MIRA VERDAD ABIERTA.

FOTO: Magistrata Alejandra Valencia e gesuita Javier Giraldo al Cinep, agosto 2022.

Arzobispo Monsalve y p. Javier Giraldo participan en abertura Comité Nacional de Participación en la mesa de diálogos con ELN.

El Arzobispo de Cali, Mons. Monsalve ha declarado el pasado jueves 03 de agosto de 2023, durante la abertura del Comité Nacional de Participación de la mesa de diálogos de paz con ELN ha declarado:

El “Cese el fuego”, que rige ya en el país con el ELN y gobierno, es un paso hacia la consolidación de una sociedad aniquilada por las armas y sustituida por los armados y sus guerras verticales, territoriales y de carteles. ¡Parar la guerra para que renazcan sociedad y estado!

Con la ONU, la Iglesia colombiana monitorea el Cese bilateral y acompaña el renacer de las sociedades en los territorios. Es hora de consolidar la paz y que Estado y Sociedad interactúen en participación y democracia”, concluyó Mons. Monsalve .

“Así que, hermanos, ¿qué esperan? la revolución está al frente, la revolución está al lado de la vida, las armas no son sino instrumento de la muerte, déjenlas, que se oxiden, porque vamos a vivir”: dijo el presidente Petro a miembros del ELN.

La ministra de medioambiente, Susana Muhamad ha criticado el comandante Pablo Beltrán, ELN: “Resaltó participación de los más excluidos para Acuerdo Nacional, lucha contra la corrupción,  devolver carácter social al estado, persecución a líderes sociales. Ausente pronunciamiento sobre Paz con la naturaleza, deuda histórica”.

El facilitador de diálogos de paz en los procesos con la Farc, Henry Acosta Patiño ha recordado que “Me consta, como Facilitador de Paz, que Monseñor Luis Augusto Castro fue un hombre muy comprometido y muy activo en la búsqueda de la paz, con FARC y ELN. La historia y la memoria tienen que reconocerlo siempre! .( Q.E.P.D)”.

Onu Habitat invita Morsolin C. para el foro regional «Ciudades Incluyentes: integrando a la población migrante venezolanas en las ciudades de Latinoamérica».

Bogotá, Agosto 02 de 2023
INO02082023-999
Señor
Cristiano Morsolin
Director
Fundación Escuela Viajera, Bogotá
Bogotá, Colombia
Permítanos agradecerle su valiosa participación en nuestro evento “Foro regional Ciudades
Incluyentes: Integrando a la población refugiada y migrante venezolana en las ciudades
de América Latina y el Caribe”. Que se llevó a cabo en la ciudad de Bogotá los días 27 y 28
de julio del 2023 en el marco del proyecto “Ciudades Incluyentes, Comunidades Solidarias”.
Para nosotros es muy valioso haber podido compartir la presentación de resultados desde el
punto de vista de las innovaciones que ha traído el programa y que se les otorgan a las
ciudades, fruto de la colaboración de las tres agencias del sistema de la Organización de las
Naciones Unidas: ACNUR, OIM, y ONU-Hábitat, con el apoyo de la Unión Europea. Este
programa busca generar herramientas para la toma de decisiones, la construcción de
estrategias inclusivas socioeconómicas, urbanas y de integración y la promoción de acciones
conjuntas contra la discriminación, además de fortalecer las capacidades de los gobiernos
nacionales y locales y generar una comunidad de aprendizaje e intercambio.
Reafirmamos nuestro profundo agradecimiento por su participación en el evento y esperamos
poder contar con su valiosa presencia en futuras discusiones que se lleven a cabo en el marco
del Proyecto Ciudades Incluyentes, Comunidades Solidarias.
Saludos cordiales,

Elkin Velasquez – ONU Habitat

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Ciudades latinoamericanas celebran «respuesta ejemplar» a migración en foro en Bogotá

Este contenido fue publicado el 27 julio 2023

Bogotá, 27 jul (EFE).- Alcaldes de ciudades de seis países latinoamericanos y representantes de organizaciones internacionales reivindicaron este jueves en Bogotá la «respuesta ejemplar» a la ola de migración venezolana a nivel local en la región en el marco de la celebración del Foro Regional Ciudades Incluyentes.

A corte de junio de 2023, la Plataforma R4V reporta la presencia de aproximadamente 7,3 millones de personas provenientes de Venezuela que se encuentran en situación de movilidad humana en el mundo, de las cuales alrededor de 6,1 millones están en América Latina y el Caribe.

En este contexto de ola migratoria, en 2019 nación «Ciudades incluyentes, Comunidades Solidarias», una iniciativa de ACNUR, la Organización Internacional de Migraciones (OIM) y ONU-Habitat liderada por la Unión Europea que busca reducir las vulnerabilidades de los refugiados y migrantes e incrementar la resiliencia de las comunidades de acogida en seis países de América Latina y el Caribe: Colombia, Ecuador, Panamá, Perú, República Dominicana & Trinidad y Tobago.

«Lo que han logrado las ciudades de América Latina en la crisis migratoria es una respuesta ejemplar a un desafío que al inicio fue muy difícil superar porque fue una ola migratoria como sus ciudades nunca habían vivido», destacó este jueves el embajador de la UE en Colombia, Gilles Bertrand.

En este sentido, defendió que las políticas para abordar los fenómenos migratorios siempre «tienen que trabajar con las comunidades de acogida y con los migrantes» para que «no se estén mirando el uno al otro buscando razones para quejarse de la presencia del otro, de lo que uno obtiene o no, sino que puedan mirar hacia el futuro juntos».

«Una de las lecciones que hemos aprendido de esta gran crisis» es que «entre más larga la perspectiva de vida que se le puede dar a un migrante, más contribuye al país, y entonces el migrante deja de ser un gasto o una carga porque es una persona que empieza a contribuir pagando impuestos, creando empleos», entre otros, precisó el embajador UE.

CIUDADES INCLUYENTES

Bogotá fue el escenario del encuentro de alcaldes que han implementado en sus ciudades el «urbanismo táctico», mientras que el programa también les ha proporcionado capacidades para generar herramientas en sus gobiernos locales, así como para fortalecer las capacidades para los miembros de la comunidad.

«Ciudades Incluyentes» ha logrado impactar positivamente la calidad de vida de más de 100.000 familias pertenecientes a la población migrante, refugiada y de comunidad de acogida, combatiendo la xenofobia y generando sostenibilidad, empatía, arraigo y permanencia ne 10 ciudades latinoamericanas.

La salida masiva de ciudadanos venezolanos generó «un cambio en las dinámicas migratorias de la región (…) pero quienes primero lo advirtieron fueron los gobiernos locales, los alcaldes», indicó Diego Beltrand, enviado especial del director general de la OIM para la respuesta regional a la situación de Venezuela.

Algunas de las innovaciones de este programa son un Marcador de Inclusión Urbana, implementado en las ciudades que hacen parte para medir el nivel de inclusión en los cascos urbanos, ya que «las ciudades tienen que ser incluyentes antes con sus pobladores para poder ser incluyentes par alos migrantes».

También se han adelantado análisis sobre las barreras territoriales y socioeconómicas par la integración, y se han diseñado políticas locales para superarlas. EFE